Dopo la vittoria nel Derby d'Italia, Beppe Marotta è intervenuto ai microfoni di DAZN toccando diversi temi importanti. "Quello che conta è rappresentare una società che è tornata a essere importante come ai tempi del Triplete - ha spiegato l'ad dell'Inter -. Siamo cercati e ricercati da tanti giocatori". "Zielinski? Ho comunicato a De Laurentiis che stiamo sondando il terreno nel rispetto delle norme, poi se tutto andrà in porto lo tessereremo e lo annunceremo - ha aggiunto -. E' una di quelle occasioni che una società deve cercare di cogliere". "Un sogno di mercato? Bellingham è un giocatore che mi fa divertire, ma è meglio non fare nomi... - ha proseguito -. Cosa farò dopo l'Inter? Mi piacerebbe occuparmi a livello politico di sport".
"I parametri zero nascono dall'area tecnica che monitorano i giocatori svincolati e poi si cerca di contattarli o negoziare - ha proseguito Marotta -. Quando si rappresenta l'Inter è più facile negoziare. Oggi è molto più semplice. L'Inter è sempre l'Inter. Milano inoltre rappresenta anche un'attrazione per le compagne dei calciatori".
Poi qualche battuta sui rinnovi: "Non abbiamo ansie. Non abbiamo giocatori in scadenza. Vogliamo consolidare il rapporto con quei giocatori che manifestano attaccamento alla maglia come Lautaro, Barella e con calma analizzeremo posizione per posizione. Ma non c'è fretta. Abbiamo buone garanzie dal punto di vista contrattuale. Poi abbiamo a che fare con dei professionisti che considerano molto forte il brand Inter". "La cosa più importane è la cultura della vittoria trattando ogni particolare come se fosse essenziale e da risolvere immediatamente. Abbiamo una mentalità vincente consacrata nella finale di Champions dello scorso anno - ha aggiunto -. I giocatori si sono allenati mentalmente per vincere. Abbiamo perso, ma abbiamo capito di essere all'altezza".
Quanto a Thuram e Pavard, Marotta poi ha le idee chiare. "Thuram ha sempre dimostrato di essere un talento, poi ha avuto un brutto infortunio - ha spiegato -. Ausilio non l'ha mollato e siamo riusciti a portarlo all'Inter a parametro zero, centrando una grande operazione. E' un grande talento, un figlio d'arte con un padre con un grande spessore". "Pavard non è arrivato a parametro zero, ma è un campione del mondo. E' un giocatore molto importante - ha aggiunto -. E' un ottimo calciatore, completo sia nella fase di interdizione, sia di costruzione". "Ausilio sta dimostrando di essere un bravo direttore sportivo e siamo riusciti a puntellare l'organico - ha continuato -. Serve una rosa competitiva e in panchina ci sono giocatori di spessore che Inzaghi valorizza molto bene".
Impossibile poi non toccare gli argomenti Conte e Inzaghi. "Antonio è una risorsa del calcio italiano che farebbe comodo a tante squadre. La speranza è che possa lavorare in Italia - ha dichiarato Marotta -. Ma devo parlare anche di Simone". "Il divario d'età di Inzaghi con Allegri è Conte dice che è un tecnico in grandissima crescita - ha continuato -. E' bravo dal punto di vista umano e professionale, ottimo nella didattica di gioco. I risultati raggiunti da questa Inter sono sicuramente merito suo". "Il nuovo ciclo è iniziato con Spalletti, poi è arrivato Conte che ha avuto il merito di dare una grande mentalità vincete al gruppo e sviluppare un certo tipo di gioco - ha aggiunto -. Poi è arrivato Inzaghi che è riuscito ad applicare i concetti di un calcio divertente instaurando con i giocatori anche un rapporto ottimo".
"Oggi nello spogliatoio si respira un'aria molto positiva. C'è una mentalità importante. Al momento non abbiamo vinto nulla, quindi piedi per terra - ha spiegato l'ad nerazzurro commentando la classifica del campioanto -. Abbiamo un ruolino di marcia importante. I dati sono significativi. Non ricordo una squadra con +41 di differenza reti". Le insidie più grosse potremo trovarle sui campi di provincia a partire dalla Salernitana - ha continuato -. Dobbiamo giocare con la stessa determinazione mostrata contro la Juve. Siamo primi con merito, ma il traguardo è ancora lontano".
Poi un piccolo passo indietro e qualche spiegazione sull'addio alla Juve. "Nel momento in cui la proprietà intende utilizzare una strategia diversa è il manager che deve fare un passo indietro e io l'ho fato col sorriso sulle labbra. Ho dato quanto ho ricevuto alla Juve. Era giusto rispettare la volontà della proprietà che voleva ringiovanire il management - ha raccontato -. Quella di CR7 era un'operazione che non mi trovava in parte d'accordo. Il giocatore non si discute, ovviamente". "Dal punto di vista finanziario-economico però era un'operazione impegnativa. Ma non è stato quello l'elemento che ha portato alla rottura - ha proseguito -. E' stato più un cambio di programma del club che ha determinato la fine di un ciclo".
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