L'OPINIONE

Antonio Conte e il "pallone" che non c’è più

Un altro sfogo e un altro divorzio per il tecnico

  • A
  • A
  • A

Riassumiamo: l’Inter di Conte si è piazzata seconda in campionato e ha sfiorato la vittoria in Europa League. Traguardi considerevoli per un allenatore alla sua prima stagione in nerazzurro. Aggiungiamo che la dirigenza cinese paga Conte un più che lauto stipendio (12 milioni annui si dice). Dov’è il problema? Vista con la legge dei numeri di classifica e di conto corrente non dovrebbe esserci nessun motivo di rottura. Invece si arriverà ad un divorzio, più o meno consensuale. Non una novità per Conte. Che ha lasciato in modo traumatico prima la Juventus e poi il Chelsea e anche l’addio alla Nazionale non è stato sereno.

La domanda, più che agli esperti di calcio bisognerebbe girarla agli psicologi. Perché nessun top club va bene per Conte? L’impressione è che il mister leccese viva un (mondo del) calcio che non esiste più. La sua carriera come giocatore inizia nel 1985 a Lecce e si conclude nel 2004 alla Juventus (dopo ben tredici campionati in bianconero). Quella da allenatore comincia a Siena nel 2005 con il salto di qualità dal 2011 quando va ad allenare la Juve (fino al 2014). Ma il mondo del pallone nell’ultimo decennio cambia rapidamente. Anche in Italia subentrano proprietà straniere. Nel 2016 Moratti vende a un magnate indonesiano, l’anno dopo Berlusconi cede ad un gruppo cinese. A Roma, Bologna e Firenze i padroni sono americani. La concorrenza nei top club stranieri parla anche russo e arabo. E’ un calcio diverso dove non conta solo il campo e vincere ma bisogna farlo dando spazio alle esigenze del marketing, rispettando i fair play finanziari. Un mondo del pallone dove non basta allenare bene ma bisogna confrontarsi con mondi e realtà lontane. I nuovi padroni sono spesso digiuni di pallone. I presidenti stranieri non sono veri tifosi, qualcuno lo è diventato, ma il loro modo di seguire la squadra è saltuario e distratto. Sono businessman non appassionati. Seguono strategie finanziarie non la passione sportiva. E forse anche per questo Conte fatica a trovare interlocutori. Per lui esiste il campo e la vittoria ma il mondo del calcio, e non solo, si è fatto difficile e lo sarà ancor più nell’era post Covid. Un episodio fa riflettere. Dopo la finale di Europa League persa con il Siviglia il giovane presidente dell’Inter Steven Zhang (27 anni) si è presentato in conferenza stampa e prima di parlare della partita ha espresso il suo ringraziamento ai medici e infermieri che hanno sfidato il covid. Ricordando implicitamente che il calcio ha un valore relativo rispetto alla tragedia della pandemia. Del resto è stato già un mezzo miracolo riuscire a finire il campionato e disputare le coppe. Conte ha parlato “solo” della partita e del suo amletico futuro.

Ecco se ci fosse una macchina del tempo e Conte potesse riavere Moratti come presidente forse si intenderebbe. Forse lo convincerebbe che per il suo calcio Barella è meglio di Messi. Potrebbe ottenere quella carta bianca che ebbe Mourinho e che da Nanchino non avrà. Se Conte lascerà l’Inter dovrà ripartire alla ricerca di una nuova panchina ma prima della società e meglio che si scelga un luogo dove conta solo il risultato del campo. Se esiste ancora.

Leggi Anche

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 comments