L'AUDIZIONE

Ibra alla Procura federale sul caso Lukaku: "Il razzismo non c'entra"

A casa Milan, in videoconferenza con il procuratore federale Chiné, l'attaccante rossonero ha ribadito la sua versione dei fatti

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Una lite da campo, come se ne vedono migliaia ogni giorno in giro per il mondo, è diventata un caso senza fine. Nell'ambito delle indagini della Procura della FIGC, è stato ascoltato Zlatan Ibrahimovic ma non ancora Romelu Lukaku, impegnato nell'anticipo di campionato con la Fiorentina. L'attaccante rossonero, da Casa Milan, accompagnato dal suo legale e da quello del club, è stato ascoltato dal procuratore Giuseppe Chiné, collegato in videoconferenza, e ha confermato che non c'era nessun elemento razzista nel suo scambio verbale con Lukaku. 

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La famosa frase: "Chiama tua madre, vai a fare i tuoi vodoo di m... da un'altra parte", insomma, non avrebbe nessun intento discriminatorio legato al colore della pelle e alle origini del giocatore belga-congolese. Gli avvocati di Ibra hanno portato come prova anche i ritagli dei giornali inglesi che raccontano un episodio, datato 2017, rivelato dal proprietario dell'Everton, secondo il quale Lukaku non aveva firmato per loro, preferendo il Chelsea, seguendo il consiglio del responso dettato alla madre da un rito vodoo, episodio che Ibra conosceva bene avendo giocato con l'attuale attaccante interista nel Manchester United.

Nessun razzismo, dunque, nessuna discriminazione, secondo la versione del Milan, nemmeno in riferimento all'altra espressione incriminata ("little donkey"), che nell'accezione inglese riferita al calcio indica un giocatore poco dotato tecnicamente e non è un'offesa che possa in qualche modo riguardare una forma discriminatoria legata al colore della pelle o alla provenienza geografica.

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