Anche Prandelli ripercorre i tragici momenti della finale di Coppa Campioni del 1985: "Aiutavamo i tifosi che fuggivano terrorizzati"
© Getty Images
Il 29 maggio saranno passati 40 anni dalla tragedia dell'Heysel, quando 39 persone rimasero uccise nella ressa venutasi a creare in seguito alle cariche degli hooligan del Liverpool nei confronti dei tifosi della Juventus in occasione della finale di Coppa dei Campioni del 1985.
A ricordare quei drammatici momenti sono due dei protagonisti della partita: Zbigniew Boniek, partito titolare, e Cesare Prandelli, entrato nei minuti finali. "All'epoca vivevamo in un altro mondo, senza internet, senza social media, perché altrimenti quella partita non si sarebbe mai giocata, perché di fronte a tutto quello che è successo era assurdo giocarla - le parole del polacco a LaPresse -. Hanno deciso di giocarla per calmare la gente, per portare i soldati, per garantire la sicurezza a tutti e ci hanno costretti a giocare. Che fosse successo qualcosa di molto grave l'abbiamo capito perché lo spogliatoio era uno dei posti dove si portavano via i feriti, c'era molta confusione. Sono morti perché è crollata la struttura, perché la gente indietreggiava perché era impaurita, secondo me ci sono delle responsabilità gravissime".
L'ex ct della Nazionale ha confermato come l'intenzione della società e dei giocatori fosse di non giocare la sfida: "Noi siamo arrivati allo stadio, ci siamo preparati, e durante una sorta di preriscaldamento, il presidente è arrivato nel nostro spogliatoio dicendo 'la partita non verrà giocata perché c'è un morto'. Boniperti ha insistito, ha detto 'la mia squadra coi morti non gioca'. Aspettavamo soltanto la conferma del delegato Uefa. Avevamo capito che stava succedendo qualcosa perché abbiamo aperto una porta che dava sul campo e c'erano molti tifosi, li abbiamo fatti uscire. Erano in preda al panico e non riuscivamo a capire perché. Dicevano 'ci hanno attaccato, è caduta una rete, ci sono dei feriti, vogliamo scappare'. E ne abbiamo fatti scappare tramite lo spogliatoio tantissimi. Erano terrorizzati. Purtroppo noi aspettiamo le tragedie per cambiare e ovviamente il mondo della sicurezza degli stadi è cambiato. Assolutamente, non c'è paragone: c'è il prima e dopo l'Heysel".