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Sono passati oltre quarant'anni, ma a Giancarlo De Sisti non sembra essere andato giù quello scudetto perso all'ultima giornata dalla Fiorentina nel 1982 a favore della Juventus. In un'intervista a La Gazzetta dello Sport, l'ex tecnico viola ha ripercorso quei momenti: "Da magnasse le mani, lo considero un furto. Ho allenato poco, nel 1984 ho rischiato di morire per un sub-ascesso dentale, subii un intervento al cervello. Tornai, ma non era più come prima. Quel problema mi aveva penalizzato, ma pensavo: sono vivo. Cosa contava vincere o perdere una partita? - ha raccontato De Sisti parlando anche dell'esonero all'Ascoli e del rapporto con Luciano Moggi -. Moggi era consulente e amico di Costantino Rozzi, il presidente dell’Ascoli (nel ‘91-’92 Moggi era direttore generale del Torino, ndr). Quell’anno successero cose strane. Alla vigilia di una partita con la Juventus, Rozzi disse a un giornalista che non aveva mai incontrato un uomo serio e capace come me. Perdemmo, i tifosi presero a calci la sua macchina, Rozzi mi accusò con dichiarazioni assurde, la Digos mi impose la scorta. Andammo avanti un po’, la situazione era insostenibile, alla fine arrivò l’esonero. Quando mi ritrovò mi disse: “Io dico sempre quello che penso”. E io replicai: 'Presidente, ma lei non pensa mai a quello che dice'".