L'ANALISI

Il Milan si riscopre grande anche in Europa con le mille armi di Pioli

Con la goleada di Zagabria i rossoneri sembrano tornati quelli degli anni d'oro in Champions League

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Certo, sarà un po' troppo presto, per questo Milan, specchiarsi nelle antenate guidate da Sacchi, Capello e Ancelotti. Non c'è dubbio, però, che i rossoneri degli ultimi due anni abbiano dimostrato che in Europa ci possono stare. Solo sul piano del gioco, fino a un anno fa, con il conforto dei risultati nella stagione attuale. A costo di ripetersi, non si può non sottolineare quanti meriti abbia Pioli nell'evoluzione rossonera. 

Può esistere, anche in Italia, una squadra capace di prescindere dagli interpreti, di potere evitare di lamentarsi delle assenze perché i sostituti conoscono perfettamente uno spartito fluido ma con precisi principi nelle due fasi. Pioli è riuscito a portare a termine una vera e propria impresa. Il Milan attuale sa sempre cosa fare, costruisce calcio ed è in grado di difendersi concedendo poco. Finalmente è arrivato anche un clean sheet, tra l'altro su un campo non semplicissimo. I motivi per sorridere questa volta arrivano da Gabbia, l'ennesimo tassello che non fa rimpiangere il titolare.

Segna il gol del vantaggio ma, soprattutto, dimostra di non sfigurare al centro di una difesa che si sta giocando il passaggio del turno in Champions League. Il resto lo fa la solita coppia centrale di metà campo, con la lucida regia di Bennacer e la capacità di sdoppiarsi di Tonali. Può impostare, può fare l'incursore, può spezzare le iniziative avversarie. Poi c'è Leao. Immenso quando gli viene data la possibilità di sbizzarrirsi sulla sinistra. E c'è Giroud, il perfetto perno centrale di una squadra che vive sugli inserimenti di chi arriva da dietro, che sa anche essere presente in mezzo all'area quando c'è bisogno di un finalizzatore (anche se nell'occasione deve fare i conti con il portiere avversario Livakovic).

Ci sono anche le note negative. Rebic, schierato come trequartista destro del 4-2-3-1, non ha brillato. Non gli mancano certo le attenuanti, visto che è stato costretto a ricoprire un ruolo non suo e a dover rincorrere l'esterno sinistro avversario (senza farlo spesso, in verità). La vera delusione, e non è una novità, è ancora De Ketelaere. Il belga non riesce a incidere e non ha nemmeno l'alibi di dover ricoprire una posizione a lui poco congeniale. Il problema non è tattico ma sembra da interpretare più in chiave psicologica. CDK non si prende grosse responsabilità, si limita al compitino e lo svolge anche male. Buon per Pioli che può permettersi anche un giocatore che sembra fuori dal progetto tecnico. Il Milan può aspettarlo con calma. Questo collettivo può ancora fare a meno dell'acquisto clou dell'estate. Al momento si può guardare al futuro con ottimismo. Vero, manca ancora un punto prima di cantare vittoria, ma questo Milan in Europa ha davvero dimostrato di poterci stare. E anche bene. 

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