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ATALANTA

Dea ridimensionata? Dal trionfo in Europa League all'addio prematuro alla Champions

Il Bruges ha dimostrato che la squadra di Gasperini soffre particolarmente le squadre che non danno riferimenti

di Andrea Cocchi
19 Feb 2025 - 11:00
 © Getty Images

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E' la nuova Champions, bellezza. Un luogo dove può capitare che la nona nella classifica generale della prima fase si ritrovi a essere eliminata dalla ventiquattresima. L'Atalanta non è entrata per un pelo direttamente agli ottavi ed è uscita ai playoff contro una squadra che, alla vigilia, sembrava ampiamente alla sua portata. Anzi, decisamente inferiore. Invece il Bruges ha tirato fuori delle carte impreviste che, al netto di situazioni clamorose (vedi rigore regalato ai belgi nel finale dell'andata), ha dimostrato come la Dea faccia fatica contro squadre che sparigliano le carte.

Questa edizione di Champions sembrava quella giusta per consolidare la dimensione europea dei bergamaschi, dopo la straordinaria vittoria dell'Europa League contro una delle formazioni più concrete d'Europa come il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso. Invece è arrivato uno stop tanto inatteso, quanto ricco di spunti. Certo, Gasp ha potuto contare su Lookman soltanto nel secondo tempo del ritorno, Scamacca è sempre ai box e questa volta non c'era nemmeno Hien. Le assenze però non possono essere un alibi troppo convincente per una squadra che ha assimilato un modo di giocare in anni e anni di pratica, e ha saputo creare o rivitalizzare elementi che da altre parti nemmeno venivano presi in considerazione.

La realtà è che la Dea, quando gira al massimo, è in grado di mettere in difficoltà chiunque. Il problema, però, nasce quando i ritmi del pressing individuale e delle giocate offensive, con la ricerca delle combinazioni tra i quadrilateri formati sugli esterni, trovano dei granelli di sabbia che inceppano certi meccanismi. La risalita del campo del Bruges nella partita di andata, soprattutto con i movimenti in percussione verso l'interno del laterale destro Seys, ha creato imbarazzi nella disposizione atalantina, con l'esterno corrispondente che non sapeva se seguire a uomo l'avversario o non sguarnire la fascia.

Lo stesso al ritorno. I quattro davanti (Talbi, Vanaken, Tzolis e Jutglà) non hanno mai dato punti di riferimento e i loro continui movimenti, incontro o a tagliare dall'esterno verso l'interno e viceversa, a cui si sono aggiunte le percussioni di Jashari, hanno mandato in tilt il meccanismo di difesa individuale dei bergamaschi e la velocità di esecuzione dei belgi ha impedito alla squadra di Gasp di provvedere alle sofisticate marcature a scalare che sono solitamente un loro punto di forza.

Non è un caso che la squadra più imprevedibile, dal punto di vista di movimenti, rotazioni, spazi liberati e occupati, e cioè l'Inter, riesca spesso a fare partite di alto livello contro l'Atalanta

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