CHAMPIONS LEAGUE

Champions, una reazione da squadra: ma il primo a credere nella Juve deve essere Allegri

Il ko contro il Psg può dare indicazioni importanti al tecnico bianconero

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© Getty Images

Chi al secondo gol di Mbappé, arrivato dopo 22 minuti di sofferenza, sostiene di non aver temuto l'imbarcata mente oppure significa che ieri sera stava facendo altro. Di certo non stava guardando Psg-Juve. Ma proprio quel timore, visto poi il resto del match del Parco dei Principi, spiega perché da Parigi - al di là del risultato - sono arrivate discrete notizie per i tifosi bianconeri e per lo stesso Allegri. Il Psg è un insieme di talenti cristallini, Mbappé è oggi il miglior giocatore al mondo, Neymar indispone per l'atteggiamento ma non si può certo discutere, il "vecchio" Messi quando si accende - a intermittenza - continua a insegnare calcio. Ma non è squadra, nel complesso. Sono splendidi, immensi solisti che recitano a soggetto. La Juve, che ha invece molti dei suoi grandi solisti parcheggiati in infermeria (Di Maria, Pogba, Chiesa) ha proprio saputo reagire da squadra. E questa, nonostante le chiare ma anche comprensibili difficoltà difensive, è la migliore indicazione arrivata a mister Allegri.

Che poi sia giusto o meno parlare di rammarico o di opportunità sprecata è discutibile. Anche quando si è spento, in un secondo tempo giocato sotto ritmo, il Psg ha in fondo avuto almeno altre tre palle gol nitide. Ma ha anche rischiato, e non poco. Ha rischiato perché al di là dell'uscita sbagliata di Donnarumma che ha concesso a McKennie l'incornata vincente la Juve è stata brava a sfruttare gli spazi concessi da un avversario costantemente sbilanciato. Anzi, finché Milik è stato in campo al fianco di Vlahovic, la difesa parigina ha passato momenti di affanno. La decisione di Allegri, legittima ma discutibile, ha tolto peso all'attacco bianconero, il tentativo di arrembaggio finale con la richiesta di aprire il gioco a sinistra per i cross di Kostic vanificata da un'area di rigore avversaria a quel punto svuotata di una torre che sarebbe stata invece molto utile. Ma tant'è. Tuttavia se è vero che la Juve non può certo mai consolarsi per una sconfitta di misura, dal Parco dei Principi non ne è certo uscita con le ossa rotta, come molti temevano. Compreso il suo allenatore, che col senno di poi ha  dimostrato di essere stato il primo a non crederci con le discutibili dichiarazioni della vigilia. Ecco, forse, il vero rammarico oggi può essere questo.

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