L'OPINIONE

Il nostro calcio cerchi di imparare qualcosa dalla Germania

La Bundesliga è ripartita con il piede giusto: regole chiare e intenti comuni

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La fase-3 del calcio parte in Germania con lo spirito giusto e si coccola un prologo con i fiocchi nobilitato (sembrava tutto già scritto) dal gol di Haaland, apripista della nuova era. Il percorso della Bundesliga, ultimo campionato a girone unico a nascere in Europa (alle ore 17 del 24 agosto 1963, prima si giocavano tornei regionali con una fase finale che attribuiva il titolo) ma primo a ripartire dopo la ‘coronacrisi’, ha solo in apparenza la faccia del paradosso. In realtà la Germania, nazione eterogenea dove si incrociano popoli diversi e grandi autonomie locali, tra Laender e Città stato, e dove l’integrazione Est-Ovest non è ancora stata completata, sui grandi temi sa trovare un’unità di intenti che noi possiamo solo sognare.

Vedi anche Bundesliga, Paderborn e Schalke nella storia: la prima volta della quarta sostituzione Calcio estero Bundesliga, Paderborn e Schalke nella storia: la prima volta della quarta sostituzione Ed è questa ‘disciplina di squadra’ che poi prevale sugli egoismi personali, sulle differenze politiche e sugli inevitabili mal di pancia che possono procurare i compromessi. Sul calcio tutti d’accordo, da subito, con le idee chiare legate ad un piano operativo che tutela anzitutto il gruppo di lavoro di fronte ad una eventuale positività: in quarantena ci va soltanto il tesserato infetto, gli altri continuano a lavorare. Le cinquanta pagine del protocollo sanitario prodotto dal governo del calcio tedesco, accompagnate dall’allegato di otto facciate riservato alle società, hanno convinto Angela Merkel anche perché dietro a questi documenti c’era l’esercito dei ‘ tutti d’accordo’, cioè i club e le autorità politiche locali. Quando era partita, 57 anni fa, tra tanto scetticismo (perché il regionalismo era lo spirito prevalente in Germania, anche nel mondo dello sport), la Bundesliga aveva subito messo le cose in chiaro, scegliendo regole (come il tetto salariale per i club), che entravano solo formalmente in quel momento nel professionismo) da rispettare fino in fondo con dure punizioni per i trasgressori.

E questo ha fatto squadra, come pure inietta cemento nel gruppo la spartizione ‘democratica’ dei diritti tv, nel rispetto anche dei club più piccoli. Insieme si va più forte, dicono tedeschi. A noi può anche non piacere che la Germania, in vari settori, sia la locomotiva d’Europa, però, almeno nel calcio, cerchiamo di imparare qualcosa.

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