Andrea Azzalin, preparatore del Leicester, ci racconta come affronteranno le "vacanze di lavoro" le squadre inglesi
La Serie A è andata in vacanza, ripartirà il 7 gennaio. Ma è in buona compagnia: tra i primi cinque campionati europei, l'unico che non si ferma e - anzi - dovrà affrontare un vero e proprio tour de force è la Premier League. Non una novità: il campionato inglese durante le feste ha in programma ben tre turni di campionato. Quindici i giorni di stop in Italia, 17 in Spagna, un mese secco in Germania, oltre 20 giorni in Francia. Meglio riposare per arrivare rigenerati a gennaio magari da una richiamo di preparazione atletica o più positivo non fermarsi mai? Chi arriverà più in forma a febbraio-marzo in vista della Champions?
Lo abbiamo chiesto a chi, l'anno scorso, ha contribuito a dare linfa al miracolo Leicester. Si tratta di Andrea Azzalin, 31 anni, il preparatore atletico delle Foxes. Tanti si chiedevano come facesse a far correre così Vardy e Mahrez, lui ci risponde che il segreto sta... nella testa. E che un po' di vacanza, ai giocatori, non può far altro che bene.
Calendario pieno nei prossimi giorni, e di festa ne farete poca.
"In effetti con il Leicester saremo in campo il 26, il 31 e il 2 gennaio. E poi ancora il 7 e il 14. Non il massimo, in effetti".
La Premier è l'unico tra i top-campionati che non si ferma, è un problema per i giocatori o un vantaggio?
"Io in linea di massima sono a favore di una sosta. Prendiamo in considerazione un giocatore internazionale come può essere Vardy, che gioca anche in Nazionale. Se una squadra dovesse andare avanti in tutte le competizioni, tra campionato, coppe e impegni internazionali rischia di arrivare a fine stagione con 70 partite nelle gambe".
Quali sono i rischi?
"Il concetto è ampio e studiato a livello scientifico. Se non c'è adeguato recupero tra un impegno e l'altro, il rischio di infortuni è maggiore. Pensate che noi scenderemo in campo il 31 alle 16 e il 2 alle 13.30. Tra un fischio d'inizio e l'altro passeranno meno di 48 ore. È una tradizione quella del calcio inglese di giocare durante le festività, però non facilita certo le cose".
Utilizzerete degli accorgimenti particolari in questo periodo?
"Noi siamo sempre alla ricerca di strategie e tecniche per migliorare il recupero dei giocatori. Per esempio, abbiamo installato direttamente nel nostro stadio (mentre ovviamente già l'abbiamo nel nostro centro allenamenti) gli impianti per la crioterapia, in modo che dopo il match dell'ultimo dell'anno i calciatori potranno sfruttare questa tecnologia che permette di ridurre i processi infiammatori. E poi il turnover aiuta".
Niente vacanze, insomma. Natale in campo?
"Il 25 mattina alle 9.30 saremo in campo per l'allenamento. Ma anche Capodanno: giocando il 31, l'1 avremo recupero attivo e viaggio".
Come gestirete quindi i tempi liberi dei giocatori, che magari vorranno celebrare le festività?
"Ovviamente nella nostra rosa ci sono tante nazionalità e quindi ognuno ha le proprie tradizioni. Non faranno i cenoni, magari. Ma probabilmente qualche dolce in più scapperà".
Perché qualche giorno di riposo potrebbe far bene a squadre e giocatori?
"Dare una pausa significa garantire ai calciatori uno stacco a livello psicologico. E, badate bene, è una cosa fondamentale. Qui in Inghilterra abbiamo accolto - all'inizio con un po' di sorpresa - il metodo di dare un giorno di riposo ai giocatori in mezzo alla settimana. È tutto importante: si recuperano energie fisiche ma anche mentali. E queste ultime sono fondamentali, come si è visto nella nostra stagione passata".
Ma durante la sosta quindi le squadre che 'riposano' avranno dei vantaggi dal punto di vista della preparazione atletica?
"In una settimana non si hanno miglioramenti per quanto riguarda la forma fisica. Per avere dei miglioramenti sensibili servono almeno 3-4 settimane".
Chi arriverà più in forma per la Champions, ad esempio, quindi?
"Beh, basta guardare i risultati delle inglesi nelle coppe negli ultimi anni per accorgersi che forse bisognerebbe ritoccare il calendario. Però non esiste una programmazione che permetta di avere quei cosiddetti picchi di forma. Il calcio non è come l'atletica o il nuoto, dove ci si prepara per un evento specifico. Qui bisogna essere in forma tutto l'anno. Poi certo, si possono diversificare i volumi di lavoro e l'intensità a seconda delle necessità".
Allora è una leggenda metropolitana quella che le squadre inglesi corrono di più delle altre?
"È il calcio che è differente, non la preparazione in sè. In Italia si lavora bene come lavoriamo bene qui. Semplicemente il calcio inglese è più istintivo. Poi va detto che in Inghilterra si prediligono giocatori con una certa struttura fisica e con determinate caratteristiche. È più facile vedere giocatori sopra l'180 qui e molti meno giocatori più bassi e meno strutturati".
Un'ultima curiosità: la birra di Diego Costa. Giusto permettergliela?
"Correttissimo il ragionamento di Conte. Appena dopo l'attività sportiva è una bevanda che innanzitutto contiene una serie di qualità ottime per il reintegro. E poi dà una piccola gratificazione al giocatore dopo lo sforzo".