L'INTERVISTA

Coach Vittorino Mauri e il coronavirus in Senegal: "Qui pugno duro, ma tanta solidarietà"

L'allenatore del Mbour PC in esclusiva a SportMediaset: "La situazione non è bella. Noi trattati come in famiglia"

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La pandemia di Covid-19 sta mettendo in ginocchio il mondo e lo sport, a ogni latitudine, si sta lentamente fermando per dare modo e spazio ai medici di intervenire. Dopo la Cina e l'Italia, il coronavirus si sta espandendo in tutto il mondo e ora la preoccupazione ha raggiunto anche l'Africa con più di 1600 contagiati. Costa d'Avorio, Sudan e Senegal sono stati gli ultimi stati a dichiarare l'emergenza sanitaria nazionale, adottando misure di sicurezza straordinarie. E proprio in Senegal SportMediaset.it ha contattato in esclusiva Vittorino Mauri, ex selezionatore dell'Italia U17 e ora allenatore del Mbour PC: "Qui hanno capito che è una tragedia, una cosa seria. E per fare rispettare il coprifuoco hanno utilizzato l'esercito e le maniere forti da subito. La gente così ha capito di dover stare in casa. Forse anche in Italia sarebbe servito il pugno duro".

Il numero di persone contagiate in Senegal è raddoppiato nel giro di pochi giorni pur restando ancora sotto il centinaio, ma la situazione sta peggiorando rapidamente. "Noi siamo abbastanza tranquilli - ha raccontato coach Mauri -, siamo rinchiusi nell'hotel-villaggio del nostro patron, che in realtà è chiuso al pubblico. Il Presidente della Repubblica Macky Sall ha annunciato le restrizioni e il coprifuoco perché la situazione è preoccupante. La situazione non è bella, ma non mi lamento. Ne ho viste tante nella mia vita".

Il Governo senegalese è preoccupatissimo a causa dello stato in cui si trova la sanità pubblica e anche per questo fin da subito sono state usate le maniere forti per convincere la gente a rispettare l'isolamento: "Dopo il messaggio del presidente, la gente non aveva capito la gravità della situazione. Per questo hanno usato le maniere forti, girano video di persone picchiate dall'esercito e dalla polizia perché trovate in giro nell'orario in cui non avrebbero dovuto. Dal secondo giorno le strade erano deserte. Mi permetto di dire che forse anche in Italia avrebbero dovuto usare il pugno duro da subito - ha commentato Mauri -, magari non arrivando ad alzare le mani, ma usando metodi convincenti per far rispettare il coprifuoco".

Nonostante la paura e la normale preoccupazione però, come ci racconta coach Mauri da Mbour, in Senegal restano sorriso e solidarietà: "Devo dire che ho riscoperto alcuni valori che spesso sottovalutiamo. Io, il mio vice Ceramicola, ma anche altri membri dello staff ci sentiamo trattati come in famiglia. Vedendo la preoccupazione del presidente nel messaggio ho la sensazione che la situazione sia più grave di quel che si dice, ma noi qui all'hotel della proprietà siamo al sicuro. Non posso dire se in giro si sia scatenato il panico perché non usciamo da diversi giorni, però la gente ha capito la situazione e la solidarietà, così come il rispetto per l'altro, non mancano. E' molto bello".

Solidarietà nei confronti di Vittorino Mauri, il suo vice e lo staff che non manca nemmeno da tifosi e giocatori, quelli rimasti visto che buona parte hanno potuto lasciare la città: "I tifosi sono carinissimi, sanno che siamo ancora qua e spesso ci scrivono per sapere se abbiamo bisogno di qualcosa, se possono aiutarci. E' molto bello, c'è un forte senso di comunità. Quello lo vedevamo anche al campo ogni volta che giocavamo una partita: anche se perdi 2-0 per i ragazzi qui è una festa, cantano e ballano dall'inizio alla fine con i tamburi e al fischio finale vengono a ringraziarti". Poi un aneddoto: "Qui il "vescovo" lo chiamano Marabù. L'altro giorno ha pregato per noi e per tutto il popolo italiano, perché superi questo momento di crisi".

Una cosa però di sicuro la pandemia di Covid-19 l'ha già tolta ai ragazzi del Mbour PC, la possibilità di giocare contro l'Inter: "Il 23 marzo dovevo portare questi ragazzi in Italia per una serie di amichevoli, avremmo dovuto giocare anche contro i nerazzurri e altre squadre in zona - ha raccontato coach Mauri -. In tutto questo momento tragico, forse questa è la cosa che mi rattrista di più".

Un'occasione mancata dal punto di vista sportivo per alcuni dei ragazzi più talentuosi del Mbour PC. Ragazzini poco più che 15enni che già da tempo giocano con i grandi e che, ci ha rivelato il loro allenatore, hanno già avuto diversi contatti interessati da scout cinesi, inglesi e dal Besiktas. Come Alì, giocatore di 15 anni: "Io lo faccio giocare con ragazzi di 25-26 anni. Penso che lui debba venire in Europa perché ha bisogno di crescere di tono muscolare, ma ha grandi qualità".

Un lavoro tecnico e tattico che Vittorino Mauri e il suo staff hanno portato avanti per diversi mesi prima dello stop forzato: "Noi abbiamo provato a portare la nostra mentalità. Il calcio in Senegal è molto bello da vedere, devo dire che si picchiano come fabbri, ma si rialzano subito, si danno la mano e ricominciano a tutta. Manca qualcosa dal punto di vista tattico e su quello lavoriamo, ma atleticamente non sono inferiori a nessuno".

Ora però c'è da vincere un'altra battaglia fuori dal campo: "La Farnesina ha detto che nei prossimi giorni dovrebbe organizzare il trasferimento a casa degli italiani in Senegal, siamo circa 1000. Io voglio tornare per la mia famiglia, ma anche per le mie patologie che mi mettono a forte rischio in queste circostanze. Ho avuto diversi problemi in passato e sono seguito dall'Italia, ma adesso preferirei essere curato nel nostro Paese. Poi una volta finito questo periodo tornerei, qui e per altre sfide in giro per il mondo".

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