"Sarri e lo schifo di mezzogiorno: ha ragione"

Lo dice il medico della Serie B: "Gli atleti devono sottostare a nuovi bioritmi e ne pagano le conseguenze"

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I dopopartita di Maurizio Sarri non sono (quasi) mai uguali. Tranne in un caso: quando si gioca a mezzogiorno. Qui, il titolare della panchina del Napoli, a prescindere da vittoria, pareggio o sconfitta, non manca mai di chiudere i discorsi con la frase storica: "Giocare e mezzogiorno è uno schifo". La si è presa come una sorta di mania e uffa, Sarri, potrebbe anche bastare.

E invece è meglio fare una riflessione e osservare come Sarri non butti lì una frase tanto per dire: alla base ci sono cose serie, ovvero "una sacrosanta verità, ma è una questione di lana caprina e dobbiamo fare di necessità virtù". Così dice Francesco Braconaro, presidente della Commissione Medico-Scientifica della Lega Serie B, a margine della presentazione della Guida Nutrizionale.
Braconaro sottolinea che "ogni organismo ha ritmi particolari a cui ci si può abituare", rimarcando però come questi "possano scombussolare gli atleti" perché "cambiano i sistemi biologici". "Quello dei diritti tv - aggiunge Braconaro - è un business a tutto tondo e ci sono dei contratti a cui bisogna sottostare. Questo scotto lo pagano gli atleti, come pagano lo scotto dell'ipermedicalizzazione per le troppe gare da giocare. Noi medici dobbiamo lavorare per ridurre questi disagi, apportando le nostre conoscenze scientifiche".

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