SPAGNA

Barcellona, quale futuro? Intanto il Camp Nou cambia nome

Il Camp Nou cambia nome: era dal 1957 che non veniva ribattezzato. Una decisione storica, mentre il club catalano è in procinto di affrontare una situazione complicata in ambito societario

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Cambia per la prima volta il nome dello storico Camp Nou. Dalla prossima stagione lo stadio del Barcellona sarà ribattezzato da uno sponsor in cambio di fondi da destinare alla lotta al Coronavirus. Una decisione storica, che però potrebbe non rivelarsi l’unica svolta di quest’anno. Alle porte, infatti, ci sono un calciomercato tutt’altro che agevole, nonché lo spettro di una bancarotta paventato da un candidato alla presidenza del Barça.

In attesa di capire quando ed eventualmente come ripartirà la Liga, il Barcellona è impegnato a riflettere sul proprio complicato futuro societario. L’emergenza Coronavirus ha infatti messo in forte dubbio diverse certezze che riguardavano la solidità economica del club blaugrana. In particolare sono tre le notizie che negli ultimissimi giorni hanno destato una certa preoccupazione tra i tifosi catalani, i quali nonostante i pesanti ko in Coppa del Re e in Supercoppa di Spagna, al momento vedono una squadra in testa al campionato spagnolo e in piena corsa per la Champions League. Ora però temono di assistere a un avvenire pieno di ostacoli.

Cominciamo dalla decisione storica di cambiare il nome dello stadio: non si chiamerà più Camp Nou. Il Consiglio direttivo del club ha scelto di cedere per la prima volta i naming rights dell’impianto che nella prossima stagione avrà il nome di uno sponsor. Questa scelta è stata fatta per raccogliere fondi per combattere la pandemia di Coronavirus. "Vogliamo inviare un messaggio universale. Per la prima volta nella storia qualcuno avrà l'opportunità di mettere il proprio nome sul Camp Nou e le entrate andranno a tutta la comunità", ha commentato il vicepresidente del Barcellona, Jordi Cardoner. La cifra pagata per questo patrocinio andrà a confluire in una raccolta fondi per la lotta al Coronavirus "in Catalogna e nel resto del mondo".

Ci sono poi le recenti dichiarazioni del tecnico Quique Setién, che ha preso il posto sulla panchina blaugrana di Valverde (esonerato nello scorso gennaio), che ha affermato di non farsi illusioni per quanto riguarda un imminente arrivo a Barcellona di Luataro Martinez o di Neymar. “Vista la situazione che si è venuta a creare, è complicato arrivare a questo tipo di giocatori”, ha detto l’allenatore, aggiungendo che “questa pandemia condizionerà molto le cose. Per i club, la situazione dal punto di vista economico sarà complicata”. E, a proposito della situazione economica, c’è molta preoccupazione anche per le dure parole utilizzate da Victor Font, candidato alla presidenza del Barcellona. Quest’ultimo ha lanciato qualche giorno fa un forte allarme parlando, senza troppi giri di parole, di “pericolo di una bancarotta economica e morale verso cui il club si sta muovendo”.

In una lettera aperta, Font ha anche fatto riferimento alla crisi interna che sta dilaniando la società, facendo menzione alla querelle sulla trattativa che nel 2013 ha portato Neymar dal Santos al Barcellona e poi al cosiddetto Barçagate. Si tratta dello scandalo per cui il presidente Bartomeu avrebbe ingaggiato un’azienda privata, che sarebbe stata incaricata dal massimo dirigente di screditare sui social media alcune figure ritenute scomode, su tutte Messi, che potrebbe quindi anche non indossare più la maglia del Barcellona nella prossima stagione. Intanto sei membri della giunta direttiva del club si sono dimessi; le nuove elezioni per scegliere il nuovo presidente sono in programma nel 2021, ma sono in molti a volerle anticipare. Insomma, il clima e le prospettive future all’interno del Barcellona non sono esattamente dei più sereni.

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