QUELLI DELLA LUNA

Bachini: “Trattato come Riina, merito una seconda chance nel calcio”

L'ex centrocampista a Quelli della Luna: “Perché la cocaina? Me lo chiedo anche io. Baggio uno dei pochi a starmi vicino”

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Brescia, Parma, Udinese, Juventus, un gol a San Siro. E anche due presenze in Nazionale. Poi il buio, la droga, la radiazione dal calcio e l’anonimato. “Mi hanno trattato come fossi il Riina del calcio” racconta Jonathan Bachini a Quelli della Luna, il programma di approfondimento sportivo su Rete 4. L’ex esterno, 44 anni compiuti, oggi fa l’operaio e vive “una vita serena, con una compagna che mi ha aiutato a superare tutto quello che mi è successo”. Già, cos’è successo? Nel 2004 una prima positività alla cocaina, la squalifica di un anno, la ripresa e nel 2006 un’altra positività che porta alla squalifica a vita e alla successiva radiazione dal calcio.

“Mi chiedo anche io perché la cocaina: per provare? Per leggerezza? Non lo so. Ma è colpa mia, anche se la prima volta fu messa a mia insaputa in un drink. Non conoscevo le conseguenze, mi ha portato dentro una luce scura che mi ha rovinato carriera e vita. Del calcio sono spariti quasi tutti, uno dei pochi a chiamarmi fu Baggio: campione fuori e dentro dal campo” ricorda Bachini.

Cosa sarebbe potuto diventare Bachini nel calcio? “Ho un grosso rimpianto, non avere atteso il mio turno alla Juventus. Ero giovane, giocavo poco e chiesi la cessione. Avessi avuto pazienza, sarei rimasto 10 anni in bianconero”. Tra gli aneddoti più curiosi, un gol al Milan a San Siro con la maglia del Brescia: “Avevo promesso alla squadra che in casa di salvezza avrei fatto le extension. Quando Mazzone mi vide in allenamento minacciò di non farmi giocare, poi mi schierò titolare. In campo realizzai forse il gol più bello della mia carriera, allora corsi da lui che si arrese dicendomi: ‘Sei un grande!”.

E ora? Mi piacerebbe tornare nel calcio, allenare. Non ho fatto del male a nessuno se non a me stesso, non ho venduto una partita, truffato nessuno. Merito una seconda chance".

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