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CALCIO IN LUTTO

"Battaglia", questo il tuo grido: addio Vialli, ciao amico Gianluca

Il ricordo di un amico-cronista: dalla scuola a Cremona ai campi di calcio di tutto il mondo

di Gianni Balzarini
06 Gen 2023 - 15:20
 © twitter

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Adesso tutto scorre davanti agli occhi… Gli anni dell’oratorio di Cristo Re, via Lugo, la scuola media Virgilio. Eravamo nella stessa sezione H ma tu del ’64 eri un anno indietro. Stessa prof di italiano che, ricordo bene, un giorno mi parlò benissimo di te anche come profitto. Già perché a soli 12 anni nei tornei dell’oratorio giocavi con quelli più grandi. Calcio, ma bravo anche a basket. Avresti sfondato in tutto quello che avessi scelto di fare nella vita. All’esordio con la Cremo ti sei venuto a riscaldare sotto la curva. Noi che ti conoscevamo eravamo lì alla cancellata e sei venuto a salutarci. Avevo i capelli lunghi come i tuoi solo che in te si vedeva di meno perché erano ricci.

Quando sei passato alla Samp ci siamo visti in centro a Cremona. Eri tornato in città e mi sono emozionato all’idea di conoscere uno che giocava in serie A. Ricordo che davanti al bar Ugo mi hai fatto notare il taglio drastico dei miei capelli e ci siamo messi a ridere. Non c’erano i cellulari. Ci siamo persi di vista per tanto tempo ma ogni tuo gol era un gol di Cremona, del nostro quartiere Po', un gol della nostra generazione. Al momento di lasciare Genova hai trovato il tempo di diplomarti al Beltrami di Cremona. Per servizio ho seguito i tuoi scritti e i tuoi orali e mi sembrava tutto strano. Quel giorno ho fatto il giornalista e subito dopo l’amico. C’era una folla immensa di colleghi, tifosi e curiosi davanti alla scuola e così finita l’intervista mi hai chiesto se ti accompagnavo a casa per evitare tutto quel casino. Fuori dalla mia macchina eri Vialli, quando sei salito eri Gianluca, quello con cui ci siamo messi a parlare in dialetto.  Ritrovarti alla Juve è stato il massimo che il destino potesse confezionare. Era come se tu fossi venuto da me che già frequentavo quei posti. Non mi pareva vero. Io quello lo conosco da una vita e ora segna in maglia bianconera. Mai banale nelle interviste. Mi hai sempre messo in difficoltà perché di venti minuti delle tue parole non ne avrei buttata via una ma poi il servizio doveva durare al massimo un minuto e mezzo e allora praticamente tiravo a sorte. Contento per la scelta ma al tempo stesso distrutto dal non poter far sentire tutto quello che avevi dichiarato.

Già perché la tua intelligenza ti faceva sempre cogliere le notizie da dare, i punti su cui concentrare l’attenzione. Ciò che desideravi andasse in onda in televisione o riportata sui giornali. Hai conquistato anche Londra ma non avevo dubbi. Hai fatto il commentatore a Sky e nemmeno lì ho mai dubitato delle tue doti. Poi improvvisamente la malattia di fronte alla quale non hai mai smesso di pronunciare quella parola con cui caricavi i compagni prima della partita. "Battaglia". Questo era il tuo grido. Ci siamo rivisti professionalmente due volte. In entrambe le situazioni mi hai detto che stavi bene ed eri convinto nel dirlo. Te lo leggevo in quegli occhi che conoscevo bene. Li ho visti piangere a Wembley. Lì si era chiuso un cerchio. Li ho visti spenti nella tua ultima apparizione in tv. Ora credo fermamente che si siano riaccesi di luce ed è bello pensare che possano illuminare il buio che hai lasciato quaggiù.

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