L'edizione bolognese de La Repubblica ospita una lunga intervista a Giuseppe Poeta, coach della Germani Brescia, in vista della finale scudetto con la Virtus di Dusko Ivanovic: "I miei ricordi da giocatore in Virtus (2010-13)? Capitano per un anno. l'ultimo. Anche se già il penultimo ero a metà con Koponen. Co-capitani. Tre anni belli, divertenti. Palazzo pieno, squadra sul quarto o quinto posto, non da scudetto ma da playoff. Piacevamo. La semifinale con Trapani? 3-0 sì, ma finto, tre partite decise in volata. Darà fiducia, ma la nostra forza resta un'altra. Goderci il momento, non guardare mai oltre la prossima partita. Orgogliosi di ciò che stiamo facendo. Ma capaci pure di godercelo, in leggerezza. Siamo oltre ogni aspettativa. Continueremo a stupire? A Trapani abbiamo toccato, per qualità, il punto più alto della stagione. 2-0 là, come 2-0 la Virtus a Milano. Impensabili entrambi. Dentro la nostra testa però non è cambiato nulla. Siamo solo riusciti a unire disciplina e cinismo a entusiasmo e leggerezza. A tanti paiono termini antitetici, a noi un mix azzeccato. Come si batte questa Virtus? Ci vuole un'impresa e forse non può bastare neanche la migliore versione di noi stessi. Ho detto ai miei di godersela. Siamo dove da 6 anni non saliva nessuno al di fuori di Milano o Bologna. Siamo noi i primi. Quando ho capito che sarei voluto essere head coach? Giugno 2022, sono a Cremona: 36 anni, malconcio, ma andrei avanti. Mi chiama Messina: "Il Poz va in nazionale, verresti a fare il vice a Milano?". Rispondo "Non sono sicuro di voler allenare, mi piacerebbe fare il GM". Lui "Un anno da vice male non ti farà, qualsiasi ruolo avrai". Quasi in contemporanea chiama Pozzecco: "Verresti in Nazionale?". Dico due sì. Sempre benedetti”