Nba: Portland continua a correre, Young infiamma Atlanta, Nowitzki e Doncic fanno a pezzi Golden State

I Warriors (senza Steph Curry) perdono in casa 91-126 contro Dallas: è il peggiore ko dell'era Kerr

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I più brutti Golden State Warriors dell'era Steve Kerr (che dopo 49 partite rinuncia a Steph Curry) vengono abbattuti per 91-126 dai sorprendenti Dallas Mavericks guidati dal 40enne Dirk Nowitzki (21 punti, massimo stagionale) e dal ventenne Luka Doncic (tripla doppia). Intanto Portland batte Detroit 117-112 nel nome di Damian Lillard e insidia Houston. Atlanta ferma la corsa di Philadelphia grazie a un Trae Young con numeri alla Michael Jordan.

GOLDEN STATE WARRIORS-DALLAS MAVERICKS 91-126
Il vecchio e il bambino si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera, diceva una vecchia canzone. E proprio qualcosa del genere dev'essere successo alla Oracle Arena di Oakland, dove i Warriors privi di Steph Curry ottengono la sconfitta più bruciante da quando ad allenarli c'è Steve Kerr. E i grandi protagonisti sono proprio le due stelle dei texani: quella di un passato vincente e quella di un avvenire pieno di speranze. Golden State viene infatti abbattuta da un Dirk Nowitzki a un passo dal ritiro e che a quarant'anni suonati trova una notte da 21 punti e il suo massimo stagionale. Insieme alla leggenda tedesca brilla Luka Doncic, che di anni ne ha compiuti 20 appena un mese fa e che centra invece una tripla doppia (23 punti, 11 rimbalzi, 10 assist) contro cui i californiani non sono stati in grado di reagire. Se è infatti vero che Kevin Durant chiude la serata da top scorer, va aggiunto che i suoi 25 punti sono il frutto di un 9/25 dal campo tutt'altro che positivo, mentre dall'arco Klay Thompson fa addirittura 4/30. Diverso l'approccio di Nowitzki, autore di 10 punti già nei primi quattro minuti, in cui Dallas vola sul 22-7 e incanala già la serata verso una vittoria di grande prestigio. Quella, forse, del definitivo passaggio di consegne tra il campione di ieri e quello di domani.

PORTLAND TRAIL BLAZERS-DETROIT PISTONS 117-112
Se siete nell'ovest degli Stati Uniti e avete una franchigia di Nba pronta a giocarsi i playoff, c'è un consiglio da ascoltare: stati attenti ai Blazers. La franchigia dell'Oregon si conferma infatti quarta forza della Conference, alle spalle solo di Golden State, Denver e Houston. E i celebratissimi Rockets sono solo a mezza vittoria di distanza da Portland, che al Moda Center schiaccia Detroit nel nome di Damian Lillard, che si ferma a un passo dalla doppia doppia e chiude la sua serata a 28 punti e 9 assist. I Pistons però sono duri a morire e nell'ultimo quarto si portano a +6 dopo essere stati anche a -11 con un Reggie Jackson sugli scudi (per lui 24 punti, di cui 12 nella frazione conclusiva). Ma non basta, perché si risveglia anche Al-Farouq Aminu, che di punti ne fa 9 su 22 e fa vincere ancora i Blazers, nonostante dall'altra parte ci sia un Blake Griffin nuovamente in serata (27 punti).

CHICAGO BULLS-UTAH JAZZ 83-114
Allo United Center di Chicago si gioca Bulls vs Jazz, ma Michael Jordan e Karl Malone sono ben lontani dall'Illinois. Specie per i derelitti padroni di casa, che si ritrovano con un record di 21-53 e una post season che già da settimane può essere guardata solo con il binocolo. Per i ragazzi di Salt Lake City è quasi un gioco da ragazzi, come il +34 sull'intervallo lungo testimonia senza tema di smentite. Utah quindi si limita a controllare le operazioni nel secondo tempo e vince senza troppi grattacapi la sua sesta partita nelle ultime sette. Sugli scudi Rudy Gobert (21 punti e 14 rimbalzi) e il trio composto da Donovan Mitchell, Joe Ingles e Derrick Favors, tutti in doppia cifra. Miglior marcatore di serata per i Bulls è il finnico Lauri Markkanen, che trova sì la doppia doppia (18 punti e 10 rimbalzi) ma con un desolante 6/20 al tiro. E Chicago non può certo accontentarsi di tutto questo.

CHARLOTTE HORNETS-BOSTON CELTICS 124-117
I Celtics ancora non hanno raggiunto l'obiettivo playoff a est e sicuramente un ko come quello di Charlotte bene non può fare al morale dei bostoniani. Allo Spectrum Center gli Hornets centrano infatti un clamoroso parziale di 30-5 nel quarto periodo, recuperando dal -18 (94-112) fino alla vittoria finale, una vittoria che tiene aperto il sogno di potersi ancora giocare la post season. Eroe dei padroni di casa è Kemba Walker, che chiude con 36 punti di cui ben 18 arrivano proprio nel quarto che decide la partita a favore dei ragazzi della North Carolina, veri e propri animali da rimonta (quest'anno è la decima partendo da uno svantaggio superiore ai 10 punti). Boston si aggrappa come sempre a Kyrie Irving (che di punti ne mette 31, insieme a 7 rimbalzi e 6 assist), ma per una notte non basta. La notte che ha fatto definitivamente ripartire il volo degli Hornets.

WASHINGTON WIZARDS-MIAMI HEAT 108-113
Una vittoria che vale doppio quella di Miami, che alla Capital One Arena non solo trova il successo utile a conservare l'ottavo posto a est ai danni di Orlando, ma tiene lontani anche i Wizards da ogni possibile ambizione di reinserirsi nella partita. E buona parte del merito è di un Dwyane Wade tirato a lucido e che dopo l'intervallo lungo guida i suoi nella fuga su Washington, che pure aveva passato in vantaggio quasi tutto il secondo quarto. Il numero 3 degli Heat riesce però a chiudere la sua notte nel District of Columbia con 20 punti all'attivo, di cui ben 11 arrivano nel quarto periodo: dimostrazione di quanto questo ragazzo di 37 anni riesca ancora ad essere decisivo per la franchigia della Florida. Miami esce da un ciclo di ferro con 4 vittorie e una sconfitta, Washington si gode i 25 punti di Jeff Green e si mangia le mani per la tripla del pari fallita da Satoransky. Il campionato dei capitolini, a questo punto, sembra avere poco altro da dire.

SACRAMENTO KINGS-PHOENIX SUNS 112-103
Il record di Sacramento torna in parità (36-36) e, dopo gli ultimi complicatissimi anni per i californiani già questa è una buona notizia. Certo, l'ottava posizione a ovest occupata dagli antichi rivali di San Antonio è ormai troppo lontana da poter dare speranze di una rimonta in extremis, ma i segnali di questi Kings sono decisamente buoni specie in prospettiva futura. E così contro i Suns (che certo non hanno più nulla da chiedere alla loro stagione) arriva un'altra notte magica per Buddy Hield, che a soli 26 anni va a scrivere la storia: i suoi 25 punti (gli stessi di Harrison Barnes) includono infatti 7 triple a segno. Una cifra che gli permette di raggiungere un totale di 245, superando le 240 che il leggendario Peja Stojakovic centrò per i Kings nel 2003-'04. Questi sono i volti nuovi da cui Sacramento spera di ripartire, insieme a Nemanja Bjelica e Marvin Bagley, entrambi autori di una doppia doppia. Phoenix applaude Devin Booker (32 punti) e Deandre Ayton (19+11), sperando invece di concludere questa stagione quanto prima.

ATLANTA HAWKS-PHILADELPHIA 76ERS 129-127
Philadelphia si ferma a sei vittorie consecutive e cade alla State Farm Arena, dove gli Hawks conquistano una vittoria sulla sirena grazie a un Trae Young sempre più protagonista assoluto. Il rookie di Atlanta già si sarebbe preso i titoli (grazie a una prestazione da 32 punti, 11 assist e 6 rimbalzi), ma l'azione che chiude la partita merita una descrizione a parte: 3,5 secondi dalla sirena, lotta faccia a faccia con un certo Jimmy Butler e canestro in floater. Pazzesco. E attenzione a questo ragazzo, giunto a cinque gare di fila con più di 30 punti e 10 assist: prima di lui c'erano riusciti tali Michael Jordan e Steph Curry. I Sixers devono accontentarsi dei 27 punti di Joel Embiid, dei 25 dello stesso Butler e di un pezzo di rimonta dopo il terzo quarto. Poi arriva un ko che, con i playoff già conquistati, tutto sommato non fa nemmeno troppo male.

MEMPHIS GRIZZLIES-MINNESOTA TIMBERWOLVES 99-112
Si gioca senza nulla in palio al FedExForum di Memphis, ma in Tennessee non si può certo dire che manchi lo spettacolo. Specie per chi è arrivato da Minneapolis e ha potuto applaudire i T'Wolves, finalmente in palla dopo cinque ko consecutivi e in grado di sbranare i Grizzlies dopo l'intervallo lungo, rompendo l'equilibrio di una partita giocata punto su punto nel primo quarto e in cui i padroni di casa avevano tentato una mini-fuga nel secondo. Peccato che sulla distanza inizi a fare la voce grossa il solito Karl-Anthony Towns: per lui arrivano 33 punti e 23 rimbalzi, ma per Minnesota l'intero quintetto va in doppia cifra (da rimarcare i 22 punti di Andrew Wiggins e i 17 di Josh Okogie). Per Memphis le buone notizie sono rappresentate da Mike Conley (23) e Jonas Valanciunas (20+14). Ma ora per i Grizzlies, probabilmente, è tempo di tirare il fiato.

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