NBA

Nba: Lakers sorpresi da Orlando, Carmelo Anthony si vendica su Houston, italiani ko  

Impresa Magic: a Los Angeles finisce 118-119. Gallinari non basta a Oklahoma City con Toronto, Belinelli in ombra negli Spurs

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Non mancano le sorprese e i ko eccellenti nella notte Nba. A partire da quello dei Lakers, sorpresi a Los Angeles dal 119-118 di Orlando (19 punti per LeBron James). Cadono anche Boston (sconfitta in casa da Detroit) e Houston (abbattuta da Portland e dall'ex spietato Carmelo Anthony). Male gli italiani: Danilo Gallinari segna 23 punti ma i Thunder perdono 121-130 con Toronto. Marco Belinelli a secco e Spurs sconfitti a Miami (106-100).

OKLAHOMA CITY THUNDER-TORONTO RAPTORS 121-130
Seconda sconfitta casalinga in quattro giorni per gli Oklahoma City Thunder che, nonostante un Danilo Gallinari che non rinuncia al suo ruolo da protagonista, rallentano ancora e cedono al cospetto dei ringalluzziti Raptors. Le cose a Toronto stanno tornando a girare per il verso migliore, grazie anche ad alcuni importantissimi giocatori finalmente tornati a disposizione dopo i loro rispettivi infortuni. Il migliore della squadra risulta comunque essere Norman Powell, autore di 23 punti e soprattutto di un'importantissima percentuale di 9/11 al tiro. A quota 21 si fermano Siakam e Anunoby, che fanno peggio di Dennis Schroder (partito dalla panchina e arrivato a 25 punti per OKC) ma anche del nostro Danilo Gallinari, che arriva a 23 grazie anche a 4 triple a segno. I Thunder però perdono la sfida e regalano un'amarezza alla gente della Chesapeake Energy Arena. Per fortuna la classifica rimane per il momento assolutamente confortante in ottica post season.

MIAMI HEAT-SAN ANTONIO SPURS 106-100
Continua la stagione sulle montagne russe di San Antonio, che perdendo a Miami vede i rampanti Memphis Grizzlies staccarsi in classifica e alzare la quota necessaria a centrare dei playoff che diventano sempre più lontani per gli uomini di Popovich. Che certo non si possono rimproverare di aver perso in una American Airlines Arena in cui gli Heat ne hanno giocate 19 e vinte 18, ma in cui la bandiera bianca viene alzata troppo presto nonostante una nuova prova sontuosa di DeMar DeRozan (30 punti, con 12/14 al tiro). Con un Marco Belinelli di nuovo in ombra (5 minuti in campo, nessun punto), i veri eroi di giornata vestono tutti i colori di Miami: si tratta di Jimmy Butler, autore della tripla che pone le condizioni per la vittoria degli Heat, di Goran Dragic, che parte dalla panchina e segna 17 punti, e soprattutto di Kendrick Nunn, che da rookie si porta a casa una serata da 33 punti a referto e 5 triple a segno. E i ragazzi della Florida tornano ad essere la seconda forza della Eastern Conference alle spalle dell'inarrivabile Milwaukee.

LOS ANGELES LAKERS-ORLANDO MAGIC 118-119
Più grossi sono e più rumore fanno quando cadono. Anche a questo devono aver pensato a Orlando, dopo aver visto i Magic presentarsi a Los Angeles e sconfiggere i lanciatissimi Lakers che di 40 partite precedentemente giocate in stagione ne avevano perse appena 7. E invece allo Staples Center gli ospiti non si lasciano suggestionare da numeri, blasone o reputazione dei gialloviola e semplicemente giocano meglio degli avversari in un finale apertissimo. Così il protagonista di serata diventa Markelle Fultz, che fa il LeBron James trovando una tripla doppia da 21 punti, 11 rimbalzi e 10 assist, quindi negli ultimi secondi sono Gordon e Vucevic a realizzare gioco da tre e tripla che valgono la vittoria. E il LeBron originale? Per lui arrivano 19 punti e 18 assist, in una serata in cui però si fa sentire l'assenza del gemello Anthony Davis e soprattutto il supporto del resto della squadra: delude in particolare Kyle Kuzma (solo 4 punti), mentre la prova da 22 punti di Quinn Cook non basta perché i Lakers si prendano la solita schiacciante vittoria. E Orlando sorride: in ottica playoff, questo inatteso successo vale oro.

DENVER NUGGETS-CHARLOTTE HORNETS 100-86
Qualora qualcuno non se ne sia accorto, un nuovo segnale alla Nba giunge dal Pepsi Center: attenzione a questi Nuggets. Denver vince infatti una partita tutt'altro che facile contro Charlotte, dimostrazione che anche nelle serate più complicate è squadra in grado di centrare il risultato. Il che, in un campionato logorante come la Nba è una qualità da non prendere sotto gamba. Del resto se i ragazzi del Colorado sono secondi in Western Conference un motivo c'è, e quando si riesce a prevalere nonostante un infortunio che estromette Jamal Murray da oltre metà partita, oltretutto in una serata in cui la stella Nikola Jokic non va oltre i 12 punti e 8 assist, allora significa che si è di fronte a una squadra solida e quadrata come poche. Decisivi si rivelano dunque Michael Porter Jr con 19 punti e il debuttante PJ Dozier con 12. Dall'altra parte gli Hornets rispondono mandando l'intero quintetto di partenza in doppia cifra (con Terry Rozier che arriva a 20 punti e 9 assist). Ciononostante arriva appena a 86 punti: colpa di Charlotte, forse, ma anche merito di questa Denver che si continua colpevolmente a sottovalutare.

HOUSTON ROCKETS-PORTLAND TRAIL BLAZERS 107-117
Houston cade per la terza volta in quattro partite, e lo fa probabilmente contro la peggiore persona possibile: si tratta di Carmelo Anthony, quello stesso giocatore che un anno fa rimase in Texas meno di tre settimane prima di essere allontanato come un ferrovecchio e ora rilanciatosi in casa Portland. Dove i playoff forse rappresentano ancora una sorta di chimera, ma non sono poi così lontani. Il Toyota Center regala una volta tanto una serata difficile a James Harden, che mette a referto appena 13 punti (è il suo minimo stagionale), così è Russell Westbrook a provare a trascinare i Rockets, grazie a una tripla doppia da 31 punti, 11 rimbalzi e 12 assist. Non sono però sufficienti contro una versione particolarmente concentrata e determinata dei Blazers, che trovano 25 punti con Damian Lillard, 24 con CJ McCollum e sperano di aver centrato la vera svolta della loro stagione. Nel nome anche di un Carmelo Anthony a caccia di rivincite, e di fatto decisivo con i suoi 18 punti e 12 rimbalzi.

SACRAMENTO KINGS-DALLAS MAVERICKS 123-127
La campagna californiana continua a dimostrarsi proficua per Dallas, che dopo quello di Golden State espugnano anche il campo di Sacramento e mettono il sale sulla coda ai cugini di Houston (ora a una sola vittoria di distanza). Merito di un Luka Doncic ancora una volta tirato a lucido e in grado di centrare una tripla doppia da urlo: per il fenomenale sloveno arrivano 25 punti, 15 rimbalzi e il nuovo record personale di 17 assist. Ai Mavericks, costretti anche a rinunciare a Kristaps Porzingis, non occorre altro. Ai Kings, cacciatisi nuovamente in un filotto di tre sconfitte di fila (e con un mortificante record di 15-26 da inizio stagione), servirebbero invece un pizzico di continuità e forse di buona sorte. Dopo una partita giocata contro i Mavs e in cui De'Aaron Fox ha chiuso a 27 punti e 12 assist, con Harrison Barnes e Buddy Hield entrambi a quota 25, era difficile chiedere qualcosa di più a questa squadra su cui da oltre un decennio non splende una buona stella.

BOSTON CELTICS-DETROIT PISTONS 103-116
Una settimana, cinque partite, tre sconfitte. Questo il ruolino tutt'altro che consolante dei Celtics, che rimangono terzi in Eastern Conference ma sanno di non poter più dormire sugli allori dopo le ultime prove della squadra. Che al TD Garden raccoglie una vera e propria figuraccia contro una Detroit che in classifica è costretta a inseguire e nemmeno troppo da vicino. E invece i Pistons trovano una serata molto efficace sul fronte offensivo, tanto che anche un ringalluzzito Derrick Rose si porta a casa 22 punti. Il migliore in assoluto è però il rookie Sekou Doumbouya (24), che fa comunque lo stesso se non addirittura meno di due uomini di Boston: si tratta di Gordon Hayward (25 punti) e Jaylen Brown (24), che però non bastano a tenere sopra la linea di galleggiamento i biancoverdi. Che rischiano ora di prendere una china quantomeno preoccupante nel momento della stagione meno indicato per staccare la spina.

PHILADELPHIA 76ERS-BROOKLYN NETS 117-106
Al Wells Fargo Center vincere non è facile per nessuno (da inizio stagione ci sono riusciti solo in due) e se ne accorgono a loro spese anche i Nets, che a Philadelphia trovano la seconda sconfitta di fila (che comunque non ne mette a repentaglio un piazzamento in zona playoff che almeno per il momento rimane ampiamente in ghiaccio). I Sixers devono rinunciare a Joel Embiid, ma non hanno alcun problema contro i newyorkesi, che soffrono maledettamente soprattutto in un quarto periodo caratterizzato da appena 16 punti. Il grande protagonista è quindi Tobias Harris, ispiratissimo nel finale ma in generale per tutto il match (come il suo ruolino da 34 punti e 10 rimbalzi testimonia senza temi di smentite). In casa Phila da rimarcare anche la doppia doppia di Ben Simmons, che arriva a 20 punti e 11 assist, mentre per Brooklyn è il solito Spencer Dinwiddie a provare a tenere in piedi la baracca con 26 punti. Che però per questa volta non sono sufficienti.

MINNESOTA TIMBERWOLVES-INDIANA PACERS 99-104
Vittoria importantissima in chiave playoff per Indiana, che andando a imporsi a Minneapolis arriva a tre vittorie di fila e mantiene la quinta posizione in Eastern Conference a vantaggio di Philadelphia. Mattatore di giornata ancora una volta Domantas Sabonis, autore di 29 punti e 13 rimbalzi, ma in casa Pacers è da rimarcare anche la prova da 21 punti di Malcom Brogdon. Con Karl-Anthony Towns assente, invece, continua il calvario dei Timberwolves, ormai rassegnati a una stagione senza obiettivi. E la dimostrazione arriva da una serata complessivamente sottotono, in cui nessuno va oltre i 17 punti di Jarrett Culver e la doppia doppia da 15+11 rimbalzi di Gorgui Dieng.

CHICAGO BULLS-WASHINGTON WIZARDS 115-106
Peccato che la classifica risponda alle spietate leggi dell'aritmetica, altrimenti i Bulls qualche speranza di playoff potrebbero legittimamente cullarla. Specie quando Zach LaVine azzecca una serata di particolare grazia come quella che permette a Chicago di battere Washington rimettendo fieno nella propria cascina. La stella della squadra dell'Illinois illumina la scena con 30 punti che cementano ulteriormente la sua candidatura all'All-Star Game, ma in generale sono ben sette i giocatori in doppia cifra per Chicago. Che certamente dall'altra parte trova una versione sempre più sconsolata degli Wizards, che dopo alcuni isolati buoni segnali sono sempre più arresi a una stagione da comprimari in Nba.

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