NBA

Nba: Embiid schianta i Clippers, Utah vince ma Mitchell va ko

I Sixers battono i losangelini 106-103, con 36 punti e 14 rimbalzi del camerunense. I Jazz superano 119-111 Indiana, ma preoccupa non poco l’infortunio al loro miglior giocatore

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Nella ricchissima notte Nba spicca su tutti il successo dei 76ers, che battono i Clippers 106-103 trascinati da 36 punti e 14 rimbalzi di Embiid. Bene anche Utah, che supera 119-111 Indiana: i Jazz, però, devono fare i conti con il ko di Mitchell, fuori per una distorsione alla caviglia nel terzo periodo. Colpi esterni per Knicks, Blazers, Grizzlies e Nuggets. Washington sconfigge 117-115 i Pelicans all’overtime, Miami cade in casa dei T-Wolves.

PHILADELPHIA 76ERS-LOS ANGELES CLIPPERS 106-103
Dopo il successo contro Brooklyn, la marcia vincente dei Sixers prosegue con la quarta vittoria consecutiva, raccolta in questo caso contro i Clippers. Ad illuminare la serata è la sfida a livello di punteggio individuale fra Joel Embiid e Paul George: il camerunense è decisivo per il successo dei padroni di casa grazie a una prova da 36 punti e 14 rimbalzi, mentre l’ex di Indiana e Oklahoma City prova a supplire all’assenza di Kawhi Leonard (ancora fuori per il fastidio al piede destro) segnando 37 punti, raccogliendo 9 rimbalzi e distribuendo 6 assist. Pesano, dunque, le prestazioni dei ‘cast di supporto’: oltre a Embiid, Phila si gode un Forkan Kurkmaz da 18 punti e un Ben Simmons da 12, cui aggiunge 9 rimbalzi e 6 assist. I Clippers restano comunque incollati al punteggio fino al termine, ma la tripla di Marcus Morris (15 per lui a referto) non entra e i losangelini perdono così per la prima volta in otto partite.

UTAH JAZZ-INDIANA PACERS 119-111
I Jazz vincono per la 25a volta nelle ultime 26 in casa davanti al nuovo socio di maggioranza Dwyane Wade, ma la festa è rovinata dall’infortunio alla caviglia di Donovan Mitchell, che non potrà non alimentare il fuoco delle polemiche per una stagione dai ritmi forse eccessivi, che continua a mietere vittime eccellenti a ogni latitudine. ‘Spida’ si ferma nel terzo periodo, dopo aver segnato 22 punti in 21’, cadendo male su Edmond Sumner: non riuscirà neanche ad abbandonare il parquet sui propri piedi. Senza il loro leader offensivo, Utah si affida alle triple di Bojan Bogdanovic (24 alla sirena) e a un Rudy Gobert da 13 punti, 23 rimbalzi e 4 stoppate. Cifre capaci di cancellare i 24 di Caris Levert e i 22 di Domantas Sabonis, che aggiunge 15 rimbalzi. Ma ora i Jazz pregano perché il ko di Mitchell sia meno grave di quanto parso sul parquet.

DALLAS MAVERICKS-NEW YORK KNICKS 109-117
Questa volta Luka non fa il miracolo. Dopo l’irreale tripla della vittoria contro Memphis, Doncic ‘si limita’ (virgolette d’obbligo) a 22 punti, e pur distribuendo ben 19 assist (molti dei quali arrivano a Kristaps Porzingis, che firma una doppia-doppia da 23 punti e 12 rimbalzi) non riesce a guidare i suoi al successo contro i Knicks. Anche perché Julius Randle fa decisamente il bello e il cattivo tempo, dall’altra parte. Sono 44 i punti dell’ex Lakers e Pelicans, con 10/18 da due e 6/11 dalla distanza. Accanto a lui, poi, c’è un R.J. Barrett da 24 punti, e per Dallas non c’è scampo. New York ottiene la sua quinta vittoria consecutiva e prosegue la marcia in classifica ad Est, dove occupa il sesto posto con una partita e mezzo di vantaggio su Miami.

BROOKLYN NETS-CHARLOTTE HORNETS 130-115
È una vittoria a suo modo storica per i Nets, quella ottenuta in casa contro Charlotte: Brooklyn raggiunge infatti un record di 38 vinte e 18 perse, portandosi venti partite sopra ‘quota 500’ solo nella seconda volta nella storia della franchigia. Non che gli Hornets stiano a guardare: guidati dai 33 di Miles Bridges e dalla doppia-doppia da 27 punti e 10 assist di Terry Rozier, gli uomini allenati da James Borrego partono bene e resistono fino alla fine del terzo periodo, ma subiscono a inizio ultimo quarto un parziale di 19-5 che premia la squadra di casa, il cui miglior marcatore è Joe Harris con 26 punti, uno in più di Kevin Durant (25+11 assist) in una serata in cui Kyrie Irving non va oltre quota 12. Brooklyn si gode anche l’ottimo impatto dalla panchina di Landry Shamet (20 punti, +25 di plus-minus): se anche i comprimari iniziano a carburare, incontrare i Nets ai playoff sarà molto difficile per chiunque.

SAN ANTONIO SPURS-PORTLAND TRAIL BLAZERS 106-107
La scure degli infortuni si abbatte anche su Portland, costretta a rinunciare a Damian Lillard per un problema al flessore, ma i Blazers fanno comunque il colpaccio in casa degli Spurs, resistendo al tentativo di rimonta dei padroni di casa dal -16. Fra i cinque uomini in doppia cifra per gli ospiti, solo due partono in quintetto, C.J. McCollum (29 punti) e Norman Powell (22, compreso il canestro del +1 a 22” dalla fine). Le rotazioni a disposizione di coach Terry Stotts sono limitate, ma dalla panchina fanno il loro Anfernee Simmons (16), Carmelo Anthony (13) ed Enes Kanter (10+13 rimbalzi) e tanto basta per battere una squadra cui non bastano i 26 punti e i 10 rimbalzi di DeMar DeRozan né la tripla-doppia da 13 punti, 11 rimbalzi e 10 assist di Dejounte Murray. Allo scadere ci prova Jakob Poeltl (17 per l’austriaco), ma la sua conclusione non entra e Portland può festeggiare il ritorno al successo dopo due ko consecutivi.

CHICAGO BULLS-MEMPHIS GRIZZLIES 115-126
La serie negativa dei Bulls continua con la quinta sconfitta consecutiva, la seconda in casa, questa volta contro gli altalenanti Grizzlies. Un ko pesante per Chicago, agganciata da Toronto al decimo posto ad Est (l’ultimo utile per il play-in tournament), nonostante 27 punti di Coby White e 24 di Nikola Vucevic (che aggiunge 14 rimbalzi), incapaci di supplire all’assenza di Zach LaVine, fermato dal protocollo anti-Covid. Memphis ne approfitta guidata da un ottimo Dillon Brooks da 32 punti complessivi, con 8/12 da due e 4/7 dalla distanza, ma è tutta la squadra allenata da Taylor Jenkins a giocare bene: oltre a Brooks, si segnalano infatti i 16 punti di Jonas Valanciunas e i 14 in 17’, dalla panchina, di Xavier Tillman. E dopo il ko contro Dallas arriva una vittoria importante per rilanciare le ambizioni di postseason.

HOUSTON ROCKETS-DENVER NUGGETS 99-128
Basta un Nikola Jokic da 29 punti, 16 rimbalzi e 7 assist, a Denver, per espugnare il parquet di Houston: una vittoria importante nell’economia di una stagione che sentirà inevitabilmente il peso dell’assenza di Jamal Murray. Non è solo ‘The Joker’ a illuminare la scena al Toyota Center, comunque: oltre a lui ci sono altri cinque uomini in doppia cifra con la canotta dei Nuggets, tra i quali spiccano i 21 di un Michael Porter jr capace, finora, di non far sentire troppo la mancanza della guardia titolare. Dall’altra parte Houston offre la solita prova generosa ma sfortunata, e raccoglie la sconfitta numero 42 in stagione scivolando all’ultimo posto tanto a livello di conference quanto a livello di Lega, nonostante 23 punti di Kelly Olynyk e 21 di Jae’Sean Tate.

WASHINGTON WIZARDS-NEW ORLEANS PELICANS 117-115 OT
Spettacolare ed equilibrata dall’inizio alla fine, la sfida della Capital One Arena si risolve soltanto ai supplementari, con i ‘soliti noti’ in casa Wizards sugli scudi: Bradley Beal firma 30 punti pur senza segnare da tre (0/9), Russell Westbrook sfiora la tripla-doppia con una prova da 36 punti, 15 rimbalzi e 9 assist, mettendo a segno i due tiri liberi della vittoria a un solo secondo dalla fine dell’overtime, dopo aver subito un ingenuo fallo da Zion Williamson. Quest’ultimo, autore di 21 punti, è in grado fino a quel momento di tenere in piedi le speranze dei suoi, assieme ai 34 di Brandon Ingram: le loro prestazioni, però, non bastano ad evitare il secondo ko consecutivo, a causa del quale il decimo posto ad Ovest resta ancora lontano.

MINNESOTA TIMBERWOLVES-MIAMI HEAT 119-111
Che qualcosa si fosse inceppato nei meccanismi di Miami si era capito già dalle sfide contro Denver e Phoenix, perse rispettivamente di 20 e 17 punti. Ma la crisi degli Heat peggiora decisamente questa notte, con una sconfitta in casa di una delle peggiori squadre della Lega. Non bastano 30 punti, 10 rimbalzi, 8 assist e 3 rubate di Jimmy Butler, né i 21 del veterano Trevor Ariza: dall’altra parte sono ben sette i T-Wolves in doppia cifra, guidati dai 24 punti di Karl-Anthony Towns e dai 17 del redivivo Ricky Rubio. Nemmeno il passaggio a vuoto di Anthony Edwards (13 punti con 5/13 dal campo) ferma Minnesota, che conquista così uno scalpo importante e si sgancia dall’ultimo posto ad Ovest, superando Houston. Miami è invece in caduta libera: urge un immediato cambio di rotta per non perdere contatto dalle prime sei ad Est.

TORONTO RAPTORS-ORLANDO MAGIC 113-102
Nonostante la stagione giocata interamente in esilio e le numerose assenze (fuori dalla partita di stanotte Kyle Lowry, Pascal Siakam e OG Anunoby), i Raptors continuano a credere nella postseason, grazie a una vittoria che consente loro di raggiungere la decima posizione ad Est, a pari merito con i Bulls. Contro i Magic emerge il talento di Paul Watson, che realizza il proprio career-high con 30 punti, frutto soprattutto di un incredibile 8/11 dalla distanza. Nei momenti cruciali è poi la panchina a fare la differenza, con Yuta Watanabe a guidare le riserve a livello di punteggio grazie a 21 punti, realizzati in 27’. I Magic provano a lottare fino alla fine, sorretti dai 20 di Wendell Carter jr e dai 19 di Cole Anthony, ma non basta: è la settima sconfitta nelle ultime otto per Orlando, che ormai non ha pù nulla da chiedere a questa stagione.

DETROIT PISTONS-OKLAHOMA CITY THUNDER 110-104
Tutt’altro che match clou della serata, la sfida fra Pistons e Thunder regala comunque equilibrio per tutti i 48 minuti effettivi, e si risolve solo nel finale a favore dei padroni di casa, trascinati dai 29 punti di Josh Jackson e dalla doppia-doppia da 15 punti e 21 rimbalzi di Isaiah Stewart. È grazie soprattutto a loro che Detroit ritrova il successo dopo tre sconfitte consecutive, mentre a Oklahoma City non bastano i 26 di Lu Dort e i 19 di Darius Bazley, anche perché hanno un loro peso le 22 palle perse complessive, 5 delle quali sul tabellino di Theo Maledon (solo 8 punti per il giovane play dei Thunder). I Pistons arrivano così a 17 vittorie stagionali sulle 56 partite giocate: sono ancora ultimi ad Est, ma il penultimo posto (occupato da Orlando) dista solo una partita.

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