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Bilan si gode il premio di MVP: "Grazie Italia, voglio divertirmi fino a 40 anni"

Il leader della Germani, eletto miglior giocatore della stagione, ringrazia compagni e staff e guarda ai giovani: "Mi piacciono molto Ellis e Niang"

22 Mag 2025 - 10:15
 © IPA

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Il momento è di quelli speciali: vincere il premio di MVP, a 36 anni, è un riconoscimento a quello che sta facendo in campo, con numeri e costanza incredibili. Miro Bilan ha raccontato tutta la sua felicità a Cristiano Tognoli, sulle pagine di Tuttosport.

"Sono molto felice, onorato che l'Italia mi abbia riservato questo premio. Sono al quinto anno nel vostro Paese e non finisce qui. Voglio ringraziare i miei compagni, Peppe Poeta, tutto lo staff medico, la gente che lavora ogni giorno per metterci nelle migliori condizioni per rendere al massimo. E soprattutto, voglio ringraziare il nostro ad Mauro Ferrari, un appassionato di questo sport, un uomo buono e generoso. Vincere il premio di miglior giocatore a quasi 36 anni, in un ambiente sereno, in una città dove non potrei trovarmi meglio: adesso la vita per me è davvero bella".

Premio che acquista ancora più significato guardando al suo passato.

"Ricordo qualcosa della guerra in Jugoslavia. Avevo 3-4 anni, certi flash non si dimenticano. Ma amo la mia terra e fin che ho potuto ho giocato volentieri in Nazionale. Rispetto al Bilan che nove anni fa fu votato miglior giocatore nella Lega Adriatica sono cambiato molto: avevo 7/8 chili in più e anche qualche capello in più. Un fisico non propriamente da atleta forse non mi ha permesso di fare il salto in NBA, ma non l'ho mai vissuto come un problema".

L'età non è un problema, soprattutto in un momento in cui diversi atleti dimostrano di poter essere determinanti anche in una fase avanzata del loro percorso.

"In realtà negli ultimi anni la carriera media si è allungata. Nel basket come nel calcio. Penso a Lebron, Totti, Modric. Ho ancora tanta fame, sono felice quando vado ad allenarmi e penso di poterlo fare fino a 40 anni".

Da qui, però, la riflessione sui giovani.

"Non ci sono molti giocatori giovani protagonisti, ma bisogna intendersi sul giovani. Se uno a 25 anni è considerato ancora così, non ci siamo. Mi piace molto Niang di Trento, può arrivare in NBA, Quinn Ellis non è italiano, ma è un giocatore incredibile. Non so però come lavorano nei settori giovanili italiani, quindi non vado oltre. Magari in futuro insegnerò qualcosa, ho accumulato tanta esperienza".

L'obiettivo, adesso, è andare in semifinale, con la sua passione per la Juve sullo sfondo.

"L'importante è che noi andiamo in semifinale. La Juve è un'altra storia, anche se una storia importante. Ho iniziato a tifarla quando avevo 7 anni e in Croazia guardavo le partite in tv. Impazzivo per Del Piero, poi è arrivato Mandzukic, il nostro orgoglio croato. Quando posso la seguo del vivo e quelli che hanno il posto dietro si lamentano perché, in effetti, ostruisco la visuale".

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