Intervista esclusiva al velocista azzurro oro olimpico di Tokyo con la 4x100, reduce da un eccellente inizio di stagione sui 200 metri
di Ferdinando Savarese© Grana/Fidal
Fausto Desalu, velocista azzurro conosciuto al grande pubblico sportivo soprattutto per essere stato il terzo frazionista della 4x100 italiana vincitrice della medaglia d'oro alle Olimpiadi di Tokyo 2021, ha vissuto il recente Golden Gala da spettatore in quanto nel programma del meeting non erano presenti i 200 metri, la sua specialità primaria in cui proprio nella scorsa stagione 2024 è diventato il secondo italiano più veloce di sempre con il tempo di 20"08, dietro solamente al mito Pietro Mennea che vanta il leggendario 19"72 dell'attuale record nazionale ed europeo ottenuto a Città del Messico nel 1979.
Fausto, come viene chiamato da tutti anche se il suo nome all'anagrafe è Eseosa Fostine, è nato a Casalmaggiore in provincia di Cremona il 19 febbraio 1994 da mamma Veronica che si era da poco trasferita da sola dalla Nigeria, per cui ha potuto in virtù delle leggi nazionali ottenere la cittadinanza solamente al compimento dei 18 anni, perdendo la possibilità di vestire la maglia azzurra nelle prime possibili competizioni internazionali della sua iniziale carriera iniziata peraltro sulle barriere veloci, con anche un crono di 7"86 sui 60 ostacoli che gli sarebbe valso il primato nazionale under 18 se fosse stato già ufficialmente italiano.
La sua strada era però nella velocità pura dove si è ben presto rivelato in particolare dal 2016, con l'eccellente crono di 20"31 sui 200 in occasione della sua vittoria nei campionati italiani di Rieti, per poi rimanere da allora costantemente nelle primissime posizioni nazionali della specialità, partecipando tra l'altro a ben 3 olimpiadi, 3 campionati mondiali e 5 europei sempre sul mezzo giro di pista, oltre ovviamente alle sue varie presenze nella staffetta veloce, e mantenendosi costantemente su tempi di valore sino al suo nuovo limite ottenuto l'anno scorso, con anche negli anni tante partecipazioni alle gare dei 100 metri dove vanta un personale di 10"21 del 2022 e qualcuna sui 400 metri con un proprio limite di 46"15 risalente al 2023.
La sua nuova stagione 2025 è iniziata con la presenza in prima frazione nella staffetta 4x100 delle World Relays in Cina dove la squadra azzurra ha ottenuto la qualificazione per i mondiali di Tokyo a settembre, per poi esordire sui 200 a Bruxelles con un brillante 20"27 il 25 maggio scorso a cui ha fatto seguito una settimana dopo, il 1° giugno a Dresda, un ancor miglior 20"21, suoi migliori tempi della carriera al debutto in pista e oltretutto in entrambe le occasioni con un forte vento contrario, ottimo auspicio per le tante sfide che l'attendono a cominciare dal 20 giugno prossimo quando sarà sui blocchi dei 100 del Roma Sprint Festival insieme a Marcell Jacobs.
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Fausto un inizio di stagione molto positivo con due eccellenti risultati. Ti aspettavi di essere così in condizione in questa fase dell'anno?
"Sapevo di stare bene, il mio obiettivo era correre 20"15. Poi del senno del poi sono piene le fosse ma senza vento contro sul rettilineo in entrambe le circostanze credo sarebbe stato proprio così".
Hai 31 anni e mai avevi iniziato con questi crono le tue gare all'aperto, oltretutto con due dei migliori tempi della tua carriera. È cambiato qualcosa nella preparazione o lo attribuisci ad altro?
"In realtà non ho cambiato nulla da un punto di vista di allenamento e di stile di vita. Il mio pregio o difetto è che sono molto quadrato e, in quanto tale, seguo una routine molto rigida che mi porta tutte le sere a cenare alle 19.30 e ad andare a dormire verso le 22.30, in quanto attribuisco una priorità estrema al sonno. Da un po' di tempo però ho cominciato a curare meglio anche la mente, perché credo che il benessere fisico debba andare di pari passo con quello mentale per riuscire a tirare fuori il massimo delle potenzialità".
Tu e il tuo coach Sebastian Bacchieri avete impostato una doppia programmazione in considerazione dell'appuntamento per i mondiali in Giappone a metà settembre?
"Credo, e ovviamente è una mia personale convinzione, che il discorso della doppia preparazione sia un po' anni 80 e che ora con l'evoluzione delle metodologie sia possibile per tanti atleti correre forte tutto l'anno. Ovvio, deve essere tutto ponderato nel senso di dare priorità al recupero, sia nell'allenamento che dopo le gare. Per fare un esempio voglio citare l'anno scorso quando ottenni 20"40 a febbraio in Sudafrica, mio miglior esordio di sempre prima di questa stagione, per poi realizzare il personale a luglio con 20"08".
Nel 2023 hai impostato la tua preparazione puntando a gareggiare anche sui 400 piani ma poi dall'anno seguente sei ritornato stabilmente sui 200 peraltro con eccellenti risultati. Cosa ti aveva spinto verso quella scelta?
"È stato concordato allora con il mio coach sempre nell'ottica dei 200, che è sempre rimasta nella mia testa la priorità, con l'intenzione di correre i 400 in scioltezza ed avere poi la stessa anche nei 200, ovviamente a una velocità maggiore. Di fatto l'anno successivo ho raccolto i frutti di questo lavoro e credo di stare continuando a raccoglierli".
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Tu sei uno dei quattro eroi della staffetta 4x100 oro olimpico di Tokyo 2021, ma poi negli anni successivi le tue partecipazioni nel quartetto si sono diradate e non eri presente in occasione degli altri due podi conquistati, l'oro europeo di Roma 2024 e l'argento mondiale di Budapest 2023. È dipeso maggiormente da tue scelte o da quelle di altri?
"Assolutamente non da una mia scelta, io sono sempre stato a disposizione, ma credo sia normale che nelle discipline di squadra si debbano prendere le decisioni più opportune nell'interesse del gruppo e va benissimo così".
Sei nato in Italia dove vivi da sempre, ma sei diventato cittadino italiano solo a 18 anni in quanto i tuoi genitori sono di origini nigeriane. Questa situazione ti ha in qualche modo creato dei problemi nella tua adolescenza?
"La mia adolescenza è stata molto serena, sempre circondato da persone con sani valori, per cui gli unici piccoli problemi sono dipesi dal fatto di aver saltato qualche mondiale giovanile in quanto ovviamente non potevo vestire la maglia azzurra".
Quale pensi sia il ricordo più bello della tua carriera, pur se quasi scontato te lo chiedo ugualmente, ma anche quello più brutto?
"Sicuramente l'oro di Tokyo è stato l'obiettivo di una vita raggiunto, ma le montagne russe che ho passato prima degli europei di Berlino 2018, con i vari contraccolpi per aver deciso di cambiare tecnico a stagione in corso, con poi quel 20"13 di mio personale nella finale dei 200 è davvero un ricordo bellissimo, anche perché si è trattato di una prestazione cronometrica veramente inaspettata".
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L'atletica ti ha dato certamente tanto e tanto può ancora darti, ma facendo un bilancio ritieni sino ad adesso di avere più debito o credito con la fortuna che, in ogni caso, aiuta sempre?
"È difficile da dire. Posso solo affermare di essere stato sfortunato in alcune occasioni come ad esempio, per citare le ultime, il podio mancato agli Europei di Roma 2024 e la successiva finale mancata alle Olimpiadi di Parigi per soli 6 centesimi. Ma fa parte dello sport e devo dire che ogni fallimento o delusione mi ha aiutato a crescere per cui, se sono ancora qui a 31 anni a dire la mia, è anche grazie a questo".
Hai sempre detto come la persona più importante e fondamentale della tua vita sia sempre stata tua madre, ma c'è qualcun altro a cui ritieni di dover fare un particolare ringraziamento?
"Sicuramente ai miei nonni che mi hanno trasmesso tanti valori ma anche al mio coach Sebastian a cui devo molto. Ha sempre creduto in me, a volte anche più di me stesso, e sono cresciuto tanto sotto tutti i punti di vista grazie a lui".
C'è un atleta del passato o anche del presente a cui ti sei ispirato?
"Il mio idolo è sempre stato Andrew Howe. Avevamo tanto in comune, entrambi amanti del metal e batteristi, penso abbia pure frequentato ragioneria come me, e ancora ho nella mente il ricordo di quella sua finale del mondiale di Osaka nel 2007. In teoria non avrei potuto guardarla perché in punizione in quanto non avevo ancora fatto i compiti, ma essendo in casa da solo e sapendo dov'era nascosto il telecomando non seppi ovviamente resistere. Provai anche il salto in lungo da ragazzo ma non era la mia strada e decisi di puntare sui 200 metri".
I sogni non finiscono mai e anche se ne hai già realizzati tanti, quale è il prossimo?
"Più che sognare voglio pensare ad affrontare ogni obiettivo nella miglior condizione possibile come su tutto quest'anno i mondiali in Giappone di settembre, con il pensiero a lungo termine sui Giochi di Los Angeles 2028, ma al tempo stesso voglio anche divertirmi a cominciare dalla prossima gara del 20 giugno prossimo quando sarò sui blocchi dei 100 metri con Jacobs e Patta".
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