Intervista esclusiva al triplista italo cubano reduce da una stagione ricca di tre titoli, ma anche dalla delusione nei mondiali in Giappone
di Ferdinando Savarese© Getty Images
Andy Diaz, specialista italo-cubano del salto triplo maschile, ha rappresentato certamente una sorpresa in negativo per il suo sesto posto nella finale dei mondiali a Tokyo, in quanto uno degli azzurri su cui maggiormente si puntava per la conquista di una medaglia, forte delle vittorie indoor sia agli europei di Apeldoorn che ai mondiali di Nanchino, in quest'ultima circostanza con il nuovo record italiano di 17.80, ma anche del successo nella finale della Diamond League a Zurigo tre settimane prima dell'evento giapponese, dove aveva superato proprio il portoghese Pedro Pichardo oro iridato poi in Giappone.
Per il 29enne atleta, che compirà 30 anni il prossimo 25 dicembre, è stata certamente una grande delusione in quanto per la prima volta da quando ha potuto vestire la maglia azzurra, il 1° agosto del 2024 alla vigilia delle Olimpiadi di Parigi dove fu terzo nella finale, non è riuscito a conquistare un podio, e per questo non ha cercato scuse anche se di fatto la fastidiosa pubalgia che lo ha perseguitato per tutta la stagione, si è particolarmente acutizzata nei giorni immediatamente prima delle gare di Tokyo e ha condizionato in maniera importante il suo rendimento.
Per il saltatore che vive a Roma allenato dal grande ex triplista Fabrizio Donato, adesso solo una grande voglia di riscatto per aver mancato l'obiettivo più importante dell'anno, consapevole del suo talento che non gli fa temere nessun avversario, anche se è fondamentale per superare chiunque il prossimo anno, lasciarsi definitivamente alle spalle ogni problema fisico, e per quello attuale è necessario anche tanto riposo.
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Andy, vista da fuori una stagione straordinaria, nonostante la sfortuna per l'acutizzarsi della pubalgia pochi giorni prima dei mondiali. Tre titoli vinti tra europei e mondiali al coperto oltre che il trofeo del diamante. Sei più rammaricato o contento?
"Sinceramente non sono totalmente soddisfatto perché avevo dichiarato a inizio dell'anno che avrei voluto vincere tutto realizzando una misura ancor più importante, per cui se devo darmi un voto mi do 8 e ammetto di avere dentro tanto rammarico per quanto accaduto a Tokyo, dove quantomeno l'obiettivo era conquistare un altro podio per l'Italia".
Nella finale della Diamond League a Zurigo era sembrato che i tuoi problemi fisici fossero superati. Cosa è successo dopo?
"In effetti a Zurigo ero riuscito a gestire la gara al meglio in quanto il dolore non mi aveva condizionato troppo, dandomi anche grande fiducia e ottimismo per i mondiali, ma purtroppo l'infiammazione si è ripresentata in maniera importante durante la qualificazione a Tokyo, senza nessun segnale prima come sempre accade per questo tipo di problematica che si manifesta in particolare nei momenti agonistici più importanti, cosa avvenuta ancor di più nella finale a causa del maggior numero di salti".
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Quando ha avuto inizio questo problema della pubalgia?
"Il primo episodio importante si è verificato nel corso delle Olimpiadi di Parigi, l'anno scorso, e da allora questa infiammazione non mi ha più lasciato condizionando in parte la mia preparazione, ma soprattutto facendo si che dovessi centellinare le gare per tutto il 2025, anche se il mio tecnico Fabrizio Donato è stato bravissimo come sempre a portarmi negli eventi principali al meglio, salvo appunto a Tokyo dove purtroppo neanche la sua esperienza ha potuto nulla contro il dolore che mi ha condizionato più che mai".
Come sono le tue condizioni adesso e cosa state facendo per risolvere definitivamente il problema?
"Sono stato con Fabrizio al ritorno dal Giappone a Milano da un grande specialista di medicina dello sport quale il Prof. Franco Combi, che mi ha suggerito di rinforzare il più possibile l'apparato scheletrico e la densità ossea anche attraverso cicli di magnetoterapia, ma certamente è fondamentale il riposo per disinfiammare il più possibile il pube ed evitare il ritorno del dolore. Devo dire che negli ultimi anni, in particolare, mi sono preso pochissime pause specie da quando sono arrivato in Italia perché dovevo dimostrare il mio valore e preparami al meglio per quando avrei vestito la maglia azzurra a cui tanto tenevo. Adesso però è importante prendere una pausa rigenerante nell'ottica delle nuove sfide e non avere fretta".
Cosa è successo con Pichardo dopo la conclusione della finale di Tokyo?
"Tra me e Pedro esiste da quando vivevamo a Cuba una sana competizione che si manifesta in maniera più vivace durante le gare dove l'adrenalina aumenta a dismisura. In realtà la premessa dello scambio di battute a Tokyo era stata la finale della Diamond League a Zurigo di qualche settimana prima, dove l'ho battuto vincendo il mio terzo trofeo del diamante e dove, alla fine della gara sono andato da lui che a sua volta ne ha vinti tre, dicendogli che eravamo pari e che nel 2026 ci sarebbe stata la bella per definire chi fosse il diamante assoluto. Lui invece mi ha risposto che ci saremmo visti a Tokyo e quando, dopo la sua vittoria, io che ero vicino a lui ho sentito che diceva di voler ritirarsi, mi sono avvicinato ancora di più e gli ho detto che non doveva assolutamente farlo perché volevo la rivincita ed ero certo che l'avrei battuto, per cui ci siamo un po' ulteriormente scaldati, e in ogni caso posso dire con certezza che non si ritirerà assolutamente".
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Nonostante i tuoi risaputi problemi fisici, non hai cercato scuse per la sconfitta e questo ti fa ancora più onore. Sinceramente però ritieni che, in condizioni ideali, avresti potuto battere Pichardo che ha fatto un salto di 11 centimetri superiore al tuo personale?
"Io sento di essere più forte di Pichardo, e sono sicuro che se fossi arrivato a Tokyo in condizioni ideali senza alcun dolore, o comunque gestibile, avrei fatto una gara completamente diversa e nessuna misura mi sarebbe stata preclusa. Nell'ultima gara della stagione 2024 rappresentata dalla finale dei campionati societari a Modena, ho saltato 17.25 con solo 7 appoggi, e ricordo che in quel momento mi sono sentito al massimo della condizione dell'anno che non avevo raggiunto nemmeno alle Olimpiadi per l'inizio della pubalgia. Partendo proprio da quelle sensazioni ho fatto dichiarazioni importanti per il 2025, che non ho mantenuto in pieno, ma la mia testa sa di essere più forte di Pichardo".
Il fantastico argento di Dallavalle dimostra che la scuola italiana del triplo è ai vertici mondiali, ma anche che il tuo arrivo ha creato ulteriori stimoli positivi. Sei contento di questo?
"Sono molto felice per Andrea che ha fatto una grandissima stagione e ha tenuto alto l'onore dell'Italia nel salto triplo, dimostrando che siamo certamente una nazione ai vertici massimi in questa disciplina".
Nel 2026 ci sarà un titolo mondiale al coperto da difendere, per cominciare, ma anche soprattutto dovrai cercare di risolvere definitivamente i tuoi problemi di pubalgia. Sei ottimista sul fatto di poter conciliare le due situazioni?
"Naturalmente vorrei poter gareggiare a Torun a marzo per confermare il mio successo di Nanchino di quest'anno, ma dovrò valutare nelle prossime settimane la mia situazione perché è indispensabile risolvere il problema legato alla pubalgia e le possibilità che ciò avvenga aumentano in relazione a un adeguato periodo di riposo. Non so quindi quando potrò iniziare la preparazione per cui, se riterrò all'inizio del nuovo anno di potermi presentare in gara ai mondiali in Polonia con la possibilità di lottare sino in fondo per la vittoria, sicuramente ci sarò, ma se così non fosse preferisco pensare solamente alla stagione all'aperto".
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La stagione all'aperto sarà in ogni caso molto ricca, con il titolo della Diamond da difendere e l'europeo di Birmingham che rappresenta l'unica manifestazione in cui non hai ancora indossato la maglia azzurra. Quanto tieni in particolare a questo evento?
"Sarà certamente l'obiettivo principale, a Roma non ho potuto esserci perché non avevo ancora ottenuto l'eleggibilità per rappresentare l'Italia, in una manifestazione che avrà la stessa valenza di un campionato del mondo per la presenza dei principali specialisti in assoluto e potrà quindi regalarmi la rivincita che voglio dopo Tokyo".
A fine del 2026, a settembre, ci sarà la prima edizione dei World Athletics Ultimate Championship a Budapest, un evento riservato ai più forti atleti del mondo senza limiti di numero legato alla nazionalità, ma solo sulla base delle graduatorie. Per motivi definiti di copertura televisiva sono state escluse alcune discipline tra cui il salto triplo maschile. Cosa ne pensi?
"Difficile fare un commento perché tra l'altro nel programma c'è il triplo femminile e questo rende la decisione presa ancor meno comprensibile, pur se anche altre discipline sono state escluse. Personalmente spero che possano esserci delle modifiche nei prossimi mesi, ma credo che gli atleti delle singole specialità non presenti dovrebbero mettersi insieme e trovare il modo di scrivere a World Athletics ed esprimere la propria disapprovazione".