Albertini, Cassani, Scabbio e Roberto Re spiegano come sprigionare il potenziale: "Van Basten era il più forte anche dal punto di vista mentale"
"Quando ero nelle giovanili del Milan ho incontrato tanti talenti, ma la maggior parte di loro non è diventata professionista perché non ha saputo gestire la propria mente". La rasoiata, meno comprensibile di quanto sembri per chi non ha mai approfondito l'argomento, porta la firma di Demetrio Albertini, che nella splendida cornice di Expo 2015 manda un messaggio deciso a ogni atleta di qualsiasi disciplina.
Nel corso dell'evento 'Mente, sport e talento', organizzato da   Roberto Re - mental coach numero 1 in Italia - e Stefano   Scabbio - presidente Area Mediterranea ManpowerGroup -, l'ex   centrocampista della Nazionale spiega uno dei pericoli maggiori   a cui va incontro un calciatore: "Ho visto talenti molto bravi   che poi non sono cresciuti perché non sono mai stati abituati   alla difficoltà di incontrare qualcuno più bravo di loro. Chi   era più abituato prima, è poi riuscito a essere un grande   professionista. Il più forte di tutti dal punto di vista   mentale? Van Basten, ma tutto quel Milan era forte. Non avevamo   paura né di vincere, né di perdere. In allenamento si faceva   gara a stare davanti. Erano cose naturali, erano regole non   scritte che ci hanno permesso di segnare la storia del calcio   mondiale".  
Preparare la mente di uno sportivo in modo che possa gestire al meglio alcuni, possibili, fattori depotenzianti come (ad esempio)   paura e pressioni è una delle missioni di Roberto Re, mental   coach di celebri campioni quali Jessica Rossi, Lorenzo   Bernardi, Isolde Kostner, Kristian Ghedina. "La componente   mentale oggi è fondamentale - spiega il fondatore di Hrd -.   L'atleta migliore, fisicamente preparatissimo e tecnicamente   numero 1, se al momento della prestazione non è mentalmente   pronto, farà un disastro. Una cosa che mi ha sempre sconvolto è   che per la componente fisica e tecnico/tattica viene dedicato   un impegno di tempo ed energia incredibile, mentre la parte   mentale non è mai stata curata. Ora qualcosa sta iniziando a   cambiare, in Italia è ancora qualcosa di nuovo ma diventerà   normalissimo come è ovvio che sia".
Davide Cassani, c.t. della Nazionale italiana di ciclismo,   racconta la straordinaria importanza della testa quando si è   seduti sulla sella: "Nella mia vita più o meno ho fatto 850mila   chilometri, vuol dire che ho pedalato per circa 1.200 giorni,   vuol dire che, nei miei 54 anni di vita, più di tre anni li ho   passati in bicicletta. Ho avuto tanto tempo per pensare e   mettere in pratica tecniche che nessuno mi ha insegnato ma ho   imparato sulla mia pelle. Ancora adesso, con la testa, riesco a   comandare i muscoli anche quando i muscoli non ce la fanno   più".
Certe consapevolezze, come spiegato da Cassani, maturano   solamente col passare degli anni e proprio per questo motivo   diventa necessario l'intervento di un mental coach in grado di   anticipare i tempi. "La maggior parte degli atleti, verso fine   carriera, ha l'esperienza per gestirsi mentalmente - sottolinea   Roberto Re -, solo che non ha più il fisico per poter esprimere   al massimo il proprio potenziale. Il mio lavoro aiuta le   persone a imparare prima a gestire meglio la tensione, lo   stress, il dialogo interno e tutto ciò che dà accesso al   proprio potenziale".
Uno degli sport nel quale è più diffusa la figura del mental   coach è la pallavolo. "E' frequente nelle squadre al top -   racconta Marco Mencarelli, allenatore della Futura Volley Busto   Arsizio -. C'è il mental coach che aiuta lo staff nella lettura   del comportamento degli atleti e c'è il mental coach del   singolo atleta che nasce dall'adesione, dalla decisione del   giocatore. Non esiste quello di squadra". Sport e vita vanno di   pari passo: "Oggi la società ci impone di essere estremamente   competitivi e di sviluppare alcune virtù quali la resilienza,   lo spirito di sacrificio e il coraggio di affrontare certe   situazioni - dice Stefano Scabbio -. Nello sport, come nelle   aziende, capire che qualcuno può aiutarti a esprimere una   performance superiore è una cosa estremamente importante".
E a capirlo prima di tutti, ancora una volta, è stato Roberto   Re, che è pronto a inaugurare un progetto ambizioso e   innovativo: "Vent'anni fa mi prendevano per un marziano.   Adesso, dopo anni che seguo campioni del mondo e medaglie d'oro   olimpiche, stanno iniziando a venirmi a cercare. Abbiamo creato   un istituto internazionale di coaching mentale per sportivi   (International sport mental coaching institute). Entro la fine   dell'anno lanceremo questo progetto, saremo in grado di seguire   gli atleti ma lavoreremo anche da un punto di vista di   diffusione e divulgazione. Abbiamo creato un corso audio-video   che sarà disponibile on line e avrà un costo accessibile per   tutti. Potrà essere seguito dal mega professionista e dal   ragazzino di 13 anni che sta iniziando, dall'amatore di golf e   da quello che va a correre la maratona la domenica. Sarà per   chiunque voglia imparare le basi della preparazione mentale,   perché se non hai le basi difficilmente genererai risultato o   lo farai a fatica, in base a esperienze ed errori passati. La   testa non deve lavorare contro di te. Saper gestire la   pressione, nel momento decisivo, fa tutta la differenza del   mondo".