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Chapecoense, lo schianto dell'aereo: l'ipotesi del carburante esaurito. Le parole del comandante

Tra i soccorritori anche un bambino di 10 anni, decisivo per il ritrovamento dei feriti

01 Dic 2016 - 13:33

Il recupero delle scatole nere darà delle risposte sul disastro aereo in Colombia, costato la vita a 71 persone e che ha distrutto praticamente per intero la Chapecoense. Il primo comunicato diffuso dalle autorità competenti parlava di un guasto elettrico sul BA Avro RJ85 della LaMia Airlines (matricola  TT2933), un aereo di 17 anni recentemente revisionato nel Regno Unito. Fin dalle prime ore della mattinata di martedì, però, circolava il sospetto che alla base della tragedia ci fosse stato un problema con il carburante. Una perdita? Esaurito? Molto più probabile la seconda ipotesi.

Il velivolo era decollato alle 6.18 ora boliviana dall'aeroporto Internazionale di Viru Viru, in Bolivia. L'atterraggio a Medellin era fissato per le 21.33 ora della Colombia, ma l'aereo ha perso i contatti con la torre di controllo quando sorvolava La Ceja e La Union. Tra Santa Cruz (Bolivia) e Medellin (Colombia) ci sono 1.848 miglia terrestri, cioè 2.974 chilometri. 3.000 spaccate in linea d'aria. L'aereo in questione con il carico massimo (può trasportare fino a 128 passeggeri) ha un'autonomia di 2.909 chilometri: sul volo c'erano 77 persone.

In prossimità di Medellin, attorno alla pista di atterraggio - come riporta il Corriere della Sera - c'era un po' di traffico aereo, con velivoli in attesa di atterrare e costretti a fare dei giri prima dell'ok. Il primo atterraggio autorizzato è stato quello del volo 8170 della compagnia Viva Colombia, partito da Bogotà, diretto a San Andres e poi spostato su Medellin.

L'aereo con a bordo la Chapecoense, costretto ad aspettare, ha comunicato alla torre di controllo problemi di natura elettrica a bordo. L'ipotesi, tra le altre, è che le spie non abbiano segnalato la carenza di carburante. In effetti è stata smentita l'ipotesi che il comandante dell'aereo abbia scaricato il carburante prima di tentare l'atterraggio di emergenza: al Cerro Gordo, luogo dell'impatto, non ci sono tracce di carburante. Gli 8-9 minuti di attesa prima di procedere all'atterraggio possono quindi essere stati letali per il volo.

Anche un bambino di 10 anni ha contribuito a salvare il primo superstite dopo l'incidente aereo . Il piccolo, secondo quanto hanno riferito a Efe alcuni testimoni, avrebbe coordinato l'evacuazione dalla carcassa del velivolo del giocatore brasiliano Alan Ruschel, nel luogo conosciuto come cerro El Gordo. "Quando stavamo parcheggiando le camionette - ha spiegato Sergio Marulanda, un abitante del posto che ha contribuito ai soccorsi - è arrivato un bambino e ci ha detto che alcuni feriti stavano venendo estratti dall'altra parte" del velivolo. Marulanda si è improvvisato soccorritore dopo una telefonata del fratello, medico del posto, che gli ha detto di andare con il suo 4x4 e con i mezzi di altri amici vicino al luogo dello schianto per partecipare alle operazioni, scattate due ore dopo lo schianto dell'Avro Regional RJ85, della compagnia boliviana Lamia.

 "Un poliziotto mi ha detto: sei il primo arrivato, fai salire il bambino sulla camionetta e vai a prendere i feriti", ha spiegato Marulanda, originario di La Unión e tifoso dell'Atlético Nacional, la squadra che il Chapecoense avrebbe dovuto sfidare nella finale della Copa Sudamericana. Nel pieno della scena infernale, Marulanda ha portato Ruschel sul suo mezzo, con i soccorritori che da subito hanno cercato di stabilizzare le sue condizioni. "Chiedeva della famiglia, dei suoi amici, diceva che aveva molto male all'anca perché aveva una frattura", ha spiegato l'uomo. Ruschel, ancora cosciente, ha parlato brevemente in spagnolo con i soccorritori e poi è stato portato in una clinica nella località di La Ceja.

Nei pressi della via principale di La Unión è stato installato il comando dei soccorsi, con automobili, ambulanze e giornalisti, per coordinare le operazioni. Da lì sono partite le squadre di salvataggio, su mezzi a motore, moto, cavalli, verso il luogo della tragedia, posto a circa 17 chilometri di distanza. Per raggiungerlo è necessaria anche una camminata di oltre 30 minuti alla fine del percorso, perché il terreno in quella zona è in grande pendenza.

Tra i vari soccorritori anche Teobaldo Garay, capitano del corpo dei pompieri del Perù, che era in visita in Colombia, e ha contribuito a salvare il giocatore Helio Hermito Zampier, Neto, ultimo sopravvissuto trovato nei resti dell'aereo. "Mi sono preso cura della testa e del collo, visto che il paziente aveva subito un grave trauma cranico e in stato quasi di incoscienza", ha spiegato, sottolineando che il giocatore è stato trovato con addosso i documenti sotto la fusoliera.

"Dovevo esserci io, ma poi sono rimasto in patria". E' la rivelazione scioccante di Edmundo rilasciata a Good Morning Fox. Al posto dell'ex attaccante di Fiorentina e Napoli, che non è partito per un problema famigliare, è salito sul volo maledetto il collega Mario Sergio, ex ala sinistra di Fluminense, Botafogo e Palmeiras, anche lui tra le vittime del disastro aereo di lunedì.

Al quotidiano "Folha de Sao Paulo", la moglie di Alan Ruschel, uno dei cinque sopravvissuti alla strage aerea che rischia di rimanere per sempre paraplegico, racconta di aver chiesto al marito di non viaggiare in Colombia perché aveva avuto un cattivo presentimento. Lei stessa aveva cancellato un viaggio in Australia. "Dì che non stai bene e non fare questo viaggio" le parole di implorazione andate a vuoto di Marina Storchi al calciatore.

"Signorina, Lima May India è in avaria totale, avaria elettrica totale, senza carburante". Sono le parole del comandante Miguel Quiroga, alla cloche del volo della LaMia poi precipitato in Colombia. Lo riferiscono i media colombiani citando una registrazione audio tra la cabina di pilotaggio e la torre di controllo dello scalo di Medellin. Il controllore di volo, dopo aver informato che la pista "è libera e operativa" e che i vigili del fuoco sono "avvisati", avrebbe chiesto la posizione e l'altezza dell'aereo non ottenendo più risposta.

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