Totti-Spalletti e la pace, necessaria e "impossibile"

La crisi e i tentativi di ricomporla. Ma il rischio è di aver minato il presente e anche il domani

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E adesso cosa succede? Finisce a tarallucci e vino come se niente fosse? Con Totti che ritorna ad allenarsi, e con Spalletti che ritorna ad allenarlo? Dovrebbe essere così, ma non sarà così. Perché ciò che è accaduto nello scorso week-end non è il classico incidente di percorso, l'ennesima incomprensione tra un giocatore che pretende considerazione e l'allenatore che gliela nega. E' molto di più.  

È il futuro della Roma che si scontra con il passato, mettendo a rischio il presente. Da una parte la storia giallorossa dell'ultimo (abbondante) ventennio, dall'altra il progetto nuovo che la esclude. Il compromesso funziona in politica. Non quando devi andare in campo, nel rispetto del vigore atletico e degli equilibri di spogliatoio.
Spalletti, innegabilmente, aveva mancato di rispetto a Totti quando lo aveva mandato in campo negli spiccioli finali della gara di Champions col Real. Avrebbe potuto risparmiargli quell'umiliazione e probabilmente non sarebbero arrivate a scoppio ritardato le esternazioni del capitano. Ma il problema non sarebbe stato cancellato. Perché esiste, e non da oggi.
E allora è giusto domandarsi cosa accadrà di qui alla fine del campionato. Se Spalletti continuerà ad escludere Totti nel rispetto delle sue convinzioni esternate in più d'una occasione da quando è approdato a Trigoria. O se il duello di questi ultimi giorni ne condizionerà le scelte, il comportamento. Se Totti accetterà il ruolo di capitano-poco-giocatore, standosene buono buono in un cantuccio in attesa di capire le intenzioni della proprietà, o se i suoi malumori, i suoi mal di pancia serpeggeranno nello spogliatoio col rischio di minarne la serenità.

Non ci fosse di mezzo la carta d'identità, i cocci del vaso rotto si potrebbero ricomporre. Purtroppo si andrà avanti facendo finta di niente, ma con i due, Spalletti e Totti, fermi nello loro rispettive posizioni.

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