Prandelli, voglia di campo: "Cerco una nuova sfida"

"La Nazionale mi fa ancora soffrire. Nessuno mi ha cercato, ma la voglia di ricominciare è tanta"

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Dopo il fallimento ai Mondiali e l'esonero al Galatasaray, Cesare Prandelli torna a parlare. E lo fa a cuore aperto, parlando di passato e futuro. "La Nazionale mi fa ancora soffrire, guardo le partite in differita", ha spiegato ricordando l'avventura azzurra. Quanto alla possibilità di tornare in panchina, invece, l'ex ct ha le idee chiare: "Voglio una sfida forte, anche impossibile. Ho grande motivazione, ma non mi ha cercato nessuno".

"Non ho più l'ansia di dover rincorrere qualcosa - ha precisato Prandelli -. Diciamo pure che professionalmente sto rosicando, perché mi piacerebbe tornare in campo e far crescere una squadra. La voglia c'è, tanta. Ma è una voglia senza l'ansia che forse avevo avuto dopo aver lasciato la Nazionale, quando in 3-4 giorni avevo dovuto scegliere cosa fare". L'ex ct, dunque, è a caccia di una squadra. Ma non solo, per convincerlo a ripartire servirà di più: "Gli allenatori sono come i tifosi, devono sempre sognare di poter vincere qualcosa. Forse non credo più a dei progetti, perché progetto è ormai parola abusata, ma a delle sfide: voglio una sfida forte, anche impossibile".

"Se mi dite un progetto che ha funzionato in Italia negli ultimi vent'anni vi pago un caffè: funzionano se la base è come quella dell'Empoli, del Sassuolo, del Carpi, del Frosinone, del Chievo, realtà che danno il senso della possibilità di fare un lavoro - ha aggiunto -. I grandi club inseguono il risultato e la Juve è un caso a parte, ha iniziato a programmare dalla serie B ed è uno dei pochi club dove i dirigenti fanno i dirigenti 24 ore all'anno".

Prandelli vuol tornare ad allenare, è chiaro. Ma in pochi, finora, si sono fatti avanti: "A livello europeo ho avuto proposte, e anche buone, ma ho dovuto prendere tempo per risolvere prima il contenzioso con il Galatasaray e non tutti possono aspettare. Ma su eventuali proposte straniere una riflessione in più la farò, anche se non scarto a priori l'ipotesi: non tutto quello che è fuori dall'Italia luccica". "Il Gala fu un errore, Unal Aysal era un visionario e mi parlò del progetto di un'Accademy europea - ha proseguito -. Gli ho creduto, poi si è dimesso e con la nuova dirigenza è cambiato tutto". E in Italia? "Non ho ricevuto offerte, ma la cosa non mi ha stupito. Non so quali siano i criteri guida dei nostri dirigenti e ci sia davvero volontà di disegnare un progetto tecnico: a volte vedo club che scelgono profili completamente diversi dal precedente", ha spiegato l'ex ct azzurro. Dunque meglio prepararsi un piano B: "Se non arrivano richieste ci inventeremo un altro ruolo. Ma in tanti sono stati esonerati: l'unico libero sono io. Prendere un procuratore non fa parte del modo di pensare della mia generazione, ma ci sto pensando".

Ritornando poi sull'Italia e sulle recenti polemiche sollevate anche da Bonucci e in parte da Conte, Prandelli tira dritto: "Ognuno eredita quello che eredita: è successo anche a Lippi e Donadoni e poi pure a me, ma credo che per la mia gestione parlino i numeri. Dopo aver battuto l'Inghilterra eravamo tutti fenomeni e avevamo indovinato tutto. Poi ne ho sentite di tutti i colori...". " Il fatto è che una volta arrivavano in Nazionale dei leader, giocatori già pronti: adesso è la Nazionale che deve far crescere i giocatori e diventa complicato se devi fare il selezionatore - ha aggiunto -. La svolta arriverà quando la Lega permetterà a Nazionale di avere più tempo". Del resto per Prandelli l'Italia rappresenta ancora una ferita aperta: "E' una ferita che resta aperta, è una fine che non ho ancora elaborato del tutto, come quando finisce una storia d'amore. Le emozioni di quattro anni così intensi non passano via così e sono ancora forti: la Nazionale è qualcosa che va al di là di tutto, chi non capisce questo non ama fino in fondo la sua nazione".

Infine una battuta sul prossimo scudetto: "Chi vincerà? La Juve è favorita, ma la Roma ha tutto per competere, cme il Napoli se non sconvolge il progetto tecnico di Benitez. La Lazio ha margini enormi di miglioramento, il Milan se piazza altri grandi colpi di mercato può riproporsi e Mancini sa come si vince".

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