La "seconda punta 2.0" nel calcio moderno

Il 442 e le due punte in via di estinzione. Vera e propria evoluzione tattica o semplice tendenza del calcio moderno?

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Nato – per convenzione – nel 1966 con il “Wingless wonder” dell'Inghilterra vincitrice nel Mondiale di casa, in più di 50 anni il 4-4-2, modulo tattico universale, ha conosciuto un suo sviluppo nel calcio totale olandese, una realizzazione nel quadrato magico di Brasile e Francia e la sua massima espressione nell'interpretazione sacchiana con il Milan degli olandesi. Centrocampo in linea ed esterni alti, centrocampo a rombo con regista basso e trequartista, quadrato di centrocampo con gli esterni dentro il campo: sono tutte variazioni del 442, ma con un unico comune denominatore, la presenza delle due punte. Dagli anni '80 alla soglia dei 2000, la quasi totalità dei top club nazionali e internazionali giocava così. Adesso quasi nessuno. Ma è vero?

Nel corso degli anni il calcio è cambiato in un concetto fondamentale: il dinamismo. In questo scenario, una spinta decisiva l'hanno data i club, o meglio, gli allenatori che si sono resi protagonisti di questa rivoluzione. Uno su tutti, Pep Guardiola. I movimenti sono aumentati, la partecipazione alle varie fasi di gioco da parte di tutti i reparti – rappresentazione assai poco diffusa in passato – è diventata il punto di partenza sul quale ogni allenatore sviluppa le proprie strategie tattiche e per questo motivo il modulo, che altro non è che la fotografia statica della posizione dei giocatori in campo, fornisce una lettura poco realistica dell'effettivo comportamento delle squadre sul rettangolo verde.

Di fatto, nel corso di ogni singola partita, ogni squadra a seconda che sia in possesso o in non possesso palla, che sia in fase di transizione offensiva o difensiva, che sia in vantaggio o in svantaggio assume diversi moduli. Anche il 442.

Allo stesso modo, ai nostalgici delle coppie gol come Pulici-Graziani, Vialli-Mancini o Batistuta-Baiano rispondiamo che la seconda punta non è sparita. Facciamo un esempio, il 433 del Napoli di Sarri: in fase difensiva è un 442 (più precisamente un 4141)con Callejon e Insigne che si abbassano sulla linea dei centrocampisti e con Hamsik e Allan che si alzano – a seconda della posizione della palla – in pressing con Mertens, in fase offensiva Callejon rimane sul binario di destra mentre Insigne entra dentro il campo per sfruttare i triangoli con Mertens e aprire il corridoio per gli inserimenti della catena di sinistra. Se lo fotografassimo in questi momenti, lo schieramento del Napoli mostrerebbe due attaccanti vicini – Mertens e Insigne o mezzala – e con due esterni alti e larghi – Callejon e Hamsik o Ghoulam. In particolare, in fase di possesso, il Lorenzo nazionale si comporterebbe da seconda punta. A differenza di 20/30 anni fa, però, è una seconda punta dinamica, una seconda punta 2.0.

Il risultato è che il calcio moderno, caratterizzato dalla continua ricerca di triangolazioni, di giocate negli half-spaces, di partecipazione totale alle varie fasi, va oltre il modulo. Va oltre il numero delle punte in campo. Anzi, in uno sport che mantiene ancora il suo fascino nell'irrazionalità, ridurre tutto a delle cifre non solo è anacronistico, è sbagliato.

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