L'Italia di Conte può farci sognare: bella, solida e autoritaria

Gli azzurri agli Europei: ecco perché con questo ct si può pensare in grande

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Missione compiuta, l'Italia è agli Europei con 90 minuti d'anticipo in virtù del limpido successo di Baku che le permette di giocare martedi a Roma contro la Norvegia con l'unico obiettivo di chiudere il girone al primo posto, in attesa di notizie sul ranking e sulla possibilità di essere testa di serie al sorteggio di dicembre. Nove partite giocate, 6 vittorie e 3 pareggi, 14 gol segnati e 6 subiti, questi i numeri degli azzurri di Conte, capaci di far valere in questo mini-percorso europeo quella superiorità sbandierata dai favori del pronostico che non sempre in un calcio all'insegna del grande equilibrio rispecchiano fedelmente quelli che per storia e blasone dovrebbero essere gli effettivi valori in campo.

Le imprese di piccole realtà quali Islanda, Galles, Irlanda del Nord, la quasi qualificazione dell'Albania, la quasi certa esclusione dell'Olanda,le inopinate sconfitte dall'altra parte del globo di Argentina e Brasile contro Ecuador e Cile, fanno capire quanto sia divenuto difficile vincere ad ogni livello. Complimenti all'Italia, complimenti a Conte, al suo 4-4-2 camaleontico, spesso trasformatosi in 4-2-4 se non addirittura in 2-4-4. I numeri - a parte questi di natura tattica - sono tutti dalla sua parte. L'Italia arriva al traguardo di Francia 2016 imbattuta grazie alla testardaggine di un ct capace di estrarre dal cilindro di un campionato infarcito di stranieri - il 61 per cento nelle prime 7 giornate di campionato- elementi in grado di dare smalto alla sua nazionale, a cominciare dai goleador Eder, El Shaarawy e Darmian, curiosamente (ma non troppo), un mezzo brasiliano, un mezzo egiziano e uno che gioca in Inghilterra, per proseguire con l'ottimo Verratti, il naturale successore di Pirlo, il suo assistente Parolo, l'altruista Candreva, lo sfortunato Pellè, e il devastante - nei minuti finali - Sebastian Giovinco.

Che l'Italia potesse vincere era prevedibile, ma non in maniera così netta, autoritaria, giocando bene, come dovrebbe essere quando Golia sfida Davide. L'Azerbaigian ci ha ridato la nazionale, quella per la quale vale la pena di sognare in grande.

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