IL LIBRO

Ghiretti, una vita per il volley nel libro "Io lo conoscevo bene"

Lo storico dirigente si racconta a Leo Turrini: "Quelle volte con Berlusconi e Velasco". E la rottura con la pallavolo dopo la sfida per la presidenza federale

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Ghiretti, una vita per il volley nel libro "Io lo conoscevo bene" - foto 1
© ufficio-stampa

Nell’olimpo del volley italiano c’è anche lui, Roberto Ghiretti. 68 anni, una vita costruita anche attraverso una lunga serie di successi da dirigente sportivo nella pallavolo vincendo sia a livello nazionale, sia internazionale. E’ arrivato il momento del racconto e Ghiretti lo coglie al volo sottoponendosi al fuoco di fila di domande di Leo Turrini, giornalista amico, così amico che rivela nella biografia di “avergli rubato un prosciutto 40 anni fa”.

Dopo questa confessione, si può aprire il libro dei ricordi, “Io lo conoscevo bene, la vita, il volley e altre meraviglie” edito da Kriss. Si comincia dall’infanzia, il padre Gaetano che lavora il legno, la madre Annita, sì proprio con due enne, i primi approcci con lo sport fin da subito orientati all’organizzazione, a quei tempi di miniolimpiadi oratoriali. Fino ad arrivare al primo crocevia della vita: l’incontro a scuola con il professor Del Chicca, uno dei padri fondatori della pallavolo italiana insieme ad Anderlini e Costa, nella circostanza insegnante di educazione fisica capace di trasmettere i valori della pallavolo. Questo sport entra nella pelle di Ghiretti, che velocemente grazie a Del Chicca, diventa allenatore factotum di una società di C femminile cominciando a pensare che il ruolo di manager dello sport fosse la sua missione. Così a 17 anni è già responsabile provinciale della sezione pallavolo CSI per poi nel 1980 ottenere il primo risultato significativo: la promozione in A2, seguita due anni dopo da quella in A1, con l’Acqua Lynx Parma. Ghiretti guida un treno che si trascina vagoni carichi di ricordi e aneddoti. Il passaggio dal femminile al maschile, il grande dualismo Parma-Modena, il primo scudetto vinto con Torino alla bella nel 1982, il colpo di mercato Hugo Conte nell’83, uno di quelli che lo portò al soprannome Ghirettik, il Diabolik del volley.
Non manca il racconto del rapporto con Julio Velasco, guru della pallavolo, nuova CT della Nazionale femminile, conosciuto nel 1983 alla Coppa Intercontinentale in Argentina (INSIEME NELLA FOTO D'EPOCA). Velasco, in seguito, sulla panchina di Modena contese e vinse lo scudetto per tre anni consecutivi lo scudetto contro Parma. Nel periodo in cui Julio era allenatore della Nazionale e Ghiretti manager della Lega non mancarono visioni differenti. “Difficilmente riconosceva il contributo dei club ad una causa che era comune. Glielo rimprovero ancora oggi”.
Nel 1989, la vita di Ghiretti si arricchisce di un altro personaggio importante: Silvio Berlusconi. E’ Fabio Capello a contattare Ghiretti per la polisportiva Mediolanum che, rilevando il titolo di Mantova, era pronta a fare le cose in grande anche nella pallavolo. Un’offerta alla quale non si poteva rispondere negativamente anche a costo di divorziare dal grande presidente Carlo Magri. “Berlusconi voleva dare la sua impronta a tutto ciò che era riconducibile al suo gruppo. Aveva mille impegni, ma era presente su tutto, anche sul layout delle maglie”. Un’avventura finita dopo grandi soddisfazioni con uno degli aneddoti più curiosi. Ghiretti ha la barba, poco tollerata ma consentita dal Cavaliere. Ebbene, alla fine del rapporto per andare in Lega, arriva il regalo d’addio: un rasoio e un pennello d’oro con la dedica “Spero torni a lavorare per noi, ma senza barba”. Con la Lega, Ghiretti vive l’avventura più amata, “un approdo ideale, un punto di attracco irresistibile” seguita da quella più contrastata e mai decollata con la federazione. Ghiretti si candida alla presidenza sfidando proprio il suo ex presidente a Parma Magri, perde 56 a 44, ma paga comunque l’affronto per essersi opposto al sistema. “Me la fecero pagare, venni emarginato, fino al 2017, cioè fino a quando Magri rimase presidente, non ho mai lavorato per la Fipav”. Un’emarginazione raccontata come sofferta, “durata quasi come un ergastolo”. Così nel 2001 crea lo Studio Ghiretti voltando pagina e diventando imprenditore apprezzato nel mondo dell’organizzazione e comunicazione sportiva.
Si arriva alla fine dell’intervista “terapica” con l’ultima ammissione di Ghiretti: “Rifarei tutto, ne è valsa la pena”. Ci agganciamo per aggiungere che, sì, vale la pena anche immergersi nella lettura di questo volume soprattutto se si è appassionati di volley.

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