L'azzurra, atleta dell'anno per GQ Italia: "Vorrei avere il coraggio di smettere nel momento giusto della mia carriera"
di Redazione© Getty Images
"La vita dell'atleta è solitudine. Se non hai la fortuna di vivere a casa, però credo che l'80% degli atleti non viva con i propri genitori, quando ti svegli, sei da sola: fai colazione, vai in palestra, torni, pranzi, torni in palestra, ceni e vai a dormire. E sei sempre sola. Sempre. E quindi succede che ti abitui, che comincia a piacerti quella solitudine. Poi vedi i tuoi coetanei, e magari succede qualcosa: chiami i genitori, oh Dio, è successo questo, quello, si chiacchiera, si sta al telefono. Nella vita dell'atleta non hai il tempo di fermarti, di piangere, di parlare. Appena c'è un problema devi reagire, andare oltre. Perché siamo abituate ad andare a una velocità molto più alta. È difficile però essere comprese sempre, perché non viviamo le stesse cose, cioè non vivono in prima persona le emozioni che vivo io. Però è importantissimo avere qualcuno che ti supporta e che ti ascolta. Sempre". Così Paola Egonu in un'intervista rilasciata a GQ Italia, che l'ha nominata atleta dell'anno.
"Io sono una donna, e ho desideri di maternità. Ci sono nove mesi in cui devi stare ferma, il tuo fisico cambia, non sai se riuscirai a tornare a quel livello, quindi se vuoi un figlio, o lo fai prima, interrompi la carriera, torni, ma se non sei in grado, smetti e ti manca. È il momento giusto? Come si fa a dire, "adesso riprendo"? Nel senso che quando un uomo fa un figlio, fa un figlio, e può scegliere di tornare immediatamente in campo. È una questione legata al corpo e al recupero. Per me è un grandissimo conflitto, come si fa a tornare a giocare? E riuscirei a mantenere un certo livello? Per adesso ho messo un limite di tempo, poi si vedrà", ha aggiunto soffermandosi ulteriormente sul post pallavolo. "Non ci ho ancora pensato, però sicuramente vorrei avere il coraggio di smettere nel momento giusto della mia carriera, per potermi costruire la vita dopo e non avere paura dell'incognito che c'è dopo, appunto, e continuare ad andare avanti, ma in maniera diversa - ha aggiunto - Ma ancora non lo so".
"Io dipendo tantissimo dalla squadra, tutte lo facciamo, la pallavolo è un tipo di gioco in cui dipendiamo tantissimo le une dalle altre. E la cosa più importante è la fiducia che percepisco dalle giocatrici, dalle mie compagne di squadra e dal mio staff. Lì è dove posso sentirmi libera di rischiare e quindi di conseguenza tirare fuori quel 10% in più, quello che magari, senza la fiducia, non ci sarebbe. E, ai nostri livelli, se stai giocando una finale di un Campionato del Mondo, è proprio quel 10% a fare la differenza - ha concluso Egonu - La differenza a quei livelli la fa proprio quanto sei ossessionata. E io lo sono, sì. Se vuoi raggiungere veramente l'apice di quello che fai, devi essere quasi un folle".