L'EREDITA'

Il settimo sigillo: Bagnaia, primo campione del mondo tricolore con Ducati

Il neocampione raccoglie un'eredità pesantissima ed è il settimo pilota italiano iridato nella premier class

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Il settimo sigillo: Bagnaia, primo campione del mondo tricolore con Ducati - foto 1
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Francesco Bagnaia ha messo a segno nell'arena valenciana il suo secondo titolo iridato a quattro anni di distanza dal primo (nella Moto2). Un successo di portata storica perché segna il ritorno di un pilota italiano sul trono della premier class tredici anni dopo il nono ed ultimo centro di Valentino Rossi che - da parte sua - a Valencia ha vinto due volte con la MotoGP (2003 e 2004), lasciandovi però altrettanti titoli: battuto da Nicky Hayden nel 2006 con Hayden e da Jorge Lorenzo nove anni più tardi. Del "Dottore", il neocampione ducatista è quindi erede diretto ma prima ancora seguace, nonché prodotto vincente ed a sé stante di un vivaio - quello della VR46 Academy - che lo aveva sostenuto nei primi passi della carriera: sia in Moto3 che in Moto2. 

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BAGNAIA E ROSSI, FILO DIRETTO

Analogie e differenze. Vale la pena ricordare che nel 2013 - quando Pecco fece il suo esordio nel Mondiale - i giorni di gloria di Valentino erano già in qualche modo un po'... impolverati da una patina di storia: il nono ed ultimo titolo risaliva a quattro anni prima e centocinque delle centoquindici coppe del vincitore erano già in bacheca. Ma occorre anche fare memoria di come Bagnaia - smarcata l'esperienza nelle due classi più piccole e timbrato il titolo Moto2 del 2018 con la Kalex dello Sky Racing Team VR46 - abbia comunque potuto incrociare con Rossi le traiettorie nelle sue prime tre stagioni nella premier class in sella alle Ducati: inizialmente nelle file del team Pramac (2019 e 2020), lo scorso anno in quello ufficiale.

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TANTI CLONI, UN SOLO EREDE

Un legame saldo quindi e ricco di significati, che segnala una continuità e testimonia una discendenza diretta. Da questo punto di vista, il collegamento diretto "sdogana" e finalmente inquadra nella corretta prospettiva storica (quella che avrebbe potuto appartenere a Marco Simoncelli) tempi, modi ed anche opportunità di un percorso che in tanti - tra le giovani speranze di casa nostra e non solo - hanno intrapreso sulle tracce di Valentino. In molti casi, la maggior parte per la verità, finendo per limitarsi - loro malgrado - a scimmiottare mode, guizzi e teatralità di un personaggio il cui segreto però - ben mimetizzato da parrucche, espressioni gergali e gag varie - risiedeva invece (letteralmente) tra le pieghe di un talento infinito. Il titolo di Bagnaia ne è ora la giusta e se volete definitiva riprova.

Perché con Francesco Bagnaia Rossi ha trovato il suo erede in un campione quadrato, posato e riflessivo: tutta sostanza, poche o zero concessioni all’esteriorità, ai caschi special edition, a manifestazioni sguaiate o sopra le righe. Tanto rare, queste ultime, da rappresentare estemporanee eccezioni ad una regola consolidata. Non a caso, un rapporto articolato e complesso - lungo il corso degli anni - quello tra Pecco e la Academy valentiniana.

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DOVIZIOSO, L'ANELLO DI CONGIUNZIONE

Vincere tredici anni dopo Rossi, vincere per la prima volta dopo Rossi senza essere lui ma sapendo rubargli qualche segreto vincente, abbandonando la pretesa di essere lui. Ci aveva provato, prima di Bagnaia, anche Andrea Dovizioso: da un punto di partenza diverso e molto personale, finendo con l'andarci vicino: vicecampione del mondo per tre anni consecutiva (anche lui con la Ducati). Dal 2017 al 2019. Fateci caso, stiamo parlando nell'ordine dell'anno dell'ultima vittoria di Rossi, di quello del titolo Moto2 di Bagnaia e di quello del suo esordio vincente in MotoGP. Dovizioso come (involontario) anello di congiunzione tra Rossi e Bagnaia che - fate a caso anche a questo - proprio del "Dovi" ha preso il posto l'anno scorso in sella alle Desmosedici rosse ed ufficiali: ufficiali in quanto rosse, viene da dire! 

 

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I MAGNIFICI SETTE

Tornando al presente (ma solo per rituffarci subito nella storia!), con il titolo iridato messo sotto chiave a Valencia Bagnaia diventa il settimo pilota italiano a vincere un Mondiale della 500/MotoGP nei settantatré anni di storia del campionato. Prima di lui - in ordine cronologico - Umberto Masetti (1950 e 1952), Libero Liberati nel 1957, Giacomo Agostini (sette titoli consecutivi dal 1966 al 1972 e l'ottavo nel 1975 dopo due successi del recentemente scomparso Phil Read). E poi ancora - in tempi più recenti - la doppietta Marco Lucchinelli-Franco Uncini nel 1981 e 1982 e naturalmente (è sempre storia, ma contemporanea) i sette titoli di Valentino Rossi: la "manita" 2001-2005 (primo titolo in 500, gli altri in MotoGP) e l'uno-due finale nel 2008-2009. Uno strapotere, quello di Valentino, tale da vanificare le legittime (ma non sufficienti) ambizioni iridate di Max Biaggi e Loris Capirossi. "Limitatamente" alla 500/MotoGP, s'intende! Di Dovizioso e del suo ruolo particolare di "ponte" tra due epoche profondamente diverse abbiamo invece già detto.

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PECCO, PRIMO AZZURRO SULLA ROSSA

Dal 1949 a questa parte, Bagnaia è il primo pilota italiano a vincere il Mondiale con la Ducati (prima di lui solo l'australiano Casey Stoner nel 2007 e poi solo più le già citate tre imprese sforate da Dovizioso tra il 2017 e il 2019) ma non il primo a farlo in sella ad una moto italiana, anzi. Masetti e Liberati trionfarono con la Gilera e sono "targati" MV Agusta tutti i titoli di Agostini nella 500. Molto significativamente però il neocampione è riuscito là dove Rossi ha fallito (portare prima alla vittoria e poi al titolo la Ducati) e riportare il tricolore sul pennone più alto tredici anni dopo lo stesso Valentino che - da parte sua - aveva fatto la stessa cosa ma... a diciannove anni di distanza dal precedente alloro iridato di Franco Uncini.

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2022, PROGRESSIONE IRRESISTIBILE

Un'ascesa molto progressiva, "dolce" quanto inesorabile, quella di Bagnaia, che solo poco più di un anno fa (era 12 settembre) al Motorland di Aragon conquistava la sua prima vittoria nella premier class, per ripetersi subito a Misano e calare il poker con i due successi di fine stagione a Portimao e Valencia. In buona sostanza la premessa ad un 2022 che era però partito al "rallentatore" ed era poi proseguito... a singhiozzo. Prima vittoria solo al sesto appuntamento di Jerez de la Frontera, stop imprevisto a Le Mans, ritorno al gradino alto del podio al Mugello prima di due altre battute d'arresto a Barcelona e al Sachsenring. Sarebbe cambiato tutto (in meglio!) con l'arrivo dell'estate. Assen come... Cape Canaveral, rampa di lancio verso il titolo: quattro vittorie consecutive, prima del successo-chiave di Sepang, e undici nei ultimi ventuno GP degli ultimi quattordici mesi. Rotta per il titolo e missione compiuta nell'arena valenciana: un colosseo da corsa dalle cui tribune partono incitamenti ed applausi da cineteca per Francesco Bagnaia l'Hispanico, il nuovo "gladiatore" della MotoGP.

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