L'ANNIVERSARIO

Piero Ferrari ricorda Alboreto: "Un vero uomo squadra"

Il figkio del "Drake" ricorda il pilota milanese a 20 anni dalla sua scomparsa: "Un rammarico: non averlo messo nelle condizioni di poter vincere il titolo del 1985"

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Il 25 aprile è una data importante per il nostro Paese, ma anche triste. Nel giorno che commemora la liberazione d'Italia, infatti, ha perso la vita Michele Alboreto, uno dei più grandi piloti automobilistici della nostra storia. E quest'anno ricorrono i 20 anni dalla sua scomparsa, avvenuta nel 2001 mentre al Lausitzring svolgeva alcuni test con l'Audi in vista della 24 Ore di Le Mans. Alboreto ha fatto sognare i tifosi della Ferrari, con cui corse ottanta GP negli anni '80 e sfiorò il titolo mondiale di F1 nel 1985. Ed è da lì che parte il ricordo di Piero Ferrari, figlio del grande "Drake". "Più che un episodio c’è un rammarico: quello di non averlo messo nelle condizioni di poter vincere il titolo iridato e rivedere così un italiano campione del mondo con la Ferrari dopo Alberto Ascari. In quegli anni il motore turbo stava arrivando alla sua massima evoluzione in termini di potenza e noi non eravamo ancora così padroni di quella tecnologia come avremmo dovuto, così i problemi di affidabilità di cui soffrimmo nella seconda parte del 1985 gli impedirono di combattere per il titolo contro la McLaren", le sua parole.

Alboreto, milanese, fu l'ultimo italiano a vincere con la Rossa. "È sempre difficile riassumere in poche parole il ricordo di una persona, lo è ancor di più per Michele, con cui siamo rimasti sempre amici, anche dopo che aveva lasciato la Ferrari prima e la Formula 1poi. Era una persona estremamente educata, un pilota assolutamente dedicato alla squadra e, soprattutto, molto razionale nelle sue scelte", ha aggiunto Ferrari.

Vedi anche Il Lausitzring chiude: basta corse Altri motori Il Lausitzring chiude: basta corse Poi un aneddoto: "Michele aveva dimostrato nei suoi anni con la Tyrrell non soltanto di essere molto veloce, ma soprattutto di saperlo essere su tutte le tipologie di circuito e in condizioni molto diverse fra loro, una caratteristica che aveva attirato l’attenzione di mio padre insieme al fatto di essere una persona che si contraddistingueva per la serietà, l’impegno e l’equilibrio: c’erano quindi tutti i requisiti giusti per diventare un pilota della Scuderia".

Alboreto era sul podio anche a Monza nel 1988, a pochi giorni dalla scomparsa di Enzo Ferrari: "Quell’edizione del Gran Premio d’Italia è una delle poche in cui non ero in pista con la squadra quindi seguii la corsa davanti alla televisione: in un periodo così triste come quello che stavo vivendo fu un bel regalo quello che lui e Gerhard (Berger) mi fecero salendo sui gradini più alti del podio".

Sul confronto con gli attuali piloti di Maranello, Leclerc e Sainz jr.: "Così come Michele anche Carlos e Charles hanno già dimostrato nella loro carriera di essere veloci indipendentemente dalle condizioni e dal circuito: proprio lo scorso weekend a Imola lo ha dimostrato! Inoltre, sono molto costanti nel rendimento, un’altra dote che li accomuna al pilota italiano".

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