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FORMULA UNO

Il ritiro della Honda costringe Red Bull a mettersi alla caccia di una power unit. L'ipotesi "white label"

Il ritiro del Costruttore giapponese alla fine della prossima stagione "inguaia" Red Bull (e Alpha Tauri) ed è destinato a ridisegnare lo scenario del Mondiale.

di Stefano Gatti
02 Ott 2020 - 17:39

Nel 2022, per la prima volta dall'inizio dell'era ibrida della Formula Uno nel 2014, solo tre diverse power units daranno vita al Mondiale: quelle di Mercedes, Ferrari e Renault. Le stesse di otto anni fa. Ed è un rebus di difficile soluzione, quello che attende Christian Horner e la Red Bull. Una via percorribile, ma non l'unica e nemmeno la più agevole,  è quella che porta (anzi, riporta) alla Renault che - rinominata Alpine F1 Team dall'anno prossimo - alla fine della stagione in corso chiuderà la partnership con McLaren.

Si tratterebbe, per la Red Bull, di un ritorno all'antico, anzi ad un passato ricco di successi. Tra il 2007 ed il 2018 Red Bull e Renault hanno formato un binomio capace di dominare la scena  con il poker di titoli piloti di Sebastian Vettel ed altrettanti titoli Costruttori dal 2010 al 2013. Solo nei suoi primi due anni in F.1 (oltre che dal 2019 al... 2021) la Red Bull ha utilizzato motori diversi: Cosworth all'esordio nel 2005, addirittura Ferrari nel 2006...! Anche se va detto che, nelle ultime tre stagioni, la power unit francese era stata rimarchiata Tag Heuer ed il rapporto si era interrotto  - burrascosamente, di qui i dubbi su un nuovo "matrimonio" - alla fine del 2018. Con il regolamento attuale tra l'altro, i Costruttori con un numero più basso di forniture (Renault oppure Ferrari)  avrebbero l'obbligo di accollarsi la fornitura di Red Bull e Alpha Tauri. Visto che Mercedes dall'anno prossimo fornirà la propria power unit a tre squadre.

A meno che all'orizzonte non ci siano Case intenzionate a fare il proprio ingresso in Formula Uno, ma i tempi sono davvero stretti. Proprio da questo punto di vista un'altra possibilità è quella che Red Bull continui ad utilizzare la power unit Honda nella cosiddetta modalità "white label" ("etichetta bianca" o meglio "senza etichetta") anche oltre il 2021, sfruttando know-how  e consulenza della Honda, rimarchiando l'unità giapponese. Esattamente quanto avvenuto nel 2016 (e proprio alla Red Bull), quando la PU Renault venne rinominata Tag Heuer (vedi sopra) e continuò a spingere le monoposto del team austriaco fino a tutto il 2018. 

Così intanto dipinge il quadro attuale il Team Principal Christian Horner che, insieme a Dieter Mateschitz ed Helmut Marko, era già stato avvertito ad agosto da Honda dell'addio ormai vicino.

“La decisione della Honda ci mette davanti ad una grossa sfida ma come squadra abbiamo molta esperienza e quindi siamo preparati a far fronte alla situazione, e ne abbiamo dato prova in passato. Pur essendo dispiaciuti di non poter continuare la nostra collaborazione con la Honda, siamo orgogliosi dei successi raggiunti insieme, con cinque vittorie ed altri quindici piazzamenti in zona podio tra Red Bull e Alpha Tauri".

"L'obiettivo comune per l'ultima parte del 2020 e la prossima stagione non cambia: lottare per le singole vittorie e per il Mondiale. Come firmataria del Patto della Concordia, Red Bull Racing conferma la presenza in Formula Uno nel lungo termine e non vediamo l'ora di lanciarci in una nuova era all'insegna dell'innovazione".

 

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