Da Farina e Fangio a Ecclestone-Lauda: la storia dell'Alfa Romeo in Formula 1

Due Mondiali e tanti piloti fortissimi: bentornato Biscione

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Per i nuovi padroni americani della Formula Uno un nuovo colpo messo a segno. Per Sergio Marchionne ed il gruppo FCA una grande responsabilità. Da qualsiasi punto di vista lo si giudichi, il ritorno dell'Alfa Romeo nel Mondiale è un evento i cui contorni sono ancora tutti da esplorare. Qualcosa che intanto scalda il cuore a chi ha superato gli “anta” e che può spingere il pubblico più giovane ad avventurarsi alla scoperta della storia sportiva meno recente del marchio del Biscione e del Mondiale stesso. Sì perché, anche se con pause molto lunghe tra un progetto e l'altro, Alfa Romeo ha realmente fatto la storia della Formula Uno. Tanto che a vincere i primi due titoli iridati del neonato Campionato del Mondo furono Nino Farina e Juan Manuel Fangio rispettivamente con la mitica Alfa 158 e la sua degnissima evoluzione: la 159. Successi (nel Mondiale Costruttori oltre che in quello Piloti) ai quali l'IRI, proprietaria del marchio, mise però subito fine, passando in pratica … il testimone alla Maserati e soprattutto alla Ferrari nella sfida ai Costruttori inglesi.

Poi, dopo alcune esperienze poco significative (se non fallimentari) come fornitore di motori tra gli anni Sessanta ed i primi anni Settanta, il salto di qualità arrivò grazie alla partnership con la Brabham di Bernie Ecclestone, primo passo verso il ritorno come Costruttore. L'esperienza con il team di Ecclestone portò il dodici cilindri italiano a sfidare la stessa architettura adottata dalla Ferrari ed il diffusissimo V8 Cosworth DFV. Due i successi, entrambi nel 1978, con Niki Lauda e l'avveniristica (nelle forme) Brabham BT46: il primo nel GP di Svezia (dove la monoposto montava il contestatissimo “ventilatore”) ed il secondo nel GP d'Italia, quello dell'incidente mortale di Ronnie Peterson, dove Lauda vinse (e la Brabham fece doppietta con Watson) “grazie” alla penalizzazione inflitta a Mario Andretti e Gilles Villeneuve per partenza anticipata. La stagione successiva (in contemporanea all'impegno con la Brabham) l'Alfa Romeo tornò appunto in Formula Uno come Costruttore. Al volante della 177 e della successiva 179 c'erano Vittorio Brambilla e Bruno Giacomelli. Quest'ultimo, scattando dalla pole position, arrivò l'anno successivo a dominare il GP degli Stati Uniti, prima di doversi arrendere per problemi elettrici. La partecipazione al Mondiale non decollò mai nonostante la presenza, al volante, di piloti del calibro di Andrea De Cesaris (pole position a Long Beach '82), Mario Andretti e Patrick Depailler. Un duro colpo venne assestato al progetto dall'incidente mortale di quest'ultimo durante una sessione di test ad Hockenheim l'1 agosto del 1980.

Nel 1983 arrivò il miglior piazzamento (sesto posto) dell'era “moderna” nella classifica Costruttori. Nel 1984 e nel 1985 (motori V8 turbo come nell'83) la gestione del programma Alfa Romeo venne affidato alla scuderia Euroracing con Riccardo Patrese ed Eddie Cheever al volante. Il disimpegno proseguì brevemente con il ritorno alla semplice fornitura di motori per Osella e Ligier. Poi più nulla fino alla “timida” comparsa del logo Alfa Romeo più recente Ferrari F.1 e naturalmente allo storico annuncio della partnership con la Sauber che quest'anno ha festeggiato la sua 25esima stagione nel Mondiale ed ora, diventando Alfa Romeo Sauber (e magari virando la sua livrea verso il rosso…) spinge ancora più in là le proprie radici sportive.

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