IL RICORDO

Elio De Angelis, il campione gentiluomo

Trentaquattro anni fa Elio De Angelis perdeva la vita in una sessione di test sul circuito francese del Paul Ricard. Era alla sua prima stagione al volante della Brabham

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La Brabham BT55 lanciata a tutta velocità, l'alettone posteriore che vola via, rendendo incontrollabile la monoposto. Lo stridio degli pneumatici, il fracasso dei capottamenti e poi lo schianto. Il motore che urla impazzito, a vuoto e poi ammutolisce. Quel silenzio spettrale ed improvviso. Poi il fumo, le fiamme e gli altri piloti che accostano. Elio De Angelis ha perso la vita così, un giorno di metà maggio del 1986, sotto il sole della primavera provenzale.

Le immagini che tornano alla mente sono quelle di trentaquattro anni fa: mercoledì 14 maggio 1986. Il relitto annerito della Brabham-BMW, per terra i segni del passaggio del fuoco. Il sole accecante e un'ambulanza sullo sfondo. Elio avrebbe resistito qualche ora, per poi soccombere il giorno dopo. Quattro anni e una settimana dopo Gilles Villeneuve. Il doppio, otto anni ... meno sedici giorni, prima di Roland Ratzenberger e, immediatamente, Ayrton Senna. Imola. Una serie di nomi e richiami, luoghi e volti, atmosfere e storie. Non per forza coincidenze da cercare ad ogni costo.

Però ...

Però Ratzenberger era austriaco ed in Austria De Angelis aveva colto nel 1982 la sua prima, incredibile vittoria in Formula Uno, sulla Lotus, in volata sulla Williams di Keke Rosberg lanciato in rimonta. Sulla pista che allora si chiamava Zeltweg. Ottantadue millesimi di differenza sulla linea del traguardo!

Però Senna era stato l'ultimo compagno di squadra di Elio alla Lotus, nel 1985: presenza ingombrante, troppo. In irresistibile ascesa.Tanto da costringere il romano a cambiare aria ed a lasciare la scuderia fondata da Colin Chapman, dopo sei stagioni di dedizione assoluta ... alla causa. Impreziosite da quel successo da cuore in gola tra le Alpi della Stiria, dal terzo posto nel Mondiale Piloti del 1984 e da uno straordinario avvio di campionato in quello stesso 1985: terzo in Brasile, quarto in Portogallo (dove Senna aveva vinto il suo primo GP), terzo di nuovo a Montecarlo, in testa al Mondiale fino al GP del Canada, ma soprattutto (dopo l'esclusione di Prost con la McLaren sottopeso) primo nell'ordine d'arrivo del Gran Premio di San Marino. A Imola, naturalmente. A proposito di "però" ...

Il 1986 era iniziato carico di aspettative ma anche di tensioni e di incognite. La Brabham schierava una coppia inedita: Elio appunto e Riccardo Patrese. La BT55 progettata da Gordon Murray era una monoposto estrema. Lo sono tutte, le monoposto da Gran Premio ma quella progettata dall'ingegnere sudafricano era un paradigma del concetto stesso di estremità, applicato alle corse automobilistiche. Alla ricerca della massima pulizia aerodinamica, Murray aveva disegnato una "effeuno" bellissima e ... bassissima, praticamente piatta, tanto da essere soprannominata "sogliola" e da richiedere di essere guidata in posizione quasi sdraiata, come sulle Formula Uno degli anni Sessanta. Complicatissima da mettere a punto. Ma Elio, insieme a Riccardo, era il pilota (anzi il campione) giusto per farlo: ci stava provando. Per portarla al limite: lo stava facendo, quel 14 maggio al Paul Ricard. Andò diversamente.

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