FORMULA 1, L'ANNIVERSARIO

Da Meribel a Melbourne per riannodare i fili della storia. Mick sulle tracce di papà Michael

Sette fa l'incidente sugli sci che ha cambiato la vita di Michael Schumacher: quel giorno con il sette volte iridato c'era il figlio Mick, che nel 2021 debutterà nel Mondiale.

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Aveva quattordici anni Mick Schumacher quando, era domenica 29 dicembre del 2013, si trovò a testimoniare l'incidente del padre Michael sulle piste di Meribel, nella Savoia. Il particolare non è secondario: segna uno snodo fondamentale di una traccia comune, fatta di vicinanza e di complicità, che è andata gradualmente a rafforzarsi ed a precisarsi nel corso degli anni, fino a sovrapporsi: Mick si prepara a riportare il nome di famiglia nel Mondiale di Formula Uno.

La missione di Mick è complicatissima, al limite dell'impossibile, al di là dei geni paterni. Quindi, meglio attenersi al presente. Evitare le speculazioni, i giudizi. Per i quali verrà il momento, ma non ora, non qui. Soprattutto perché, trattando qui della memoria dell'incidente di Meribel, trattando di Michael, del suo quotidiano velato di mistero e di discrezione, il presente è la sola cosa che conta. Non il suo futuro, non il suo passato. Non le ipotesi sulle condizioni del campione ferrarista e le probabilità di un miglioramento, tantomeno il ricordo delle vittorie dei titoli, delle imprese sportive che solo Lewis Hamilton è riuscito ad eguagliare (ed in parte a superare) e solo quest'anno: a sedici anni dall'ultimo titolo iridato di Schumi, a quattordici dall'ultimo successo e dall'ultima pole position. Per questo ha senso ripensare a Meribel: perchè è oggi, è un presente che trasmette fitte acute, di nostalgia e di malinconia. Rispetto, soprattutto. Qualcosa che induce riflessioni profonde: personali e private, che per questo motivo non vi presentiamo ma che vi invitiamo a rinnovare. E che appartengono invece ad una quotidianità con la quale Mick ha imparato a convivere, facendone un punto fermo, una linea bianca dipinta sull'asfalto, una casella di partenza. La più avanzata possibile, comunque la sua.

Perché l'invito - fatto di discrezione, di tenerezza ma anche di fermezza - che ci viene dall'intera famiglia Schumacher (da sette anni a questa parte) sembra proprio essere questo: Michael per il 29 dicembre, Mick per tutto il resto dell'anno. Per il 2021 e comunque per il tempo che al diciannovenne neo pilota della Haas la Formula Uno sarà disposta a concedere per dimostrare il proprio valore e casomai affermarsi, prendendo in mano il proprio destino. Nei fatti, al di là delle parole. Delle proprie ambizioni, delle aspettative degli altri. A partire dal debutto nel  Mondiale il prossimo 21 marzo a Melbourne.

Intanto, chi vuole può sognare - forse solo per i prossimi dodici mesi, forse molto meno -  uno Schumacher almeno in prospettiva di nuovo al vertice della Formula Uno, addirittura sulla Ferrari. Qualche nuovo capitolo della storia oppure solo un'appendice, un post scriptum. Roba lontana, in tutti i casi, buona al momento solo per noi che - ognuno nel proprio ruolo - possiamo permetterci di sognare e valutare. In ogni caso: osservare e prendere nota.

Conta invece solo ed unicamente il presente, per Michael Schumacher. Ed a maggior ragione per Mick. Ora di nuovo allineati lungo la stessa traccia sovrapposta, quella che sette anni fa - ma solo quel 29 dicembre - si è separata: quando Mick ha continuato a scivolare sulla neve compatta mentre gli sci di Michael si impuntavano nelle neve fresca, in quel campo di neve tormentato di massi dissimulati dal bianco, che ha inghiottito la Leggenda, tra le piste Biche e Chamois.

 

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