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Tacconi shock: "Coronavirus? Per me un'influenza, si torni a giocare con i tifosi"

L'ex portiere della Juve a Radio Sportiva: "Mille morti? Mi dicano quali di Covid-19"

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"Il Coronavirus? Per me è un'influenza. Quando in una conferenza mi diranno che ci sono stati mille morti, mi dicano quali di Coronavirus, non si può fare di tutta l'erba un fascio. Io sarei per riprendere a giocare, anche con il pubblico". Dichiarazioni shock che faranno sicuramente discutere quelle rilasciate dall'ex portiere della Juve Stefano Tacconi, intervenuto ai microfoni di Radio Sportiva, nel giorno del suo 63° compleanno.

Sulla ripresa dei campionati: "Ora come ora c'è troppa confusione, spero che la Serie A e B con 40 squadre sia più gestibile. Dalla C in giù ci sono troppe società che non possono andare a giro la domenica".

"Juve? In questo periodo mi sono rivisto tutte le partite e qualche lacrimuccia è arrivata. Per carattere e personalità non vedo un altro come me, poi prima era anche più dura - ha proseguito Tacconi a Radio Sportiva - Il ruolo di portiere? Prima c'èra solo l'1 e il 12, oggi c'è anche il 22. I miei trofei? Tutto il museo della Juve, sennò come facevano a farlo? Rabiot? E' già una persona fortunata, se vuol andar via la Juve non farebbe fatica. Io avrei accettato di ridurmi lo stipendio. Chiellini? Le solite cavolate, ne ho dette talmente tante anch'io! Buffon? Facciamogli vincere questo record".

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