Serie A e l'inedita ipotesi 22 squadre: tutte le volte che il campionato ha cambiato formula

Dalle 18 squadre degli esordi alle 21 del dopoguerra, fino alle 16 volute dopo il ko con la Corea: tutte le facce del campionato italiano

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Se il 2019-2020 dovesse essere dichiarato chiuso, la prossima Serie A potrebbe ospitare ben 22 squadre. Un numero spropositato, mai visto nella storia del campionato a girone unico (inclusa l'anomala formula a 21, fatta per venire incontro a esigenze patriottiche post-belliche). Ma in oltre 90 anni di vita, la Serie A ha vissuto diversi cambiamenti di formula: ecco che cosa li ha via via generati e quali sono state le loro conseguenze.

Una Serie A composta da 22 partecipanti. Questa è una delle ipotesi al vaglio per il campionato 2020-2021, soluzione in realtà che sembra scontentare un po' tutti ma che potrebbe non avere alternative nel caso in cui il nodo sulla conclusione del 2019-2020 non sia sciolto. In questo caso, infatti, non sarebbe assegnato lo scudetto 2020, nessuno retrocederebbe ma le prime due classificate della Serie B sarebbero ugualmente promosse.

Sarebbe questo il campionato più affollato della storia del girone unico. Per ritrovare una massima serie italiana con più partecipanti bisogna infatti riavvolgere il nastro addirittura al 1928-1929, ultimo anno della vecchia Divisione Nazionale che prevedeva due gironi e ben 32 squadre iscritte. Fanno eccezione i periodi bellici o dell'immediato dopoguerra, ma con un distinguo: la Divisione Nazionale 1945-1946, per esempio, ebbe sì 25 partecipanti ma aprì anche alla serie B per non avere un'egemonia settentrionale troppo accentuata. Quell'anno, di fatto, al massimo campionato italiano le squadre di Serie A erano in effetti 19.

Dall'istituzione della Serie A a girone unico, nel 1929-30, l'Italia adottò un massimo campionato a 18 squadre. Già negli anni trenta, in pieno ventennio fascista e in una fase dominata dalla Juventus (cinque volte campione tra il 1931 e il 1935), arrivò la prima riforma: con lo scopo di ridurre le "vedette" in vista dell'anno seguente, nel 1934 arrivarono tre retrocessioni (Padova, Genova e Casale) ma una sola promozione (la Sampierdarenese). Nasceva così la Serie A a 16 squadre.

Questa formula rimase in vigore fino allo stop del 1943 per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e inizialmente non interruppe l'egemonia bianconera, per poi accompagnarsi all'esplosione del grande Bologna vincitore di quattro scudetti in sei anni.

Detto dell'anomalia del 1945-46, l'Italia postbellica incentrata sul Grande Torino si ripresentò con la Serie A che conosciamo tutti ai nastri di partenza del 1946-47, con ben 20 squadre iscritte. Già l'anno successivo divennero per la prima e unica volta nella storia 21: la retrocessione sul campo della Triestina fu valutata inopportuna in una delicatissima fase storica in cui il capoluogo giuliano era conteso tra Italia e Jugoslavia dopo i fatti della guerra. Questa rimane peraltro l'unica edizione della serie A a girone unico con un numero dispari di squadre partecipanti. E la più affollata di sempre, 2020-2021 permettendo.

Tornata regolarmente a 20 squadre nel 1948-49, quell'edizione della Serie A fu funestata dalla tragedia di Superga che pose fine al leggendario Grande Torino. La formula, decisamente spropositata tenuto conto anche delle difficoltà di viaggio dell'epoca, fu abbandonata nel 1952 dal Lodo Barassi: dall'anno successivo la Serie A adottò la formula a 18 squadre, per permettere a una Nazionale reduce dal deludente Mondiale del 1950 di poter essere potenziata. Ultima squadra scudettata nella A a 20 squadre: la Juventus.

Fu quindi l'Inter a inaugurare la ritrovata formula a 18 partecipanti, anticipando in parte quel dominio poi registrato nei primi anni '60. L'anno zero del calcio italiano fu però il 1966, quello dei Mondiali inglesi e del ko contro la Corea: non solo si decise di chiudere le frontiere ai calciatori stranieri, ma anche di snellire ulteriormente il parco iscritte al campionato. Così le retrocessioni del 1966-67 furono quattro invece delle tradizionali tre, e a farne le spese fu la Lazio al termine di un drammatico testa a testa con la Spal. Scudetto, invece, ancora una volta alla Juventus capace di superare all'ultima giornata l'Inter di Helenio Herrera (fatale per i nerazzurri il ko di Mantova all'ultima giornata).

La A a sedici squadre rimase caratteristica di tutti gli anni '70 (in buona parte dominati dalla Juventus, con gli importanti intervalli di Cagliari, Inter, Lazio e Torino, oltre che del Milan della stella). Con la riapertura delle frontiere nel 1980-81, dovuto alla perdita di appeal internazionale della Serie A (ormai dodicesima nel ranking europeo), il calcio italiano andò incontro a un nuovo boom e apparve sempre più evidente la ritrovata esigenza di estendere la Serie A a 18 squadre. Così nel 1987-88, mentre il neonato Milan di Arrigo Sacchi vinceva lo scudetto rappresentando in qualche modo la freschezza del nuovo calcio nostrano, in B andavano due sole squadre: erano Empoli e Avellino, gli irpini peraltro dopo dieci anni consecutivi in massima serie.

Proprio come nel 1953, il ritorno allo schema a 18 sorrise all'Inter, che nel 1989 conquistò uno storico scudetto che le permise subito di fissare una lunga serie di record legati a questo tipo di formula. Con promozioni e retrocessioni divenute ora quattro a stagione, si proseguì con questo schema fino all'estate del 2004. Ciò che avvenne al termine di quel campionato (vinto dal Milan di Ancelotti) nacque però un anno prima, con le retrocessione del Catania dalla B alla C1 congelata a causa di un'intricata vicenda giudiziaria. Questo generò una cadetteria addirittura a 24 squadre nel 2003-2004 e addirittura sei promozioni (Palermo, Cagliari, Livorno, Messina, Atalanta più la Fiorentina vincitrice dello spareggio con il Perugia).

Così si giunse all'attuale formato, inaugurato da una stagione senza vincitore (lo scudetto della Juventus 2004-2005 fu revocato per i fatti di Calciopoli): da allora il massimo campionato italiano prevede 20 partecipanti e tre retrocessioni. Una formula già giudicata più volte ipertrofica, ma che potrebbe ora addirittura estendersi a 22.

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