BUON CALCIO A TUTTI

Prima della Champions League, la caduta degli Dei

Le prime della classe della scorsa stagione a rilento: Inter e Juve peggio di tutte ma con un'aggravante per i bianconeri

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Il sabato pre-Champions si è rivelato un’autentica ecatombe per le quattro che ci rappresentano nella massima competizione europea e che, ovviamente, sono risultate le prime della classe nel passato campionato. Chi ha fatto peggio, in questa classifica al contrario, è stata sicuramente la Lazio, travolta dalla Samp che è tutto fuorché una big. Un campanello d’allarme anzi, oserei dire, una campana quasi da ultimo giro per Simone Inzaghi e i suoi.

A ruota della Lazio ecco l’Atalanta, letteralmente azzerata nel primo tempo da un Napoli da scudetto. Di fronte a una performance come quella degli azzurri, diviene difficile stabilire con esattezza dove finiscono i suoi meriti e cominciano i demeriti della Dea. Di certo il Napoli ha incantato tutti, per come gioca e per i muscoli che ha aggiunto alla propria rosa con Osimhen, Bakayoko e con la non-cessione di Koulibaly.

Ma sull’Atalanta non vanno emesse sentenze affrettate perché la Dea, si sa, è capace di risorgere dalle proprie ceneri, e l’andamento della passata Champions ne è l’eloquente testimonianza: impallinata a suon di gol nelle prime tre gare, è stata poi capace di arrivare fino alla Final Eight.

A pari merito –proseguendo- collocherei Inter e Juventus, entrambe reduci da risultati negativi giustificati in parte dalle penalizzanti assenze figlie del Covid-19 e dei viaggi intercontinentali di alcuni loro giocatori. Ma se per i nerazzurri ci può stare una sconfitta col Milan, questo Milan tritatutto che fa risultato da 20 partite e che veleggia a punteggio pieno, pareggiare a Crotone (complimenti comunque alla squadra di Stroppa che gioca decisamente bene) allestendo una squadra che non somiglia per niente alla Juve di questo ultimo decennio, significa che le rogne te le vai a cercare.

Conte ha messo in campo l’unica formazione possibile che il Covid e la squalifica di Sensi gli concedessero. E non diamo retta ai tecnici del dopo partita che avrebbero voluto in campo il misterioso Eriksen dal primo minuto o la difesa a quattro. La sofferenza nella zona di Kolarov era stata largamente prevista alla vigilia. E il campo l’ha confermata. Ma non erano previste le 3-4 occasioni mancate in attacco.

Pirlo, invece, ha voluto sperimentare e stupire mettendo in campo inizialmente una piccola Juve, alla faccia di ciò che la panchina gli poteva offrire almeno sul piano dell’esperienza, della personalità e quindi della soggezione da incutere all’avversario. Domanda: se Vidal o Zapata, reduci da Cile-Colombia, sono scesi regolarmente in campo, perché Cuadrado è stato relegato inizialmente in panchina? E con lui Rabiot e Bernardeschi?

Insomma, il sabato ci ha lasciato in eredità un’inattesa e parziale “caduta degli Dei”. Ma se Juve, Inter, Atalanta e Lazio hanno steccato, ecco che l’autorevolezza del Napoli gattusiano e la martellante continuità del “piolismo-ibrahimovicizzato” ci regalano un campionato molto più intrigante e combattuto di quanto pensavamo fino a qualche ora fa.

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