Seedorf a Pressing: "Al Milan da allenatore mi sentivo solo, ma abbiamo fatti grandi cose"

“Soddisfatto della mia carriera: mi rode di più la sconfitta contro il Deportivo la Coruña che quella di Istanbul”

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"Al Milan da allenatore mi sentivo solo, ma abbiamo fatto grandi cose". Clarence Seedorf - ospite di Pressing - è tornato sull'ultima esperienza in Italia, in rossonero. "Ho fatto degli ottimi numeri, venni ad aiutare un Milan in difficoltà. Il vantaggio di essere stato un grande giocatore dura una settimana in panchina, poi ci vuole sostanza". Sul passato: "Mi rode di più il ko del Deportivo che quello di Istanbul: potevamo fare il Triplete".

Nel corso del programma “Pressing” in onda su Canale 5 è intervenuto l'ex centrocampista di Inter e Milan Clarence Seedorf, ospite in studio. L'olandese ha ripercorso le tappe della sua carriera: “Sono molto soddisfatto, solo per questo motivo ho mollato tutto da un giorno all'altro per venire ad allenare il Milan. Dopo 24 anni ero pronto per una nuova sfida”.

Uno dei temi caldi resta il Pallone d'Oro, trofeo mai vinto in carriera: “Anche altri tantissimi campioni con cui ho giocato non l'hanno vinto. Sono stato ripagato in maniera molto importante con le vittorie nei club con cui ho giocato. Poi anche per le scelte tattiche che ho spesso dovuto fare, non sempre ho giocato da numero 10 ma per molto tempo ho fatto il centrocampista a tutto campo e questo ha tolto un po' di protagonismo”.

Su quanto costa la testa nel calcio, ha dichiarato: “Tutto parte dalla testa, è fondamentale. Poi dopo arriva tutto il resto, come il fisico e l'ambizione”. Sui modelli che sono fonte d'ispirazione: “Ci sono tantissime persone che mi ispirano. Come per esempio Oprha Winfrey o Phil Jackson. Ci sono molte persone, anche non nel mondo dello sport, che mi hanno ispirato e che spero di incontrare un giorno”.

Un altro tema caldissimo è il fatto di abbandonare il campo in caso di cori razzisti come ha detto Ancelotti: “Sono d'accordo che vada fatto qualcosa ma sono sempre stato contro il fatto che tutti devono pagare per pochi. Oggi abbiamo tutti gli strumenti per identificare quei gruppetti e, come hanno fatto in Inghilterra, si devono espellere solo quelle persone. Non è mai cambiato niente andando via dal campo”.

Sulla Champions: “Quelle partite ti permettono di misurarti con i più forti e tu vuoi dimostrare di essere più forte degli altri. Questo è il bello della Champions, ti stimola tantissimo”. Sulla sconfitta a Istanbul contro il Liverpool, dichiara: “Noi siamo arrivati a quella finale passando il turno in modo molto fortunato contro il PSV. Per quanto sia stata dura da accettare mi rode molto di più la sconfitta contro il Deportivo la Coruña: quell'anno potevamo fare il ‘Triplete'”.

Sui vantaggi che ci sono nel fare l'allenatore dopo essere stato un grande giocatore, dichiara: “Quel vantaggio con i giocatori non dura più di una settimana, poi serve la sostanza”. Sull'esperienza sulla panchina del Milan, dichiara: “Ho fatto degli ottimi numeri. Il Milan era in difficoltà e sono venuto ad aiutarlo. Sono stato molto solo in quel periodo ma nonostante ciò abbiamo creato un gruppo unito per fare numeri importanti: 35 punti in 19 partite, con un gioco accettabile. Ero pronto per iniziare la nuova stagione ma hanno preso altre decisioni. Avrei voluto la fortuna di Inzaghi che può continuare a perdere e a restare in panchina”.

Sui sogni che vuole ancora esaudire: “Io sogno costantemente. Le cose che vorrei fare, prima le faccio e poi ne parlo” Su che cosa significa il calcio: “È uno strumento per poter contribuire a un mondo migliore”.

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