Fatti, numeri, curiosità dell'ultima giornata di Serie A
di Matteo Dotto© Getty Images
Un fine settimana a tinte nerazzurre: 3 punti l’Inter, 1 punto il Milan, a secco il Napoli. E così la volatona scudetto fotografa a sei giornate dalla fine i 68 punti rossoneri, i 66 nerazzurri (con il virtuale sorpasso in caso di vittoria nel recupero di Bologna del 27 aprile) e i 66 azzurri. La sorpresona arriva dal blitz viola a Napoli, la sorpresina dallo 0-0 di Torino con i granata che hanno però sempre fatto soffrire le grandi: tre sconfitte di misura fuori casa contro Milan, Inter e Napoli e – in attesa del confronto casalingo con il Napoli dell’8 maggio – due pareggi all’Olimpico-Grande Torino con le milanesi. Stessa musica nei due derby: uno (in casa) perso di misura nei minuti finali e uno (allo Stadium) pareggiato con merito.
PROTESTE – Neanche fosse un Mazzarri o un Sarri… Ci ha sorpreso l’uscita nel pre Torino-Milan di Stefano Pioli, da sabato iscritto ufficialmente nella lista dei “piangina”. “Sarebbe giusto nelle ultime giornate che tutte le partite venissero giocate allo stesso orario”, la sua ideona. Verissimo, fino a qualche anno fa si faceva così. Ma poi l’ingordigia delle società (evidentemente compresa la sua…) ha fatto sì che le tv aumentassero l’offerta pretendendo in cambio di spalmare in giorni e orari diversi anche le ultime giornate. Anche noi siamo per il calcio vecchia maniera. Magari con le maglie dall’1 all’11, magari senza partite all’ora di pranzo. Ma, come dicevano i latini, “pecunia non olet”. E allora certe prese di posizione sanno solo di demagogia spicciola.
PANCHINA D’ORO – In Coppa Italia le prove generali: 2-5. Ieri in campionato il bis del colpaccio: 2-3. Due vittorie a Napoli, due ciliegine sulla torta di una grande stagione della Fiorentina. Merito soprattutto del suo allenatore Vincenzo Italiano. Tecnico giovane (44 anni) che finora in carriera non ha sbagliato un colpo. Dopo un paio di stagioni di apprendistato in D, Italiano ha collezionato nell’ordine: promozione in B del Trapani (2019), storica promozione in A dello Spezia (2020), salvezza dello Spezia (2021). E adesso la sua Fiorentina è settima in campionato alla ricerca di un posto per l’Europa e in semifinale di Coppa Italia (tra una decina di giorni il ritorno in casa della Juventus dopo la sconfitta immeritata, 0-1, al Franchi).
RECORD – Nico Gonzalez, con il suo sinistro all’incrocio per il momentaneo 0-1 ha stabilito un piccolo record: non poteva che essere argentino (e magari con un gol mancino) l’unico ad aver segnato nei due stadi intitolati a Diego Armando Maradona. Prima della rete di ieri pomeriggio infatti l’attaccante viola aveva fatto 6 gol nel Diego Armando Maradona di Buenos Aires nella stagione 2017-18 quando giocava nell’Argentinos Juniors. La culla del grande Diego.
CONTRATTO – Il cross al bacio per il gol di Barella, la spizzata giusta su corner per il tocco vincente di Dzeko. Ivan Perisic si è confermato anche sabato contro il Verona pedina chiave nel gioco dell’Inter inzaghiana. Ha 33 anni ma non li dimostra, asfalta su e giù la sua fascia di competenza scodellando invitanti palloni per gli attaccanti e dando una grande mano nella fase difensiva. In questa stagione (nella quale ha segnato 5 reti e servito 6 assist) il croato ha saltato solo tre partite delle 43 disputate dai nerazzurri: una per un affaticamernto muscolare e due (in panchina) per scelta tecnica. Al suo amico e connazionale Brozovic la società ha da poco rinnovato il contratto fino al 2026. Anche quello di Perisic è in scadenza: considerato che il regista nerazzurro ha tre anni in meno del numero 14, ci sembra cosa buona e giusta che Perisic firmi un prolungamento almeno fino al 2024…
ATTACCO – La Juve, reduce dal corroborante successo di Cagliari, continua ad avere solo il decimo attacco della Serie A con 49 reti in 32 partite. Curioso come i numeri dei bianconeri “viaggianti” siano di gran lunga migliori di quelli della Juventus allo Stadium, un tempo fortino inespugnabile della Signora. Di quei 49 gol segnati, 29 sono arrivati fuori casa e soltanto 20 tra le mura amiche. Anche in quanto a punti è migliore il rendimento esterno della squadra di Allegri a parità di partite giocate, 16 in casa e 16 fuori: 32 punti contro i 30 conquistati a Torino. Numeri su cui riflettere in chiave mercato estivo ma anche, e soprattutto, in chiave… mentalità.
STORIE DI 9 – Hanno la stessa età, classe 1990, Ciro Immobile e Gianluca Lapadula. Hanno un presente e (forse) un immediato futuro agli antipodi. Ciro Immobile, in verità, indossa da tempo con soddisfazione la numero 17 e con la tripletta di Marassi (laddove quasi dieci anni fa segnò con la maglia del Genoa il suo primo gol in Serie A) ha toccato quota 179 reti nella massima divisione piazzandosi al 14esimo posto assoluto tra i marcatori di tutti i tempi della A a girone unico. Ha appena superato Boniperti, a portata di sorpasso adesso ci sono Quagliarella (180), Batistuta (183) e il terzetto Signori-Del Piero-Gilardino (a 188). Ennesima domenica di gloria insomma per il capitano laziale. Che però al Mondiale non ci sarà. E le due presenze del 2014 in Brasile (da subentrato nella vittoria 2-1 contro l’Inghilterra e da titolare nello 0-1 contro l’Uruguay) sembrano destinate a essere le uniche in carriera nella massima rassegna internazionale di calcio. Ennesima domenica in tribuna invece per Lapadula, numero 9 del Benevento, ormai ai margini per dissidi con l’allenatore Caserta nonostante i 10 gol segnati nella prima parte del campionato di B. Eppure appena dieci giorni fa Lapadula ha messo la firma nella decisiva vittoria sul Paraguay che ha portato il suo Perù a giocarsi gli spareggi per Qatar 2022. E incredibilmente l’ex di Pescara, Milan, Genoa e Lecce (laddove Pescara e Genoa sono gli unici punti di contatto in comune con la carriera di Immobile) rischia di essere l’unico italiano a giocare il prossimo Mondiale… Merito di mamma Blanca Aida, peruviana doc, che gli ha consentito di indossare la “roja y blanca”.