IL CASO

Razzisti, fascisti e violenti: il calcio dica basta a questo scempio

Ancora buu razzisti in Curva, è l'ora di prevedere pene esemplari e cacciare i colpevoli dagli stadi

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C'è un video, diventato virale sul web e che noi non pubblichiamo, perché non abbiamo alcuna intenzione di fare pubblicità a quattro imbecilli, in cui un ragazzotto della curva della Juve, spalle al campo - che evidentemente gli interessa poco - apostrofa Romelu Lukaku con frasi gravemente razziste. Queste sì le riportiamo, perché non è più il caso di chiudere gli occhi di fronte a tale scempio: si sentono i soliti buu razzisti e, subito dopo, "scimmia del cazzo" e "negro di merda". Che sia questo o meno ad aver scatenato la furia di Romelu e ad aver portato alla vergognosa gazzarra finale di Juventus-Inter in questo contesto ci interessa poco. Perché? Perché il campo è molto più ampio, riguarda un'educazione al tifo e al rispetto dell'avversario che non esiste più - sempre che ci sia mai stata - e che degenera di settimana in settimana con episodi sempre meno edificanti.  

Juve-Inter è solo l'ultimo caso e arriva a poche ore dallo sfogo, duro e giusto, di Aurelio de Laurentiis contro i suoi tifosi, o meglio, quella parte dei tifosi del Napoli che, durante il match contro il Milan aveva pensato bene di protestare con la proprietà e di menare le mani contro quanti si ribellavano a questo teatrino. Delinquenti, come li ha chiamati il numero uno del club partenopeo, che vanno immediatamente cacciati dagli stadi. Specifichiamo: per sempre. Loro come il ragazzotto razzista dell'Allianz Stadium. 

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Quello delle Curve è un problema che ci trasciniamo da tempo e non si limita al razzismo. Sono recenti gli insulti xenofobi contro Stankovic - ma anche il povero Mihajlovic ne fu vittima in passato - degli ultras romanisti e sono altrettanto freschi i cori antisemiti dei laziali. Questo per limitarci a quando non si è passati ai fatti, come accaduto in autogrill tra tifosi di Roma e Napoli e, più lontano nel tempo, fuori dal Meazza tra quelli di Inter e sempre Napoli, con tanto di morto. Tutti episodi riconducibili allo stesso cancro, quel modo di vivere il tifo, chiamiamolo così, molto curvaiolo, certamente appassionato, non raramente violento. Questo per non parlare delle infiltrazioni mafiose o malavitose non così rare tra gli ultras e dei ricatti cui le società sono spesso sottoposti dal tifo organizzato.  

A questo non si possono non aggiungere alcuni striscioni violenti e minatori apparsi qua e là in Italia e le minacce rivolte a giocatori considerati "traditori", ultimo dei quali Nicolò Zaniolo, più o meno costretto a emigrare da Roma. Ecco: è arrivato il momento di dire basta. Con sanzioni che siano pesanti e definitive, con provvedimenti che siano drastici, esemplari. Se il problema sono le Curve, le Curve vanno chiuse senza paura. 

In questo senso, per essere ancora più chiari, superano abbondantemente il ridicolo le sanzioni comminate a Roma e Lazio per il caso Stankovic e i cori antisemiti di cui sopra. La multa inflitta ai giallorossi - ottomila euro - è ingiusta nei confronti della società (andrebbe rivista la responsabilità oggettiva che sottopone a ulteriori minacce i club) e scarsamente punitiva. La squalifica con sospensione della pena della Curva della Lazio è, se possibile, ancora peggiore. Una carezza che nemmeno sfiora il popolo ultras e che non aiuta a modificarne insane abitudini. Che la soluzione possa essere quella auspicata da de Laurentiis o sia necessario altro non tocca a noi dirlo. Ma certamente va fatto qualcosa, va fatto immediatamente e deve essere fatto senza guardare in faccia nessuno. Perché il calcio non diventi un far west in cui ciascuno si possa sentire libero di fare quel che vuole. 

 

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