Mateo è stato scelto dall'ex ct quando non lo conosceva nessuno e resta fondamentale anche dopo che ha deciso di lasciare l'Italia
L'Italia scopre Mateo Retegui quando, tra la sorpresa di tutti, il ct di allora Roberto Mancini decide di convocarlo per la partita con l'Inghilterra a Napoli. Sembrava una mossa quasi al limite della provocazione: chiamare un attaccante argentino, in possesso della cittadinanza italiana per discendenza (nonno materno di Canicattì, quello paterno di Sestri Levante). Nessuno lo conosceva, a parte gli appassionati di calcio sudamericano, visto che, quando è stato chiamato in Nazionale, era titolare nel Tigre, con cui si apprestava a diventare capocannoniere del torneo. Il Mancio aveva comunque ancora un bel credito di popolarità dopo la conquista di Euro '21, anche se notevolmente scalfita dalla mancata partecipazione a Qatar 2022.
Più che una provocazione, in realtà, si trattava di lungimiranza ed emergenza. Immobile si avviava verso la fase discendente della carriera e di punte italiane, in giro, ce n'erano veramente poche. L'occhio del ct e dei suoi osservatori ha pescato questo centravanti dall'altra parte del mondo e, con il senno di poi, ha trovato un attaccante che può aiutare la Nazionale italiana a uscire dall'incubo mondiale. La scelta di Mancini gli ha cambiato la carriera. E' approdato in Serie A, prima al Genoa e poi all'Atalanta, prima di accettare il trasferimento all'Al-Qadisiya, in Arabia. Ai bergamaschi 67 milioni, a lui 20 a stagione per quattro anni. Tutti contenti, dunque. Tutti a parte chi si ritrova costretto a guidare l'Italia. Per tanti, l'aver venduto l'anima al calcio saudita avrebbe segnato la fine di qualsiasi prospettiva ad alto livello.
Mateo è riuscito a sfatare anche questo luogo comune, facendosi trovare pronto ogni volta che Gattuso ha bisogno di lui e dimostrando che, come capita a tutte le selezioni del mondo, si possa conciliare l'esperienza all'estero con un buon rendimento con la maglia della propria Nazionale. La partita con Israele ha dimostrato quanto possa servire a un'Italia claudicante, che sta cercando poco alla volta di tornare ai fasti del passato. Il suo gol su azione, voluto, costruito e finalizzato in prima persona, è arrivato dopo aver sradicato il pallone all'avversario e piazzato un cioccolatino all'incrocio dei pali.
Retegui è perfetto in un sistema con un partner d'attacco. Gattuso lo ha capito subito e non rinuncia alle due punte, sia con la difesa e tre che a quattro. Mateo sa dialogare con un attaccante puro, alternando i movimenti incontro e in profondità, può fare il riferimento avanzato con una punta di movimento o essere lui quello più portato a svariare. Un attaccante completo, insomma, che è diventato un elemento fondamentale della formazione di Gattuso. Se gli azzurri possono sperare di tornare in un Mondiale dopo 12 anni di assenza lo devono soprattutto a un italo-argentino che, nei sogni più mostruosamente proibiti, potrebbe ricalcare le orme di Monti, Orsi e Camoranesi, tutti e tre campioni del mondo...