Napoli, De Laurentiis punge la Juve

Il presidente alla cena di fine anno: "Insigne? Per i napoletani questo territorio è sempre scomodo, ricordate Quagliarella?

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Napoli, De Laurentiis punge la Juve - foto 1

Con il 2° posto già in saccoccia, in casa Napoli è tempo di cena di fine anno. Aurelio De Laurentiis si complimenta con Ancelotti e la squadra ("hanno fatto bene") e poi punge la Juve. "E' prima, ma sarà sempre complicato lottare contro chi s'indebita molto più di noi - ha spiegato a TV Luna - Noi non abbiamo neanche un euro di debito con le banche". Su Insigne: "Per i napoletani questo territorio è sempre scomodo, ricordate Quagliarella?".

"Non era facile passare dal gioco di Sarri a quello del nuovo allenatore. Dopo tre anni con Maurizio, che è un grande allenatore, c'era da imparare un modo di giocare diverso e bisogna dare merito ad Ancelotti di aver impiegato anche i calciatori poco utilizzati e i nuovi acquisti - ha proseguito il patron azzurro -. Poi può capitare di perdere dei punti, ma il distacco sulle inseguitrici la dice lunga e non possiamo rimproverarci nulla".

Il campionato non è ancora finito, ma è già tempo di programmare la prossima stagione. In piena sintonia con il tecnico. "Se accontenterò Ancelotti? Lo abbiamo sempre fatto con gli allenatori che volevano entrare nel merito, Sarri non lo ha mai fatto e quindi per noi era impossibile. Carlo ogni giorno entra nel merito, rispettoso dei bilanci del club. Ha lavorato nel Real Madrid, squadra che fattura quattro o cinque volte più di noi".

Poi paragona Insigne a Quagliarella per via delle stesse origini napoletane. Insigne? Per i napoletani questo territorio è sempre scomodo, ricordate Quagliarella? Venne con tanta voglia da Udine, poi fu costretto a scappare via e solo dopo tempo abbiamo scoperto l'arcano. Questo è un territorio straordinario, il più ricco d'Italia come potenzialità. Ma è beffardo, non ti regala nulla e ti sottrae. Il limite di noi napoletani è che dopo il dito ci prendiamo tutto il braccio. Quagliarella ha dimostrato di essere un bravo calciatore dove non sentiva il peso di questo condizionamento che subiva e di cui non parlava con nessuno".

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