L'INTERVISTA

Maldini e il coronavirus: "Dolori forti e quella stretta al petto..."

Il dt rossonero: "Ho perso gusto e olfatto, spero di recuperarli. Ora sto bene, ma..."

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Il peggio è passato. Lo ha mostrato lui stesso apparendo su Instagram per un messaggio insieme di ringraziamento e di gratitudine. Paolo Maldini e il coronavirus. Anzi, Paolo e Daniel Maldini e il coronavirus, Una brutta bestia in un periodo che non sapevamo e non potevamo immaginare: Sto abbastanza bene - dice al Corriere della Sera -. Il peggio è passato". E ancora; "Ho ancora un po’ di tosse secca, ho perso gusto e olfatto, speriamo tornino. È stata come un’influenza un po’ più brutta. Ma non è una normale influenza. Io conosco il mio corpo. Un atleta conosce se stesso. I dolori sono particolarmente forti. E poi senti come una stretta al petto… È un virus nuovo. Il fisico combatte contro un nemico che non conosce".

I giorni peggiori sono passati, ma il racconto di Paolo è di una malattia che fa sorprende e fa male: "Ho avvertito i primi sintomi giovedì 5 marzo - continua - dolori alle articolazioni e ai muscoli. Febbre: mai più di 38 e mezzo. Il giorno dopo, venerdì, sarei dovuto andare a Milanello, e sono rimasto a casa. Ho saltato anche Milan-Genoa. Mi sono curato solo con la tachipirina. Non ho preso antivirali perché non ho mai avuto difficoltà respiratorie".

La lontananza dai giocatori ha evitato contagi nella squadra: "Non vedevo i calciatori da 14 giorni. Nessuno di loro è positivo. Noi al Milan siamo molto attenti alla salute, abbiamo molte risorse. Sono venuti i medici della Asl, con guanti e mascherine. Era martedì scorso. Dopo due giorni è arrivato il verdetto: positivo. Sapevo già di avere il virus. Un mio amico ha avuto problemi respiratori, è ricoverato all’ospedale di Legnano, non dorme, ha gli incubi… A me è andata meglio. Anche Daniel ha dolori e febbre. Ma è talmente giovane… Mi pare che in famiglia sia quello che l’abbia presa in forma più leggera. Mia moglie e Christian hanno fatto il tampone e sono negativi. Ma siamo convinti che pure loro abbiano preso il virus, e ne siano già usciti".

"Il calcio doveva fermarsi prima - dice -. Già giocare a porte chiuse è una violenza, per i tifosi e per i calciatori. Giocare a porte aperte Liverpool-Atletico, con 4mila tifosi madrileni sugli spalti, quando già si sapeva che Madrid era un focolaio, è stata una follia. Quando si è giocata Atalanta-Valencia l’allarme non era ancora scattato, ma ora sappiamo che quella serata è una delle cause del focolaio di Bergamo".

Infine sul campionato e il calendario che dovrà essere stilato: "Un finale di campionato ci deve essere, e ci sarà. Ma quando non possiamo dirlo ora. Non dobbiamo avere fretta. Non ci si rimette in due giorni da questo virus. Tutti i calciatori devono avere il tempo di riprendersi e allenarsi".

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