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Donnarumma e le lettere al Milan: ecco come è andata

La lettera sulla "prostrazione psicologica" è precedente al rinnovo. Il nodo è la clausola

23 Dic 2017 - 11:13

Era è necessario fare ordine nella vicenda del contratto di Gigio Donnarumma. Una bolla (ri)esplosa il 12 dicembre con l'articolo del Corriere della Sera a firma di Monica Colombo nel quale veniva riportato il fatto che Raiola avesse invocato l'annullamento del contratto sottoscritto in estate. Erano seguiti giorni tesi, con gli attacchi di Mirabelli a Raiola, la contestazione dei tifosi rossoneri nei confronti di Gigio e il post su Instagram del portiere nel quale negava di aver mai invocato una presunta "violenza morale" all'atto della sottoscrizione del rinnovo. Ora però, grazie ad un articolo della Gazzetta dello Sport, venuta in possesso della lettera degli avvocati di Donnarumma inviata al Milan, è possibile ricostruire l'intera vicenda. E si capisce definitivamente che la richiesta di annullamento di contratto avanzata da Raiola non riguarda la "violenza morale" quanto solo il mancato deposito della clausola di rescissione. Questo perché la famosa missiva dell'avvocato di Gigio contenente il passaggio "condotta vessatoria posta in essere" è stata inviata al Milan il 14 giugno 2017, un mese prima del rinnovo del contratto del portiere. Ma andiamo con ordine.

LO SCOOP DEL CORRIERE: RAIOLA CHIEDE L'ANNULLAMENTO DEL CONTRATTO
Il 12 dicembre sul Corriere della Sera esce la notizia: Raiola ha chiesto l'annullamento del contratto firmato da Donnarumma il 12 luglio 2017. Un rinnovo da 5,5 milioni netti a stagione più bonus. Si legge sul quotidiano: "Il clan del procuratore di Donnarumma (Raiola, ndr) invoca l'annullamento del contratto firmato in estate appellandosi a una presunta violenza morale che il ragazzo avrebbe subito". Sul banco, però, anche il mancato deposito della clausola di rescissione.

LA CONTESTAZIONE DEI TIFOSI
A San Siro in occasione di Milan-Verona di Coppa Italia i tifosi rossoneri contestano pesantemente Donnarumma, che scoppia in lacrime. Chiarissimo il messaggio: "Violenza morale 6 milioni all'anno e l'ingaggio di un fratello parassita? Ora vattene la pazienza è finita!". Il nodo della questione, anche per i tifosi, è quindi il concetto di violenza morale.

DONNARUMMA: "MAI DETTO DI AVER SUBITO VIOLENZA PSICOLOGICA"
A stretto giro di posta, dopo le pesanti parole di Mirabelli nei confronti di Raiola e i comunicati ufficiali del Milan, ecco la voce di Donnarumma, che si esprime su Instagram: "Non ho mai detto né scritto di aver subito violenza morale quando ho firmato il contratto". A questo punto tutti si domandano: dove sta la verità? 

"PROSTRAZIONE PSICOLOGICA": MA LA LETTERA È DEL 14 GIUGNO, PRIMA DEL RINNOVO
Con l'articolo uscito su Gazzetta dello Sport si mettono in riga i passaggi. La lettera dell'avvocato Rigo, legale di Donnarumma, c'è stata. E questi sono i due passaggi chiave: "al fine di porre termine alla condotta vessatoria posta in essere" e "la prostrazione psicologica di Donnarumma, che non poteva non avere una ricaduta sulla sua salute e personalità morale". Una lettera che è datata però 14 giugno 2017, ovvero in piena bufera rinnovo. Gigio era con l'Under 21, la soluzione della vicenda era lontanissima. Poi, il 12 luglio, la firma, fino al 2021.

LA SECONDA LETTERA DELL'AVVOCATO A FINE SETTEMBRE, IL NODO È LA CLAUSOLA
Non è perciò la "violenza psicologica" il nodo della vicenda riesplosa, quanto più il mancato deposito della clausola di rescissione. Quando Raiola e il Milan si erano accordati per il rinnovo erano giunti al patto verbale, da depositare ufficialmente in un secondo momento, di apporre una clausola di rescissione per Donnarumma: 40 milioni in caso di mancata qualificazione in Champions, 70 in caso di piazzamento del Milan nelle prime quattro. Ma a quella stretta di mano non è seguito l'atto formale, la clausola non è mai stata depositata. Così a fine settembre l'avvocato Rigo è tornato a scrivere al Milan, intimando di depositare entro 10 giorni la clausola, pena la rescissione del contratto. A questa missiva non sono seguite azioni, né in un verso né nell'altro.

Ora Raiola e Fassone sono al lavoro per definire la vicenda. Si riparte con il contratto valido ma la questione clausola da risolvere.

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