LO STALLO

Dall'affare Botman ai rinnovi di Maldini e Massara: chi comanda in casa Milan?

In attesa del closing, il progetto di RedBird non prende quota: e la sensazione è che tutto sia ancora in mano a Elliott

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© Getty Images

Nell'attesa infinita che qualcuno si sieda al tavolo con Paolo Maldini e Frederic Massara per mettere nero su bianco rinnovi che sono attesi da tutti ma che a sensazione sono molto meno scontati dal previsto, il mercato del Milan sta andando poco alla volta in frantumi e questo, va da sè, non aiuta a mettere in discesa una trattativa che in discesa non è. Partiamo da un presupposto: con ogni probabilità il direttore dell'area tecnica rossonera e il suo ds alla fine dovrebbero restare in sella. Questo è quanto timidamente trapela e quanto chiunque, noi compresi, scrive da tempo allungando un countdown che sta portando lentamente verso la scadenza degli attuali impegni datata 30 giugno. Il lavoro incominciato qualche anno fa sotto la gestione Elliott dovrebbe insomma proseguire più o meno con lo stesso staff dirigenziale, fatta eccezione, probabilmente, per Ivan Gazidis che sembra destinato a lasciar spazio, nel ruolo di amministratore delegato, a Giorgio Furlani, uomo molto legato ai Singer. La domanda, in questo senso, è una semplice conseguenza: chi comanda al Milan?

In questi giorni si è parlato spesso del budget messo a disposizione dalla società per l'attuale mercato. Si è passati dai 40-45 milioni di cui abbiamo scritto oltre un mese fa fino ai 50-55 di cui oggi un po' tutti parlano. Nonostante la evidente, e in parte giustificata, delusione dei tifosi milanisti - che si attendevano una inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni -, il problema non sono però i soldi che verranno messi a disposizione dell'area tecnica, ma chi effettivamente li gestirà. Le ultime informazioni, affare Botman compreso, fanno intuire che il via libera alle operazioni debba ancora passare per i Singer. E la cosa, visto che il closing con Cardinale non è ancora stato fatto ed Elliott dovrebbe in ogni caso rimanere in sella con una quota del club, non è per nulla illogica. Meno logico, meglio, meno comprensibile, è semmai tutto il meccanismo che sta dietro a questo passaggio di proprietà, i cui termini, forse, saranno più chiari verso l'autunno. Ma questo è un altro discorso.

Nel frattempo ai posti di comando del club ci sono ancora tutti gli uomini della vecchia proprietà, dal presidente Scaroni, che sarà confermato nel ruolo, fino a Ivan Gazidis. Questa linea di continuità, rotta fin qui dai mancati (per ora) rinnovi dell'area tecnica, ha certamente infastidito Paolo Maldini, che da Cardinale avrebbe avuto rassicurazioni su un ruolo di maggiore importanza e che quel ruolo avrebbe ottenuto da InvestCorp. Il punto focale è l'autonomia nel lavoro: Maldini si immaginava una posizione stile Marotta all'Inter e invece si è trovato a fare i conti con l'esatto contrario, vale a dire con l'impossibilità di chiudere affari impostati da mesi, Botman e Sanches ad esempio, e la necessità di reinventarsi un mercato a budget ridotto dopo aver messo la faccia in operazioni che puntavano a una crescita tecnica della squadra. Ovviamente lo stesso dicasi per Massara, sicuramente legato a doppio filo con l'ex capitano del Milan. 

Non basta, perché all'indomani del successo in campionato, di cui Maldini e Massara, insieme a Pioli e alla squadra, si sentono giustamente i maggiori artefici, era logico aspettarsi un immediato rinnovo in pompa magna degli attuali contratti. E il fatto che non siano arrivati subito - e poi non ancora fino a oggi - non è la semplice conseguenza del passaggio di proprietà, era ed è piuttosto il frutto di una valutazione molto più ampia e di una progettualità divergente tra le parti. Maldini e Massara pensavano di poter alzare l'asticella, Elliott, perché per ora è di Elliott che si parla, quell'asticella l'ha forse addirittura abbassata. Come andrà a finire è difficile dirlo. Rinnoveranno? Quasi certamente sì. Il Milan farà un mercato importante? Quasi certamente no, ne farà forse uno saggio, facendo di necessità virtù, e puntando sempre sulla grande inventiva, e conoscenza tecnica, della premiata ditta MM. Saranno tutti felici e contenti? La grande domanda è questa. Ed è una domanda a cui oggi può forse rispondere Elliott ma domani dovrà rispondere Gerry Cardinale.

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