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Le Sdottorate: Conte, ok il poker è giusto. Il caso Como e... Neffa

di Matteo Dotto
23 Set 2025 - 08:04

Il Napoli vince soffrendo e mantiene la vetta a punteggio pieno. Per la terza volta da quando allena in Serie A Antonio Conte cala il poker iniziale: nel 2012-13 con la Juve si fermò a 4 vittorie consecutive perché alla 5^ giornata i bianconeri furono bloccati sullo 0-0 a Firenze. Nel suo primo anno interista, invece, il tecnico salentino inanellò ben sei successi di fila perdendo poi alla 7^ a San Siro contro la Juventus. Tutti gol “nuovi” i tre rifilati dal Napoli al Pisa: primo in assoluto da quando è in Italia per Gilmour, primo stagionale (e secondo con la maglia azzurra) per Spinazzola, primo centro targato Napoli per Lorenzo Lucca.

GIÙ LE MANI – Una giornata caratterizzata da tanti giochi di mano puniti tra mille polemiche. Si è partiti sabato con il tocco in pieno recupero di Carboni costato al Genoa la sconfitta a Bologna. Quindi il mani di Joao Mario che ha portato il Verona a fermare la Juventus. E ieri sera prima il rigore di De Bruyne su Leris revocato per un precedente quanto controverso fallo in caduta dello stesso numero 7 pisano e poi quello assegnato per l’intervento a braccio largo di Beukema che ha portato il Pisa al momentaneo 1-1 al Maradona.

ITALIA Sì, ITALIA NO – E così alla 4^ giornata il Como di Cesc Fabregas mette in campo... un italiano. Poca roba, in verità: Edoardo Goldaniga (protagonista in passato con i lariani della promozione in A dell’estate 2024 e della brillante salvezza dell’anno scorso) è entrato domenica al posto dell’acciaccato Sergi Roberto al sesto minuto di recupero. Il 31enne difensore milanese rimane in campo 159 secondi, tempo di effettuare una rimessa laterale e di opporsi con il petto al cross su punizione di Nicolussi Caviglia nell’ultima azione della partita. Il tutto in una giornata che ha visto un certo risveglio “tricolore” nelle tradizionali grandi del nostro calcio: 5 i titolari italiani nel Napoli opposto al Pisa (Meret, Buongiorno, Di Lorenzo, Spinazzola e Politano), 4 nell’Inter (Acerbi, Barella, Di Marco e Pio Esposito), nella Juventus (Di Gregorio, Gatti, Cambiaso e Locatelli) e nella Lazio (Provedel, Romagnoli, Rovella e Zaccagni), 3 nella Roma (Mancini, Cristante e Lorenzo Pellegrini). Solo il Milan ha un po’... tradito, con soli due calciatori nostrani a Udine dall’inizio (Terracciano e Gabbia). E dire, tornando al Como, che nella stagione 1949-50 quella lariana era l’unica delle 20 squadre di A a non annoverare in rosa neppure uno straniero. Si parlava allora di “Como forza Italia” oggi quella di Fabregas è una vera e propria multinazionale del pallone.

OMAGGIO – Trentaquattro anni dopo aver lasciato l’Italia, il paraguayano Gustavo Neffa (stella appena 18enne della Copa America 1989 acquistato dalla Juventus di Boniperti e parcheggiato in prestito alla Cremonese) è tornato a Cremona a salutare i vecchi amici e a vedere dal vivo la sua Cremo. Meritoria operazione nostalgia lanciata dalla dirigenza grigiorossa su idea del capo ufficio stampa Paolo Loda. Nell’intervallo della sfida contro il Parma, Neffa è stato omaggiato con una “camiseta” numero 9 con il suo cognome (all’epoca le maglie erano anonime). Dopo essere andato in Argentina nel novembre ’91 all’Union di Santa Fè per passare poi sei mesi dopo al Boca Juniors (dove conquistò lo storico torneo di Apertura 1992 dopo undici anni di digiuno xeneize), Neffa ha chiuso giovane la sua carriera. Causa infortuni e causa... amore: decise infatti di seguire in giro per il mondo la moglie Rossana De Los Rios, tennista, a 17 anni numero 1 al mondo tra i giovani e arrivata nel 2001 al numero 51 della classifica Wta.

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