ACCADDE OGGI

Accadde oggi: la Lazio dei clan rivali è campione d'Italia per la prima volta

Il 12 maggio 1974 i biancocelesti battono 1-0 il Foggia e vincono il tricolore nonostante la squadra sia spaccata in due gruppi

  • A
  • A
  • A

Mentre l'Italia vota per il referendum sul divorzio, nella Capitale il popolo biancoceleste si unisce in una parola tabù, che sembrava impronunciabile fino a pochi mesi prima: scudetto. Il 12 maggio 1974, 46 anni fa, la Lazio vince il campionato per la prima volta nella storia, battendo 1-0 all'Olimpico il Foggia, grazie a un rigore del suo uomo-simbolo Giorgio Chinaglia, autentico trascinatore con 24 gol in 30 partite.

La Lazio del 1974 è un film con attori carismatici, controversi e rissosi, ma uniti nell'animo e nella professionalità dal regista di una scalata memorabile, Tommaso Maestrelli. L'allenatore biancoceleste era stato preso dal Foggia (con cui aveva battuto per 5-1 proprio la Lazio) nel 1971, al termine di una stagione brutta, travagliata, culminata con la retrocessione in Serie B. Come l'araba fenice, la Lazio risorge sotto la guida di Maestrelli e torna in A dopo un solo anno tra i cadetti. Il mister festeggia la promozione portando a Roma Luciano Re Cecconi, il “Cecconetzer” per via della somiglianza fisica con il quotato tedesco. Il biondo centrocampista è quello che oggi si definirebbe un interno tutto corsa e polmoni: al primo anno si impone come una delle anime di una squadra stupefacente, che al ritorno tra i grandi si gioca lo scudetto fino all'ultima giornata, classificandosi poi terza e ottenendo la qualificazione alla Coppa Uefa.

Fortuna, qualcuno dice. E così ai nastri di partenza della stagione successiva, la 1973-74, la Lazio non viene considerata tra le favorite. Eppure la squadra nell'ossatura principale è la stessa dell'anno prima: 4-3-3 con Felice Pulici in porta, Wilson libero dietro al trio Petrelli-Oddi-Martini; Frustalupi regista con Re Cecconi e Nanni interni; Garlaschelli a stantuffare sulla fascia; D'Amico più vicino a Chinaglia, ad agire da seconda punta larga. Maestrelli schiera questo undici ispirandosi al calcio totale olandese ma limandone gli aspetti più spregiudicati, improponibili in Serie A: anche grazie a lui nasce in Italia la zona mista, un adattamento della vecchia scuola “catenacciara” ai concetti di gioco più moderni derivanti da Olanda e Polonia. 

La Lazio è nel gruppo di testa sin dall'inizio e si laurea campione d'inverno con tre punti di vantaggio sulla Juventus, gestendo il vantaggio fino alla penultima di campionato, la gara decisiva contro il Foggia, proprio l'ex squadra di Maestrelli. Il rigore al 60' di Chinaglia manda in paradiso i biancocelesti: è il 12 maggio 1974 e la Lazio è campione d'Italia per la prima volta nella sua storia. Sono passati 32 anni dall'ultimo successo di una romana (i cugini giallorossi avevano vinto il campionato del 1941-42), ce ne vorranno altri 26 prima che il tricolore torni sulle maglie laziali. Ma se la squadra di Cragnotti era piena di campioni, non si può dire lo stesso della Lazio del 1974, più umana, con tutti gli annessi e connessi.

La forza tranquilla di Maestrelli riesce a imporsi solo la domenica, quando c'è da scendere in campo. Ma dal lunedì al sabato la squadra è una polveriera. Chinaglia litiga con tutti, i giocatori si cambiano in spogliatoi diversi, caso unico nella storia: ci sono due clan, in pratica, uno riconducibile ai “boss della vecchia guardia” Chinaglia e Wilson, l'altro ai “ribelli” entrati nel gruppo più recentemente, come Re Cecconi, Martini e Frustalupi. Ogni partitella a Tor di Quinto è una guerra e talvolta i calciatori non giocano la domenica per le botte prese in allenamento. Molti hanno il porto d'armi e non si fanno scrupoli a portare le pistole in ritiro. Ma sono anni particolari: l'Italia si mostra cambiata dal Sessantotto, terroristi neri e rossi cercano di sovvertire l'ordine democratico e si respira un clima di violenza quasi quotidiano. 

Una squadra come la prima Lazio scudettata non può che nascere negli anni di piombo, ma la magia non poteva durare a lungo: per sconvolgere un equilibrio così instabile basta poco. E così, dopo la squalifica di due anni per la clamorosa rissa in Lazio-Ipswich in Coppa Uefa, la partenza di Chinaglia verso gli Stati Uniti, la morte di Maestrelli (portato via nel 1976 da un tumore al fegato), e infine l'incredibile e beffarda scomparsa di Re Cecconi (ucciso nel 1977 da un colpo di pistola dopo aver simulato una rapina in una gioielleria), l'Aquila smette pian piano di volare: la squalifica dopo il calcioscommesse del 1980 è un'ulteriore mazzata, poi arrivano una retrocessione e uno spareggio per non retrocedere in C. Vinto, ed è l'inizio della risalita. Ancora una volta, come l'araba fenice.

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 comments