Logo SportMediaset
In evidenza

Seguici anche su

Arabi scatenati

La sfida saudita al Qatar nel nome di Mbappé

I sauditi vogliono sostituirsi agli emiri. Una sfida mondiale nel segno del pallone

di Gianluca Mazzini
27 Lug 2023 - 10:51
 © Getty Images

© Getty Images

Un proverbio beduino recita: “Nel deserto non si lasciano tracce ma solo ricordi”. Questo detto vale anche per il Mondiale del Qatar. Sono passati solo sette mesi da quando Messi ha alzato la coppa del Mondo a Doha e del calcio nell’Emirato è rimasto solo il ricordo, quasi cancellato dalla sfida saudita al mondo del pallone.

Il principe Mohamed bin Salman, a colpi di petrodollari, sta rivoluzionando il mercato. Un tentativo di emulare ma anche di oscurare i vicini e rivali qatarini.

Una competizione che ha radici antiche e più volte ha rischiato di sconfinare in guerra aperta e risolta formalmente solo due anni fa per imposizione americana.

La presenza di MBS al fianco dell’emiro Al Thani nel palco della finale allo stadio Lusail nel dicembre scorso ha suggellato una fragile pace.

I sauditi hanno copiato i vicini ma stanno accelerando i tempi. Il progetto degli emiri di conquistare il pallone mondiale è durato vent’anni. Prima sono stati “arruolati” i campioni più titolati (a fine carriera) da Caniggia a Batistuta passando per Guardiola, de Boer, Eto’o ecc. poi è stato lanciato il progetto Football Dreams con la selezione di cinque milioni di giovanissimi calciatori (soprattutto africani) da crescere in Qatar, per costituire il nerbo della Nazionale qatarina. Ultimo passo l’assegnazione del Mondiale del 2022 ottenuto tra le polemiche e gli scandali finanziari ma che, alla fine, è stato un successo mediatico e geopolitico. Il progetto di Doha ha avuto sempre come faro il Paris Saint Germain, la squadra acquistata dall’emiro Al Thani nel 2011 e che ha richiamato l’attenzione mondiale grazie a un calciomercato mai visto in grado di collazione campioni del calibro di Messi e Neymar passando per Ibrahimovic. Solo per citare tre nomi. Investimenti che però non hanno portato al successo sperato perché la Champions è sempre rimasta un miraggio.

La strategia saudita è uguale e contraria. La proposta miliardaria dell’Al Hilal a Mbappé, uomo simbolo del Psg qatarino è l’ultimo tassello della sfida in corso. Un paio di anni fa MBS aveva acquistato il Newcastle (sul modello parigino) ma poi ha cambiato prospettiva. Più che conquistare il calcio europeo ha deciso di trasferirlo direttamente in Arabia. Sullo sfondo anche qui c’è l’obiettivo di un Mondiale (non nel 2030 per non oscurare la candidatura del Marocco) ma soprattutto la ribalta mediatica immediata. Passaggio fondamentale per un Paese islamico integralista che ha molti scheletri negli armadi (dai diritti alle donne alla mancanza di democrazia).

© Getty Images

© Getty Images

Questo spiega molto della bolla saudita lievitata con l’arrivo di CR7 un anno fa a Riad. Al portoghese nelle ultime settimane si sono aggiunti grandi nomi del calcio europeo: Benzema, Brozovic, Kantè, Koulibaly. Milinkovic Savic, Firmino, Mendy ecc. e altri ne arriveranno (Lukaku?). Star sbarcate a Riad e Gedda dove hanno trovato contratti da nababbi, suite imperiali, campi da golf climatizzati e ogni genere di comfort. Piano tutto sostenuto finanziariamente del fondo saudita Pif che sembra destinato a prendere il posto della potentissima Qatar Sport Investment. Anche questo è un progetto statale che nasconde una debolezza. A differenza del Qatar, che ha riserve energetiche infinite grazie al gas liquido, i sauditi hanno poco tempo per riconvertire la loro economia. Il petrolio del loro sottosuolo sta finendo. Si calcola che Riad potrà estrarre con gli attuali ritmi (11 milioni di barili al giorno) solo per una decina di anni. Necessario trovare altre fonti di sostentamento. L’opzione principale è diventata il turismo. Da una parte quello religioso che convoglia annualmente sulla Mecca due milioni di pellegrini l’anno dall’altra si vuole stimolare quello occidentale usando lo specchietto del calcio.

Un progetto ardito e disperato al tempo stesso. L’Arabia Saudita è una nazione enorme con una scarsa popolazione, solo 20 milioni di abitanti e un tasso di immigrazione in crescita (oggi 20% della popolazione). Gran parte del paese è desertico. Le bellezze naturali sono una risorsa ma il clima è estremo (torrido d’estate e gelido d’inverno).

Tocca al pallone provare a salvare il regno Saudita alla soglia dei 100 anni di vita. Alla faccia degli emiri.

Calcio saudita: guarda con che aerei volano le squadre

1 di 7
© sportmediaset
© sportmediaset
© sportmediaset

© sportmediaset

© sportmediaset

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri